SABATO MATTINA A MUGGIA LA PULLINO ORGANIZZA IL TROFEO LUCA VASCOTTO
SABATO MATTINA A MUGGIA LA PULLINO ORGANIZZA IL TROFEO LUCA VASCOTTO

Sabato mattina, la Pullino ricorderà Luca Vascotto, con il Trofeo U14 a lui dedicato.Sono passati 23 anni da quando uno dei più forti canottieri degli anni ’90, quel Luca Vascotto che davano come l’erede della vogata olimpionica italiana, non c’è più. Dopo così tanto tempo, (pare l’altro ieri), lo ricordiamo chi ha vissuto, chi ha remato a cavallo di quegli anni, ma quelli che oggi sono i giovani canottieri non per colpa loro, ma forse non sanno chi sia. Per questo motivo, mi sembrava doveroso pubblicare quanto scrissi in suo ricordo all’epoca. Nell’anno che venne alla Pullino, società che in quel periodo allenavo, fu un grande onore avere Luca in palestra come nel golfo di Muggia, seguirlo dalla prima regionale, ai Campionati Italiani, poi a distanza alle gare internazionali. Mi ricordo nella prima gara a Barcola, la società non aveva un singolo adatto a lui, sistemammo l’unico che potesse adattarsi al suo peso e detto tra di noi, era come lo riconoscevano gli atleti di allora: “un tronco”. Vascotto gareggiò sullo storico campo di gara triestino ed anche con “il tronco” vinse agevolmente. Mi sentivo un po’ in colpa per non potergli dare di meglio, ma venne subito in “soccorso” Franco Degrassi, l’allora Presidente della Pullino, che trovò i fondi per acquistare una nuova barca per Luca: al Cantiere Filippi era da pochissimo uscito il singolo ad ala, e ne potè beneficiare ai Campionati Italiani U23 che vinse.

Un piccolo inciso, Vascotto era un atleta di talento, e conosceva perfettamente le sue capacità come i suoi limiti, e mentre io mi preoccupavo che nelle qualificazioni vinceva di misura, lui mi rassicurava dicendo che non era il caso di sprecarsi più di tanto, bastava superare il turno, ed i risultati gli diedero ragione. Quando ritornò al Ravalico, rimanemmo in contatto, ed ogni tanto veniva a trovarmi a casa. Una delle ultime volte, al ritorno dai Mondiali di Santa Caterina in Canada, dove era riserva, mi portò delle riviste di canottaggio, per farmi vedere come all’estero, al contrario dell’Italia, il nostro sport aveva il suo spazio su testate specializzate. Una delle ultime volte che venne da me, lo vidi salire le scale a fatica, aveva smesso di allenarsi causa il male bastardo che lo affliggeva, ma sempre instancabile ed appassionato, voleva ancora parlare di canottaggio. Grande Luca!

Questo scrissi a suo tempo:
“Per un canottiere, il passaggio dalle squadre giovanili a quella assoluta è sempre un traguardo riservato a pochi atleti di talento, e tra questi, nel canottaggio degli ultimi anni c’era Luca Vascotto. Nato agonisticamente nei Vigili del fuoco Ravalico sotto la guida di Gianfraco Bosdachin, Luca ebbe subito dei risultati eccellenti che presagivano a un grande futuro agonistico: uno dei migliori vogatori di coppia negli anni ’93-’94, una delle speranze per la squadra elite. Grande l’interesse del Centro nazionale per il «golden boy» triestino, che alla semplicità legava una grande forza d’animo che non lo abbandonava nemmeno al cospetto dei più forti.
E questo rimane tuttora il ricordo dei suoi compagni di barca, come dei suoi avversari, come dei tecnici che hanno avuto il piacere di seguirlo. Per i colori del Ravalico giungeva nel ’93 il suo primo titolo tricolore (in doppio assieme a Vecchiet), mentre l’anno successivo è una stagione difficile, di continue selezioni a Piediluco, per entrare in una squadra che poi si rivelerà tra quelle juniores tra le migliori del mondo.
Ed è nel ’95, l’anno del passaggio alla categoria superiore, che Luca riesce a esprimere per la prima volta tutto se stesso, dando dimostrazione di essere pedina indispensabile in una vogata, quella di coppia, presa a esempio dalle più forti nazioni in campo remiero. È l’anno in cui Vascotto sale per la prima volta su un gradino di un podio internazionale, a Groeningen in Olanda, alla Coppa delle nazioni: terzo nel singolo. La vocazione per le discipline di coppia, e il riuscire anche sotto pressione a esprimersi a altissimi livelli, fa in modo che giunga nel 1996 la tanto sospirata convocazione da parte del dt La Mura che lo chiama a far parte della squadra olimpica per Atlanta. Sarà un’esperienza che lascerà in Luca il segno per la prosecuzione della sua carriera, per la quale si poneva obiettivi sempre più ambiziosi.
Nello stesso anno la sua prima vittoria internazionale alla Coppa delle nazioni a Hazewinkel assieme a quello che rimarrà uno dei compagni di barca più affezionati, con il quale aveva instaurato un rapporto oltre che sportivo anche di amicizia: Nicola Sartori (bronzo a Sydney, ndr). Per favorire un miglior connubio tra sport e studio, Vascotto si trasferì in autunno al College nazionale di Pavia, dove si fermò per un anno stringendo saldi legami d’amicizia con altri azzurri del remo.
Il ’97 è la stagione del passaggio alla Pullino di Muggia, ed è anche l’anno dlla definitiva consacrazione a atleta di vertice con la vittoria alla Coppa delle nazioni a Milano (sempre con Sartori), e l’eccellente quarto posto in una finale mondiale al cardiopalmo a un soffio dal podio a Aiguebelett in Francia. Per la società rivierasca Luca conquistò dopo parecchi anni il titolo tricolore nel singolo under 23. In tono enfatico ne parlava di lui Giuseppe Polti, il tecnico nazionale, il mago del doppio e del 4 di coppia azzurri, come di atleta di sicuro avvenire, erede di una grande tradizione in queste specialità.
Il ’98 è una conferma con le due vittorie in Coppa del mondo (Lucerna e Hazewinkel) e ancora una finale mondiale (5°), sempre in doppio con Sartori. Infine l’ultimo anno di attività, il ’99, l’anno delle qualificazioni olimpiche alle quali Vascotto parteciperà come riserva ai Mondiali di Santa Caterina in Canada. A settembre l’Olimpiade australiana si sentiva oramai nell’aria, e un assaggio, purtroppo l’ultimo, Luca lo assaporò nelle regate preolimpiche a Sydney, dalle quali tornò con tante speranze, ma anche con un male che alla fine si rivelò incurabile.”
Maurizio Ustolin