Focus sulle Società Remiere: l’Associazione Canottieri Giudecca
Focus sulle Società Remiere: l’Associazione Canottieri Giudecca
ROMA, 24 novembre 2020 – Oggi facciamo tappa in Veneto, e precisamente a Giudecca, un insieme di otto isole collegate fra loro da ponti, situata a sud del centro storico di Venezia, per parlare con Lucio Conz, Presidente dell’Associazione Canottieri Giudecca. Un sodalizio nato nel 1981 con il nome di Remiera Giudecca grazie all’impegno di sedici soci fondatori che si proposero di creare una società che raccogliesse i tanti vogatori della Giudecca che facevano attività remiera senza avere una società alle spalle. Fu una vera scommessa, per loro, ma riuscirono a rendere agibile un’area industriale abbandonata, fronte laguna, facente parte degli ex Cnomv (Cantieri navali e officine meccaniche Venezia). Questo luogo divenne la sede di questo primo nucleo di vogatori e, nel 1985, la società decise di affiliarsi alla Federazione Italiana Canottaggio, mutando il nome in Associazione Canottieri Giudecca.
Divenne così una società di canottaggio ed iniziò l’attività agonistica nazionale formando i giovani che impararono subito un principio fondamentale: i risultati si raggiungono col sacrificio, rispettando le regole, facendo squadra. Altra tappa fondamentale per la società, che si avviava spedita ad essere riconosciuta a livello nazionale, fu nel 1995 con la stipulazione del contratto d’affitto, dopo anni di tentativi per trovare la soluzione più opportuna tra enti comunali. Vennero avviati i lavori di restauro, conclusi poi nel 1999, e dal 2000 in poi la società iniziò a fare passi in avanti aumentando di anno in anno il numero di soci. Insomma una società, immersa in un ambiente incantevole, in crescita e che si occupa di voga alla veneta, di canottaggio e vela con le barche della tradizione veneziana. Come tutte le realtà remiere nazionali, ha dovuto rallentare le proprie attività a causa della pandemia da covid-19.
Ed è proprio per questo che chiediamo al Presidente Conz che strascichi ha potuto generare questa situazione sanitaria nella sua Società anche in considerazione di questa seconda ondata pandemica: “Per il momento direi che la conseguenza più evidente è stata la riduzione degli associati. Il numero dei soci che fisiologicamente ogni anno si dimettono, non è stato compensato come normalmente avveniva con nuove iscrizioni e, quindi, sono diminuite anche le entrate”. Lei ritiene che la pandemia da covid-19 abbia generato un certo cambiamento nelle nostre abitudini? “All’interno dell’Associazione il cambiamento più penalizzante è stato, ed è, la quasi totale abolizione delle attività di aggregazione che, in una società come la nostra, rappresentano un punto caratterizzante”. Tra gare virtuali, e ritorno alla normalità, il canottaggio pare essere uscito indenne dalla prima onda pandemica, ma la sua società è riuscita a mantenere le “vocazioni” remiere e continuare a fare corsi? “Con grandi sacrifici e sforzi direi di sì. Anche a causa della sospensione delle attività di altre discipline sportive, abbiamo avuto un aumento delle iscrizioni nel settore promozionale”.
Presidente, con la sua squadra agonistica è riuscito a partecipare all’ultima parte della stagione recuperata dopo il primo lockdown? “Questa infezione da covid-19, purtroppo, ci ha precluso la partecipazione ai campionati Italiani a causa di un caso di positività tra gli atleti. Da settembre siamo riusciti a prendere parte solo a due regate regionali. I ragazzi, comunque, grazie all’impegno degli allenatori hanno ricevuto costanti stimoli a continuare la preparazione. Direi che il gruppo è rimasto coeso e motivato”. Secondo lei come si potrebbero aumentare i tesserati nei vari sodalizi e, conseguentemente, anche nella Federazione? “Quale Presidente di una società i cui soci praticano principalmente la voga alla veneta, specialità che non afferisce ad alcuna Federazione, ritengo che forse creare un’unica Federazione che riunisca gli sport remieri (come per esempio la Federazione Sport Invernali) potrebbe portare nell’insieme ad un aumento dei tesserati. È un’idea ma credo che la Federazione dovrebbe iniziare a pensare anche a questa possibilità”.
Presidente, come vede il futuro del canottaggio nella sua Regione e a livello nazionale? “Nel complesso lo vedo in buona salute, ma la mancanza di un campo di regata regolamentare nel Veneto obbliga le società a trasferte impegnative e questo limita i nostri programmi agonistici, ma non ci arrendiamo”. Tra le categorie che vanno a formare i tesserati della Federazione, lei ritiene che la categoria master sia in continua crescita e se sì perché? “Mi sembra che la categoria Master, a livello regionale e nazionale, sia molto attiva e in crescita. Purtroppo la mia società non annovera Master, soprattutto perché finita la carriera agonistica nel canottaggio, i soci si dedicano all’agonismo nella specialità della voga alla veneta, molto seguita e amata a Venezia”. Cosa significa oggi, e con le normative attuali, essere il Presidente di un sodalizio sportivo e, nella fattispecie, di una società remiera? “Ritengo che le incombenze burocratiche, fiscali e legislative siano diventate predominanti e richiedano competenze professionali specifiche per poter svolgere, con una certa ‘tranquillità’, il ruolo di Presidente sul quale ricadono tutte le responsabilità di gestione della società”.
Presidente, nel logo della sua società è raffigurata una foca, ci può svelare il significato? “I soci fondatori, con orgoglio isolano e molta autoironia, hanno disegnato il logo della società inserendo all’interno una foca per la semplice ragione che la Giudecca è sempre stata benevolmente chiamata dai veneziani ‘l’isola delle foche’. La Giudecca è battuta da tutti i venti, tramontana compresa, e dunque e sensibilmente più fredda rispetto agli altri sestieri cittadini: la sua unica fondamenta, poi, è esposta a nord, cosicché d’inverno e spesso anche d’estate è perennemente in ombra, mentre la prospiciente fondamenta delle Zattere è baciata dal sole dall’alba al tramonto”. Nel concludere, Presidente Conz, ci spiega qual è, secondo lei, la dinamica che porta all’abbandono della pratica del canottaggio olimpico tra le società veneziane? “Grazie della domanda poiché mi preme segnalare, anche se forse questa non è la sede giusta, le particolari difficoltà in cui vive il canottaggio veneziano.
La Giudecca è praticamente rimasta l’unica società del centro storico che continua, con ostinazione, a praticare la voga all’inglese, sia a livello promozionale che agonistico. Ricordo le ‘vittime’ più illustri tra le società veneziane: la gloriosa Canottieri Querini non è più affiliata alla FIC, mentre la consorella centenaria Bucintoro tiene viva l’attività agonistica solo con un ristrettissimo numero di Master. Resiste al Lido la Diadora, grazie alla caparbietà dei suoi allenatori. Il nemico numero uno è indubbiamente l’imperversante moto ondoso che rende problematica, a volte anche pericolosa, la pratica del canottaggio. Da rimarcare ancora la difficile e onerosa organizzazione del trasferimento delle barche in vista delle regate, portate a remi o caricate su appositi barconi dalla città alla terraferma dove staziona il carrello.
Operazione che, a nostro avviso, è da ritenersi più gravosa, in termini di tempo e di energie, rispetto alle trasferte delle società delle isole maggiori che hanno, se non altro, il vantaggio di tenere il carrello in sede e alle quali viene riconosciuta anche una maggior indennità di trasferta essendo considerate sedi disagiate. Non da ultimo, il problema del reclutamento degli allenatori, difficilmente reperibili sia ‘in casa’, causa il graduale spopolamento della città e in particolare dei giovani ex atleti che migrano per motivi di scelta universitaria o lavorativi, sia in terraferma vista la scomodità logistica di accesso alla città. E questo lento ma inesorabile declino avviene nell’indifferenza totale della classe politica e dirigente veneziana. La Giudecca tiene duro, ma bisogna chiedersi: per quanto tempo ancora esisterà il canottaggio a Venezia?”.