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Focus sulle Società Remiere: il Rowing Club Genovese

lunedì 24 Agosto 2020

Focus sulle Società Remiere: il Rowing Club Genovese


ROMA, 24 agosto 2020 – Rimaniamo sempre in Liguria, a Genova, per conoscere una Società che ha attraversato tre secoli di storia per essere nata nel luglio del 1890. Il sodalizio inizia subito a mietere successi vincendo numerosi titolo italiani. Nei primi decenni del Novecento viene realizzata la sede nella quale, ancora oggi, il Rowing Club Genovese svolge la propria attività. Durante la Seconda Guerra Mondiale alcuni soci cadono nel conflitto, ma il Sodalizio risorge dalle ceneri e torna a vincere in Italia e all’estero. Dal 2017 la società, presieduta da Paolo Caprari è saldamente presente nelle prime dieci società della Classifica Nazionale Coppa Montù la quale fotografa l’attività agonistica svolta con i propri atleti. Nell’ultimo decennio ha ottenuto, infatti, grandi risultati agonistici, tra cui oltre cinquanta titoli italiani, vinto quattro mondiali, un Europeo e si è vista assegnare, dal CONI, la Stella d’Oro al Merito Sportivo.


Dopo questa breve presentazione, entriamo a pie pari nel colloquio col Presidente Paolo Caprari al quale chiediamo quali strascichi ha lasciato il lockdown nella sua società? “È stato sicuramente un periodo particolare, ma dal punto di vista economico di strascichi al momento non ne abbiamo ancora risentito. Dal punto di vista della frequentazione, invece, seppur con le dovute cautele, i soci stanno lentamente riprendendo le abitudini pre-quarantena. Anche gli atleti master e i ragazzi si stanno allenando con entusiasmo e, finalmente, con le normali frequenze”. Da quello che dice emerge, quindi, che l’auspicata normalità è di casa al Rowing Club Genovese e si continua a lavorare e ad allenarsi tenendo in debita considerazione i vari protocolli in vigore per cui, Presidente, lei ritiene che il cambiamento in atto possa sedimentarsi nello sport in genere e nel canottaggio in particolare?


“Quello che ho notato, non solo nell’ambito sportivo, è che le persone stentano a prendere il cosiddetto ‘giro’, non tanto per la paura del contagio, quanto perché hanno cambiato le proprie abitudini anche se, ripeto, questo non si è verificato molto nella mai società”. Lei ritiene di poter ripristinare i programmi iniziali, bloccati dalla pandemia, e svilupparli ulteriormente? “Ciò che ci eravamo programmati prima di marzo, ovviamente, lo abbiamo dovuto modificare poiché siamo rimasti chiusi per due mesi. Sicuramente gli atleti di livello nazionale ne hanno risentito, nonostante abbiamo fatto tutto il possibile per agevolarli concedendo loro in prestito le attrezzature per portare avanti la preparazione e tenere vive le motivazioni. Essendo però mancati, perché annullati o rinviati, tutti gli obbiettivi che erano in calendario, si è ridotto negli atleti la verve tipica del periodo. Devo però dire che la ripresa è attualmente buona e, con l’avvicinarsi delle gare di settembre, diventa sempre più decisa”.


Durante il lockdown sono state organizzate dalla Federazione alcune gare virtuali. Ci può dare la sua valutazione su questo nuovo modo di fare canottaggio? “Ritengo quello delle gare virtuali un sistema che ha cercato di dare morale agli atleti di ogni livello. Prima parlavo delle motivazioni e mi rivolgevo all’allenamento collettivo e in acqua poiché, di sicuro, le gare virtuali possono essere un surrogato, ma non potranno mai sostituire quelle sensazioni uniche del canottaggio fatto tradizionalmente. Sono state però un sicuro contribuito a tenere vivo l’ entusiasmo e l’interesse per l’attività”. Presidente Caprari, in che maniera la sua società affronterà l’ultima parte della stagione remiera programmata da settembre a dicembre? “Saremo sicuramente presenti a tutti i Campionati Italiani, e alle gare nazionali in calendario. Abbiamo già iniziato, come sopradescritto, la fase preparatoria nonostante il periodo estivo che, negli anni scorsi, coincideva con la pausa per le vacanze per cui saremo pronti come sempre”.


Secondo lei come si potrebbero aumentare i tesserati nei vari sodalizi e, conseguentemente, anche nella Federazione? “Ho rilevato sorprendentemente che, dopo il lockdown, i corsi estivi che abbiamo organizzato tra giugno e luglio, rispetto agli anni scorsi, hanno registrato un deciso incremento. Questo potrebbe essere dovuto dal desiderio dei ragazzi di stare all’aria aperta oppure potrebbe essere anche che in città, dopo gli straordinari risultati del 2019 (con tre atleti Campioni del Mondo under 23 e il nostro quattro di coppia coastal rowing senior maschie oro mondiale, più due medaglie d’argento sempre mondiali junior e senior ed altrettante medaglie di bronzo, senza dimenticare nove titoli italiani), siamo più conosciuti e, quindi, più ‘gettonati’ dalla popolazione giovanile. Sono stato molto colpito dai giovani partecipanti poiché ho visto in loro tanto entusiasmo e interesse rivolto al mondo del remo. Per aumentare i tesserati ritengo, quindi, che le società devono lavorare sempre meglio e, nel caso della mia sodalizio, avere istruttori che profondono dedizione e passione e per questo li voglio ringraziare.


Sono certo che ogni realtà remiera è diversa, però una società deve offrire sempre un’immagine di efficienza e passione per quello che fa, poiché questo diventa imprescindibile per ottenere grandi risultati”. Presidente, si parla sempre più insistentemente del coastal rowing da inserire nel programma olimpico e, quindi, di un suo sviluppo, lei ritiene che questo possa essere un volano per promuovere ulteriormente il canottaggio lungo lo Stivale? “Noi siamo una Società che ha la sede sul mare e la mia opinione non può essere che affermativa: se prima ho parlato di corsi per i più giovani, ottima risposta abbiamo avuto anche da quelli per adulti. Molti genitori di atleti, in parte grazie al coastal rowing; si sono avvicinati al canottaggio e adesso queste persone sono autonome dal punto di vista remiero. Un’autonomia acquisita dal canottaggio costiero che, gradualmente, li ha già spinti anche a provare le barche olimpiche. Non dico che il coastal rowing sia il futuro assoluto del canottaggio, ma di sicuro sta dando una grossa mano a far conoscere e crescere l nostro sport”.


La sua è una società che ha vissuto a cavallo di tre secoli, a cosa si deve questa longevità? E quali valori sono stato tramandati dal lontano 1890 fino ai giorni nostri? “Sì è vero, abbiamo 130 anni, non sono pochi, ma non li dimostriamo. Tutto questo è potuto accadere grazie alla passione e alla dedizione profusa da parte delle generazioni di Soci che si sono succedute in 130 anni. Soci che hanno resistito a due conflitti mondiali, considerando che nell’ultimo la nostra sede ha subito considerevoli danni dai bombardamenti alleati, ma loro si sono rimboccati le maniche ed hanno saputo ricostruire la società dalle avversità. Questi valori hanno permesso al Rowing Club Genovese, nel recente passato, di raggiungere quei risultati sportivi che sino a qualche anno fa mai ci saremmo mai immaginati di poter ottenere”.


Presidente Caprari, nel ringraziarla e concludere questo dialogo, quale considerazione ha sul futuro del canottaggio? “Una cosa che ci dà da pensare, specie qui in Liguria, è il calo demografico con il conseguente invecchiamento della popolazione. Una disciplina sportiva come la nostra che, diciamo la verità, viene riscoperta ogni quattro anni in coincidenza con i Giochi Olimpici dal grande pubblico, potrebbe risentire del fenomeno concorrenziale di altri sport che è attualmente a nostro svantaggio. Noi Rowing Club Genovese, mettendo un po’ le mani avanti, stiamo cercando di divulgare il canottaggio facendolo conoscere nelle scuole, ovviamente questo prima del lockdown. La situazione sanitaria relativa al Covid-19 unitamente ai cambiamenti climatici (vedere ad esempio il fortunale di fine ottobre 2018 che più o meno ha disastrato l’intera Italia e, ovviamente, i siti remieri) di sicuro non hanno aiutato il canottaggio che è uno sport che si svolge all’aperto con sedi nautiche a contatto diretto con l’acqua le quali spesso subiscono le conseguenze del maltempo. Ecco, io spero che le istituzioni, tutte, siano sensibili a queste situazioni che ritengo deleterie per tutte le società”.

Speciale “Focus sulle Società Remiere”