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Focus sulle Società Remiere: il Reale Yacht Club Canottieri Savoia

mercoledì 2 Dicembre 2020

Focus sulle Società Remiere: il Reale Yacht Club Canottieri Savoia


ROMA, 02 dicembre 2020 – Oggi ci spostiamo in Campania, a Napoli, per conoscere e parlare con Fabrizio Cattaneo della Volta, dal 2019 Presidente del Reale Yacht Club Canottieri Savoia. Un sodalizio che affonda le sue radici nell’ultima parte dell’Ottocento con il nome di Circolo Canottieri Sebezia. Fondato nel 1893, diventa due anni dopo Yacht Club Canottieri Savoia. Nel 1900 Vittorio Emanuele III concesse al Savoia l’appellativo di Circolo Reale, rimosso dopo il referendum del 1946 e ripristinato nel 1997 dall’Assemblea dei Soci su iniziativa del Presidente Dalla Vecchia. La vita sportiva e sociale del Club dal 1895 in avanti ha uno sviluppo frenetico e, per quanto riguarda i canottieri, vengono vinte cinque edizioni di fila della Coppa Lysistrata, mentre nella vela arrivano i successi dalla star ‘Orsa’ che vince a Marsiglia nel 1934 il primo Campionato Europeo della Classe Star.


Nel 1960 il Savoia viene scelto quale centro operativo per le regate olimpiche di Roma e il Dragone “Venilia”, con Nino Cosentino al timone, vince la medaglia di bronzo alle regate veliche a cinque cerchi svoltesi nel Golfo di Napoli. Nel 2002 il CONI conferisce al Circolo Savoia il Collare d’Oro al Merito sportivo. Tra gli atleti che hanno portato più lustro nel canottaggio spicca Matteo Castaldo che nel 2012 vince il primo titolo italiano in singolo e poi ancora nel 2015 conquista il titolo mondiale e la medaglia di bronzo olimpica a Rio 2016. Sotto la spinta dei successi di Castaldo e Fabio Infimo, anche quest’ultimo olimpionico a Rio 2016, si apre la strada ad una nuova generazione di canottieri che hanno avuto successo a livello mondiale come Alfonso Scalzone e Giuseppe Di Mare, mentre a livello nazionale nel 2018, anno record per la società, vengono vinti 10 titoli italiani, numerose medaglie internazionali, oltre a cinque Coppe Lysistrata in 7 anni dal 2012 al 2018.


Dopo questa sintesi storica, necessaria per inquadrare il sodalizio partenopeo che ha sede a Santa Lucia, iniziamo a dialogare con il Presidente Fabrizio Cattaneo della Volta chiedendo che strascichi ha lasciato l’infezione pandemica nella sua società e come stanno vivendo i soci questa seconda ondata di Covid-19: “Purtroppo il lockdown ha rallentato, ma non interrotto, l’impegno e la corsa del Circolo e dei nostri atleti che, ben organizzati, hanno continuato gli allenamenti anche nel corso della quarantena. Venivamo da un 2019 straordinario grazie ai risultati ottenuti ai campionati mondiali Under 23 di Sarasota (USA) con un primo posto con Raffaele Serio in due senza pesi leggeri, un secondo posto con Giuseppe di Mare in doppio pesi leggeri e due bronzi con Nunzio Di Colandrea in quattro con e Salvatore Monfrecola in quattro di coppia. E poi ancora dai Mondiali Assoluti di Linz (Austria) è arrivato un oro nel due senza societario di Raffaele Serio e Giuseppe di Mare, un argento nel quattro di coppia con Alfonso Scalzone e un bronzo con Alessandro Brancato in quattro con PR3 Misto”.


Senta Presidente, lei ritiene che la pandemia da Covid-19 abbia generato un certo cambiamento nelle nostre abitudini, in genere, e nei canottieri in particolare? “Assolutamente sì. Abbiamo dovuto cambiare l’organizzazione degli allenamenti e, nel rispetto delle norme anti Covid-19, abbiamo trasferito alcuni remoergometri a casa di alcuni atleti di punta e questo oltre a cambiare gli orari di accesso alla palestra limitandolo agli atleti di interesse nazionale. Abbiamo separato gli allenamenti del Coastal Rowing, dei master e degli agonisti. I nostri allenatori ed istruttori si sono poi prodigati per seguire gli allenamenti a distanza via web e far mantenere a tutti una forma fisica adeguata per gli impegni sportivi da affrontare a fine pandemia. Un cambiamento che ha permesso alla ‘gente Savoia’ di essere resiliente e direi anzi che le difficoltà del periodo hanno reso gli atleti del Savoia più forti e determinati”.


Ritiene di ripristinare la programmazione prevista prima della pandemia e svilupparla ulteriormente? “Certamente sì. Siamo fiduciosi ed ottimisti: a riprova di ciò, nel corso del lockdown abbiamo anche acquistato un nuovo quattro senza e investito molto anche sugli equipaggi femminili. Ricordo che nel 2019 abbiamo messo in palio, per affiancare la coppa Lysistrata riservata agli equipaggi maschili, la coppa Sebetia per l’otto yole femminile. La scuola canottaggio per i corsi di avvicinamento ha poi registrato un successo senza precedenti”. Presidente, quest’ultima parte della stagione remiera, ricuperata in corsa, è terminata, ma come è stata affrontata dalla sua squadra agonistica? “L’abbiamo affrontata con la determinazione che ci contraddistingue come Savoia, e sono orgoglioso della reazione dei nostri atleti. Anche il 2020, nonostante tutto, ci ha visto ottenere ottimi risultati: un oro storico vinto ai campionati europei assoluti di Poznan (Polonia) in quattro con PR3 Misto con Alessandro Brancato; un quarto posto sempre agli Europei Assoluti in otto sul quale erano imbarcati Alfonso Scalzone, Salvatore Monfrecola e Aniello Sabbatino.


Ma non è finita, poiché dagli Europei under 23 sono arrivati un argento in quattro senza, con Nunzio Di Colandrea e Volodymir Kuflyk, un bronzo con l’ammiraglia, con Antonio Cascone, e un sesto posto nel quattro di coppia femminile con Marialetizia Sibilio”. Secondo lei come si potrebbero aumentare i tesserati nei vari sodalizi e, conseguentemente, anche nella Federazione? “Ritengo che questo sia possibile attraverso investimenti nelle strutture e in particolare nei campi di regata. Noi abbiamo una palestra e alcune barche sul mare, ma la maggior parte degli allenamenti si svolgono a Lago Patria distante circa 30 chilometri con strutture vecchie di decine d’anni e poco adeguate. I ragazzi per allenarsi devono affrontare il traffico, perdere almeno un paio d’ore per il trasferimento di andata e ritorno, oltre a tenere conto degli impegni scolastici. Questo ragazzi dimostrano una grande volontà e determinazione, ma in troppi purtroppo sono costretti a lasciare lo sport agonistico di un certo livello quando gli impegni scolastici diventano pressanti “.


Presidente, come vede il futuro del canottaggio nella sua Regione e a livello nazionale? “Mi riporto a quanto appena detto, se le attrezzature di Lago Patria, condivise con altri Circoli, verranno rese adeguate e se si riuscisse a trovare campi di regata più vicini alla città, il futuro potrà essere certamente più roseo, perché oltre ai nostri miti intramontabili, come i Fratelli Abbagnale e Tizzano, che sono un traino e una immagine formidabile per i giovani della nostra Regione, abbiamo anche degli allenatori e tecnici capaci di creare gruppo ed entusiasmo. Purtroppo, ripeto, il canottaggio è forse troppo concentrato nel Nord Italia in quanto nel Sud non esiste un campo gara di primo livello”. Tra le categorie che vanno a formare i tesserati della Federazione, lei ritiene che quella master sia in continua crescita e se sì perché? “I master sono i ‘duri e puri’, quelli che insistono e non mollano, quelli ‘legati ai remi’ e sono certo che deriva dall’entusiasmo che gli hanno inculcato i nostri dirigenti e tecnici quando hanno cominciato la scuola di canottaggio da allievi. Potremmo forse appassionare di più i master, promuovendo anche una cultura amatoriale del canottaggio, senza esasperare i risultati agonistici.


Nella misura in cui riusciremo ad attrarre i ragazzi dei corsi di avvicinamento entusiasmandoli e semplificandogli l’accesso alla pratica sportiva, avremo in futuro dei master che non abbandoneranno mai il Canottaggio”. Tra gare virtuali e ritorno alla normalità, il canottaggio pare essere uscito indenne dall’onda pandemica, anche se ora ci troviamo nel pieno della seconda ondata, ma la sua società è riuscita a mantenere le vocazioni remiere e continuare a fare corsi? “Direi che la fortuna del nostro Circolo è che sia il Vice presidente Sportivo, Enrico Milano, sia il Consigliere delegato al canottaggio, Giulio Palomba, sempre molto attivo sui campi di regata, sono stati entrambi canottieri di alto livello e sono inseriti, a pieno titolo, nell’albo d’oro del Canottaggio Italiano e Mondiale. Due uomini che formano insieme una squadra formidabile alla quale difficilmente riesco a dire un no e quindi sono riusciti a mantenere altissima l’attenzione sul canottaggio e sulla scuola canottaggio ottenendo una grande adesione di nuovi allievi mai vista prima”.


Presidente, nella sua società viene praticato il pararowing e se sì con quali risultati? “Assolutamente sì e abbiamo un atleta, Alessandro Brancato prossimo alla laurea in ingegneria, che è già campione Italiano ed Europeo e speriamo vada alle Paralimpiadi di Tokyo 2020NE dove per ora ha qualificato la barca”. Cosa significa oggi, e con le normative attuali, essere il Presidente di un sodalizio sportivo e, nella fattispecie, di una società remiera? “E’ un grande impegno che porta a studiare quotidianamente norme, leggi, regolamenti, compilare documenti, questionari, assicurarsi che nessuno ecceda dalle proprie competenze o le trascuri, un lavoro estenuante e di responsabilità… ma quando poi ti chiamano da Sarasota o da Poznan, da Piediluco o da Varese e ti gridano per telefono ‘PRIMIIII’, dimentichi ogni affanno e sei felice di aver affrontato le mille difficoltà e responsabilità quotidiane”. Cosa significa per la storia secolare del suo circolo vantare l’appellativo “Reale”?


“Nei volumi del nostro annuario viene riportata una frase del filosofo spagnolo Josè Ortega y Gasset: <>. L’appellativo Reale ci unisce idealmente ai nostri fondatori della Canottieri Sebetia e a coloro che, nel 1895, scomparvero in mare con il quattro yole ‘Caprice’ e a sua Altezza Reale Umberto I che aiutò il nostro sodalizio a rialzarsi dopo questa tragedia che aveva spazzato soci e mezzi del Circolo. Non si può tradire la storia per seguire la politica del momento, come avvenne nel 1946 quando frettolosamente a referendum concluso venne cancellato l’appellativo Reale. Mantenere le tradizioni vuol dire avere dignità, senza saremmo in balia di mode mutevoli e prive di valore”. Ci svela qualche aneddoto storico oltre a quali discipline vengono praticate nel suo sodalizio? “Il nostro Circolo nasce come Canottieri Sebetia nel 1893, solo ai primi del ‘900 comincia ad aver successo lo yachting e la vela e diventa il secondo sport. Col tempo la vela ottiene una pari dignità e successo, abbiamo partecipato alla Coppa America con Mascalzone Latino e da moltissimi anni i nostri velisti conquistano risultati da podio.


Si è ormai stabilita una bella e sana competizione tra queste due discipline alle quali recentemente si è aggiunta l’iscrizione alla FIPSAS per la pesca sportiva. Aneddoti ce ne sono tanti e per quel che io ricordi soprattutto legati all’indimenticato ed indimenticabile Presidente Giuseppe Dalla Vecchia. Subito dopo la sua elezione nel 1991 ‘Pippo’, come veniva chiamato da tutti, decise di allontanare i giocatori e le ‘vedove’ dei soci che affollavano i fumosi saloni del Circolo giocando a carte ininterrottamente e destinare i saloni, dopo una importante ristrutturazione, a far da ‘salotto della città’. Un gruppetto di vecchi soci irriducibili, riunitosi in ‘concistoro’ decretò ‘chist’ non dura’, mai profezia fu più sbagliata…. È stato per 23 anni il nostro superbo e grande Presidente”. Presidente, grazie per le sue spigolature storiche, ora le chiediamo se il Coastal Rowing, secondo lei, è una disciplina che può far sviluppare maggiormente il canottaggio anche in considerazione che, con tutta probabilità, entrerà a far parte del programma olimpico? “Un paese con oltre 7.500 chilometri di costa, ha sicuramente molta più possibilità di sviluppare il Coastal Rowing, soprattutto tenuto conto che le amministrazioni statali e regionali tra piani regolatori e veti sono incapaci di costruire impianti sportivi adeguati, specialmente al Sud.


Noi del Savoia abbiamo la fortuna di avere un piccolo sbocco a mare nel porto di Santa Lucia e facciamo miracoli per mettere in mare oltre gli equipaggi di canottaggio anche quelli del Coastal”. Presidente, nel concludere le propongo la domanda se, secondo lei, c’è una politica dello sport in Italia: “No, non esiste politica sportiva. In Italia c’è il calcio e poi gli altri sport che, con le Federazioni delle altre discipline, fanno i miracoli per seguire le mille realtà private ed amatoriali che promuovono lo sport. Si affrettano tutti a festeggiare i campioni delle Olimpiadi, ma quanti di questi campioni possono dire di aver fatto sport a scuola o in impianti pubblici? Io credo che noi Presidenti dei Circoli dobbiamo ringraziare il Presidente del CONI e quelli delle Federazioni per quel che riescono a fare e per gli aiuti che riescono a darci. Detto questo se ora mi domanda se farei ancora il Presidente di un Club Sportivo, io le risponderei cento volte si!! Sono orgoglioso e fiero del mio Circolo, della sua storia dei soci e degli atleti. Vedere i ragazzini della scuola vela, o del canottaggio, che rientrano da una gara o una trasferta stanchi ma contenti, mi dà il senso della continuità. Vedere i loro successi mi rende felice. Sono certo che tutti, uomini e donne che fanno ed hanno fatto sport, sono e saranno Italiani leali che porteranno nella vita di tutti i giorni gli ideali dello sport”.

Speciale “Focus sulle Società Remiere”