Focus sulle Società Remiere. Il CUS Ferrara
Focus sulle Società Remiere. Il CUS Ferrara
ROMA, 27 luglio 2020 – Il CUS Ferrara, come tutti i Centri Universitari Sportivi, nasce dopo la fine del secondo conflitto mondiale, ma il canottaggio, tra le discipline sportive praticate al suo interno, arriva nel 1971 e si fa subito notare. Attivo sia nel canottaggio olimpico che in quello paralimpico, riesce a fornire alle varie nazionali numerosi atleti che hanno partecipato a tutti gli eventi internazionali, continentali e mondiali fino alla presenza alle Paralimpiadi di Rio 2016 di Luca Lunghi nel quattro con LTAMix. Un impegno, quello nel canottaggio pararowing, che ha fatto diventare il CUS Ferrara, presieduto da Giorgio Tosi, uno dei Poli del progetto “Rowing for Ever” finalizzato allo sviluppo del canottaggio integrato. Per conoscere meglio questa realtà sportiva universitaria, chiediamo al Presidente Tosi di iniziare con l’illustrarci i programmi che il suo CUS stava predisponendo prima del lockdown:
“Dividerei innanzitutto la nostra attività in due grandi settori, quello agonistico e quello della corsistica. Dal punto di vista agonistico eravamo in piena preparazione con obiettivi importanti soprattutto nel settore junior, con due ragazzi che stavano per essere convocati ai raduni di categoria e che spero possano recuperare questa seconda parte di stagione ai campionati italiani ed europei. Per quanto riguarda l’attività di base, oltre ai corsi amatoriali che facciamo già da parecchi anni, stavamo per partire per la seconda stagione con un corso di canottaggio per disabili che già dall’inizio aveva visto un buon coinvolgimento delle associazioni del territorio che si occupano di disabilità e quest’anno avremmo voluto potenziare l’attività con l’uso del remoergometro nella più importante struttura riabilitativa di Ferrara. Un altro settore che, anche grazie al nuovo impianto, dovrà avere un grande impulso ed al quale stavamo lavorando è il canottaggio universitario, dove stavamo pensando a manifestazioni promozionali sia negli spazi dell’università sia soprattutto portando studenti a provare l’attività sportiva in barca dedicando loro giornate prova nelle barche scuola tipo GIG”.
L’attività remiera è pressoché tornata tutta alla normalità, ma ci dica come hanno vissuto, invece, il periodo di quarantena i suoi tesserati: “Nei giorni immediatamente precedenti la quarantena siamo riusciti a distribuire a domicilio un remoergometro praticamente a tutta la squadra agonistica. Credo che questo sia stato molto importante per i ragazzi sia dal punto di vista agonistico, in quanto sono riusciti a portare avanti la preparazione fisica riducendo veramente al minimo i giorni di inattività, sia dal punto di vista mentale, come valvola di sfogo. Per i più piccoli, invece, abbiamo portato avanti degli appuntamenti bisettimanali dove gli istruttori proponevano dei momenti di circuito/gioco da poter fare a casa scambiandosi poi i video risultanti. Anche in questo caso credo sia stato molto importante per fare sentire i ragazzi in contatto col nostro ambiente che fino a pochi giorni prima faceva parte della loro normalità. Colgo l’occasione per ringraziare tutti gli istruttori che fin da subito si sono adoperati in maniera del tutto volontaria e spontanea per organizzare queste attività in un momento che per tutti è stato di grandissima difficoltà. Per quanto riguarda il ritorno alla normale attività, questo non è ancora del tutto avvenuto in quanto, pur facendo uscite in barche multiple, cerchiamo di tenere separati i vari gruppi di utenti per evitare il più possibile gli assembramenti”.
Presidente, lei ritiene possibile ripristinare i programmi iniziali e di svilupparli ulteriormente? “Spero che quest’anno sia stato un anno di ‘stop and go’ e di poter realizzare quello che avevamo in progetto, certo è che molto dipenderà dalla situazione che ci sarà a settembre-ottobre che da sempre è il periodo dei nuovi tesseramenti e della ripartenza della stagione. Nel nostro caso poi saranno molto importanti anche le decisioni che prenderà l’Università sulle lezioni in presenza o meno”. Come valuta le gare virtuali organizzate dalla Federazione durante il lockdown? “Ritengo siano state un’ottima iniziativa che ha contribuito a dare un po’ di normalità a quel periodo e ha dato ai ragazzi un obbiettivo”. In che modo il CUS Ferrara affronterà l’ultima parte della stagione remiera programmata da settembre a dicembre? “Da quando abbiamo ripreso l’attività in acqua, ho visto una grande voglia di recuperare il tempo perso e credo che tutti daranno il massimo nelle gare di settembre e ottobre. Come responsabile della società sono molto curioso di vedere come sarà l’esperienza di un super campionato con tutte le categorie concentrate in una stessa settimana e credo che possa servire da spunto di riflessione anche per gli anni prossimi”.
Il CUS Ferrara sta ultimando la nuova sede, a quando l’inaugurazione? “Da quel punto di vista non poteva esserci periodo peggiore per la quarantena che ha portato ritardi nell’ultimazione dei lavori e problemi di natura burocratica. Al momento la struttura è terminata e stiamo procedendo con l’allestimento interno, spero già in quest’inizio stagione di poterci trasferire con tutta l’attività”. Presidente Tosi, per concludere questo interessante dialogo, può fornirci una sua visione del futuro del canottaggio e come si dovrebbe evolvere per rimanere al passo con i tempi? “Con piacere, partendo però da un’osservazione sulla crisi che stiamo attraversando: la mia realtà è quella del CUS Ferrara, una polisportiva che conta quasi 11000 tesserati, con attività che spaziano da quelle agonistiche al fitness, gestiamo quattro impianti sportivi, tra cui una piscina ed un campo da golf a 18 buche, tutto questo in una città che non è sicuramente una metropoli. La crisi dovuta alla quarantena ha colpito in maniera molto diversificata le diverse attività. Mentre uno sport come il nostro, per le proprie caratteristiche, si è potuto rimettere in moto abbastanza in fretta, altre attività sono tuttora fortemente penalizzate sia da abitudini che sono state necessariamente cambiate, sia dalle limitazioni sanitarie che riducono il numero dei fruitori e mettono vincoli ragionevoli dal punto di vista di igiene pubblica, ma che per le società hanno costi importanti difficilmente sostenibili a lungo.
Purtroppo nel mio caso, come credo in altre società, proprio queste attività rendevano sostenibile lo sviluppo dello sport agonistico che spesso non può contare su grosse sponsorizzazioni o aiuti economici. Il canottaggio è la punta di un iceberg che rischia di crollare se non supportato da un’attività sportiva di base molto più ampia, per questo ogni aiuto che possa venire da Federazioni o altri enti è vitale. Strettamente collegato a ciò mi preme sottolineare che mai come in questo periodo di ripartenza è importante che la Federazione, e i suoi organi periferici, facciano una vera e propria campagna di promozione verso il canottaggio. In un momento dove la maggior parte della gente è purtroppo ancora diffidente verso le attività in palestra che era abituata a svolgere, bisognerebbe orientare la percezione del canottaggio da uno sport quasi esclusivamente agonistico e di grande sacrificio, componente questa che sarebbe comunque sempre presente e che personalmente non posso che ammirare, a qualcosa che è ANCHE un’attività fisica adatta a tutti, sicura perché all’aperto e completa. Mi rendo conto che è obbiettivo tutt’altro che facile, ma trasformare il canottaggio in uno sport per tutti è e sarà sempre più importante”.