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Focus sulle Società Remiere: il Circolo Canottieri Piediluco

martedì 17 Novembre 2020

Focus sulle Società Remiere: il Circolo Canottieri Piediluco


ROMA, 17 novembre 2020 – Dalla Sicilia ci spostiamo oggi in Umbria, “cuore verde” della nostra Penisola. Ed è in questa regione, terra di San Francesco patrono d’Italia, che il canottaggio è di casa grazie al Lago di Piediluco dove, oltre ad essere sede del Centro Nazionale di Preparazione Olimpica e Paralimpica, dal 1970 svolge la propria attività remiera il Circolo Canottieri Piediluco del Presidente Fabrizio Di Patrizi. Con cinquant’anni di storia il sodalizio piedilucano rappresenta un punto di riferimento sportivo del territorio ternano e reatino per i diversi aspetti che lo contraddistinguono, come per le imprese sportive dei suoi atleti protagonisti durante le regate nazionali e internazionali e la vittoria di diversi campionati Italiani. Il CC Piediluco è impegnato anche nel ruolo di promozione turistica svolto con il solo ausilio del volontariato. Oltre a insegnare il canottaggio a centinaia di atleti, il sodalizio ha messo anche a disposizione la propria esperienza organizzativa durante lo svolgimento di manifestazioni di canottaggio sia internazionali, come il Match des Seniores, i Mondiali Junior e la regata Internazionale Memorial Paolo d’Aloja, che nazionali come i Meeting Nazionali ed i Campionati italiani.


Dopo questo breve excursus sulla storia remiera del CC Piediluco, iniziamo a dialogare con il Presidente Di Patrizi al quale chiediamo come la sua società sta affrontando questa nuova ondata d’infezione pandemica da Covid-19: “La prima ondata di pandemia ha creato problemi poiché ci ha colti tutti impreparati e, quindi, quasi all’improvviso abbiamo visto sospese o modificate per lungo tempo le attività. La seconda ondata ha aggravato una situazione già complessa in quanto sono stati vanificati tutti gli sforzi intrapresi per la ripresa e la programmazione delle attività e di riequilibrio degli aspetti economici e sociali del sodalizio. La situazione si aggraverà principalmente su due fronti: quello economico, poiché continueranno a venire meno risorse introitate dall’attività del Circolo; quello sportivo, per la tenuta della squadra agonistica per la quale non si riesce ormai a lavorare in continuità. Sono di nuovo venuti meno i programmi di preparazione atletica e soprattutto la partecipazione a gare competitive.


Il rischio, sempre presente, è che i ragazzi avvicinatisi di recente alla pratica del canottaggio abbandonino definitivamente. Per i ragazzi gareggiare significa finalizzare l’impegno e gli sforzi profusi nei lunghi allenamenti, il venire meno di questa opportunità è frustante”. Alla luce di quello che ha affermato, la sua squadra agonistica come sta vivendo questa seconda ondata di pandemia da Covid-19? “La squadra risente, indubbiamente, in maniera decisa delle restrizioni imposte dalla pandemia sulle attività sociali; l’attuale situazione ha messo in crisi soprattutto l’organizzazione e la gestione dello sport in quanto la maggior parte dei nostri atleti proviene dai dintorni di Piediluco in un ambito territoriale che comprende i Comuni di Terni e Rieti. Il Circolo da sempre, per aiutare le famiglie negli spostamenti, ha attivo un servizio di ‘prelievo’ a domicilio dei ragazzi; la pandemia di fatto ha bloccato tale servizio, con pesanti ricadute sulle famiglie degli atleti che hanno visto limitati e, in alcuni casi, impediti gli spostamenti per motivi legati alle attività lavorative dei genitori. Inoltre in Umbria era vigente fino al 14 novembre, un’ordinanza che di fatto sospendeva tutte le attività sportive dilettantistiche per i ragazzi fino a 18 anni.


Come saprà dall’11 novembre anche l’Umbria è stata inserita nella zona arancione; quindi è difficile sapere cosa succederà nei giorni a seguire. Nel limite del possibile e delle scarse risorse disponibili abbiamo dato la possibilità ai ragazzi di continuare la preparazione a casa consegnando singolarmente remoergometri, pesi e attrezzatura da palestra. I ragazzi sono in costante contatto on line con gli allenatori che seguono la loro preparazione pur se ridotta. Come vede la pandemia ha creato grandi difficoltà, ma il Consiglio del Circolo ha deciso di non arrendersi all’evidenza dei fatti”. Presidente, lei ritiene che la pandemia da Covid-19 abbia generato anche un certo cambiamento nelle nostre abitudini, in genere, e nei canottieri in particolare? “Non è possibile negare che la pandemia ormai ha condizionato le nostre attività e abitudini di vita, imponendo comportamenti e modalità sociali non consuete; personalmente sono convinto che i nuovi comportamenti ci accompagneranno ancora per molto tempo. Sicuramente per i praticanti del canottaggio la pandemia ha comportato un cambio di abitudini, anche marcate. Ho rilevato comunque, nel Circolo, una voglia e volontà di continuare a praticare il canottaggio, in sicurezza, ma praticarlo; molti ragazzi della squadra pur di fare attività si sono ‘riconvertiti’, anche se temporaneamente speriamo, col passare da barche multiple a barche singole purché si possa remare.


Certo questo comporta il problema di avere disponibili un numero elevato di singoli, ecco allora la turnazione nell’uso delle barche e la sanificazione che ogni atleta esegue a fine allenamento della barca, prima di cederla al compagno che segue. La pandemia negli atleti ha aumentato il senso di responsabilità per e verso i propri compagni, oltre a imporre cambiamenti che spesso rendono ancora più complessa la preparazione atletica”. Per la prima volta nella storia del Memorial d’Aloja il Covid-19 non ha consentito la sua organizzazione come pure anche i Meeting Nazionali. Le è mancato non poter vedere il canottaggio nazionale e internazionale sulle acque del lago di Piediluco? “Piediluco ha un legame storico e passionale con il canottaggio; Piediluco ed il suo lago si identificano con il canottaggio, ogni anno le gare sono un evento atteso e quasi rituale, non poter disputare gare importanti del calendario nazionale e internazionale in questo anno particolare ha lasciato un vuoto di cui ancora si avverte la presenza. Il Circolo e tutta la popolazione di Piediluco attende ogni anno la festosa e colorata invasione degli atleti, dei loro allenatori e accompagnatori, siano loro di caratura internazionale o nazionale, e l’ottimo livello e spettacolo di sport e agonismo godibile sulle acque del lago.


Per Piediluco e per il Circolo è venuto a mancare un appuntamento importante con il canottaggio di cui si sente ancora la mancanza; come se fosse venuta meno una ricorrenza importante. Soprattutto è mancato il Memorial, ricordo unico appuntamento sportivo annuale internazionale in Umbria, in quanto evento che coinvolge il territorio umbro e le istituzioni locali. A questa importante carenza si era cercato di porre rimedio, anche per dare opportunità di gareggiare ai ragazzi, ospitando due gare del Comitato Regionale FIC Lazio, nel mese di Ottobre, anche queste purtroppo poi annullate”. Presidente Di Patrizi, come vede il futuro del canottaggio nella sua Regione e a livello nazionale? “Per la Regione Umbria purtroppo non sono molto ottimista, come lei sa nella Regione ci sono attivi due soli sodalizi sportivi pur avendo a disposizione ottimi bacini naturali per lo sport del canottaggio: Pensiamo che nel lago Trasimeno non esistono Circoli, in anni passati è stato fatto un tentativo presso il lago di Corbara senza portare a risultati concreti. Il Circolo Canottieri Piediluco quest’anno festeggia i 50 anni della sua fondazione ed è stato gestito da sempre con l’apporto esclusivo del volontariato e della passione di tanti simpatizzanti, ma oggi questo non è più sufficiente.


Occorre un nuovo approccio anche da parte delle istituzioni locali per fare crescere il Canottaggio di base e agonistico in Umbria, anche se segnali importanti di attenzione si iniziano ad intravvedere, soprattutto per la presenza del Centro Nazionale di Preparazione Olimpica e Paralimpica. Oltre alla mancanza di circoli, gli unici concentrati a Piediluco, si rileva anche una difficoltà enorme nel trovare tecnici preparati che possano validamente lavorare alla crescita sportiva degli atleti. In Umbria c’è molto lavoro da fare per fare crescere il canottaggio, anche se non mancano ottimi risultati come ha dimostrato in questi ultimi anni il Circolo Lavoratori Terni. Diverso il discorso che riguarda il canottaggio nazionale il quale, a mio modo di vedere, dimostra ottima salute, sia in termini di atleti praticanti che in termini di risultati. Ad esempio, dal rilevamento delle iscrizioni ai Meeting Nazionali, da anni si verifica un incremento costante dei partecipanti in tutte le categorie, segno del buon lavoro di base fatto sia dai singoli sodalizi sportivi per avvicinare i giovani alla pratica del canottaggio e sia a livello Federale per veicolare in questi anni l’immagine di una federazione vincente, attrattiva e funzionante.


La certezza è rafforzata dai risultati internazionali conseguiti, malgrado la difficile situazione generata dal Covid, poiché quando sarà possibile disputare le Olimpiadi sono certo, visto il lavoro di preparazione fatto anche a Piediluco dalla nazionale, che la qualità del canottaggio azzurro risulterà ancora una volta vincente”. Tra indoor rowing, coastal rowing e beach rowing il canottaggio pare stia cambiando pelle, lei ritiene che queste discipline possano contribuire alla crescita del canottaggio nazionale? “Nelle attività umane è insito il cambiamento e, quindi, anche lo sport in genere non sfugge a mio parere a questa regola. Il canottaggio poi ha una particolarità in più, necessita di un bacino di acqua per essere praticato, e non tutti gli appassionati o chi intende approcciare a questa disciplina, dispone nelle vicinanze di un lago, di un fiume o di un bacino artificiale attrezzato per la pratica. Quindi il fatto che l’attività possa essere svolta anche in ambiti diversi da quelli sopra indicati, sicuramente aiuta a veicolare sportivi verso la disciplina del canottaggio e contribuire alla sua crescita e pratica. Poi bisogna ammetterlo, spesso sono discipline molto spettacolari”.


Presidente, tra le categorie che vanno a formare i tesserati della Federazione, lei ritiene che la categoria master sia in continua crescita e se sì perché? “Domanda interessante e la risposta è diretta: sì, sono convinto, numeri alla mano, che la categoria master sia in forte crescita. La certezza, nel piccolo, deriva dall’incremento registrato nel nostro Circolo da ormai un paio di anni. In questo lasso di tempo si sono iscritti molti master che hanno ripreso, o hanno iniziato per la prima volta, la pratica dello sport del canottaggio. Particolare elemento è rilevato nel fatto che la maggioranza dei nuovi master sono donne e molto motivate ed appassionate. Nel dialogare con i nuovi master emerge che le principali motivazioni della scelta vanno ricercate nella possibilità di praticare attività sportiva all’aperto a contatto con la natura, in ambiente sano, in alcuni casi anche di gruppo (per barche multiple), opposto dell’attività fisica svolta al chiuso nelle palestre. In molti sono stati attratti dalla possibilità di fare attività sportiva completamente immersi in ambiente naturale, riscoprendo o scoprendo di poter ancora gareggiare a livello competitivo, unendo sport, divertimento e benessere fisico. Un fenomeno da non sottovalutare e da incoraggiare per i Circoli, dove la presenza tra i soci e atleti dei master contribuisce a rafforzare e implementare le attività del sodalizio anche in termini di socialità e di apporto di esperienza”.


Siamo alle ultime battute di un anno davvero da dimenticare, quale auspicio per il prossimo anno considerando tutto quello che è accaduto in questo 2020? “Qui la risposta è semplice e immediata: speriamo vivamente che il 2021 sia nettamente migliore dell’anno che sta per finire. L’auspicio necessario è che il nuovo anno porti una ripresa normale della nostra vita e delle nostre attività, senza i problemi provocati dalla Pandemia, confido nella scienza e nella ricerca con la messa in circolo del vaccino risolutivo. Quanto anche per riprendere in modo normale le attività del canottaggio senza le mille preoccupazioni dettate dalla situazione contingente che stiamo vivendo. Ovviamente si spera che il 2021 possa portare i trionfi olimpici ai colori azzurri mancati nel 2020”. Presidente Di Patrizi, cosa significa oggi, e con le normative attuali, essere a capo di un sodalizio sportivo e, nella fattispecie, di una società remiera? “Come in ogni attività la trasformazione, o il cambiamento, sono elementi con i quali nel tempo bisogna per forza confrontarsi, nulla è immutabile. Però il cambiamento spesso non è accompagnato e sostenuto da idonei strumenti di sostegno. Attualmente essere a capo di un sodalizio sportivo del canottaggio comporta enormi responsabilità ed impegno, soprattutto per le piccole società.


Come anticipato la vita del nostro Circolo si basa sul volontariato, e sulle risorse economiche che si riesce ad introitare con le attività annuali; il volontariato diminuisce nel tempo e le risorse economiche diventano sempre più di difficile reperimento, ma alle norme vigenti bisogna comunque rispondere. Le responsabilità dirette sono innumerevoli, e abbracciano sia aspetti civilistici che penali, e spesso non si dispongono dei giusti strumenti per rispondere in nodo corretto. Sono convinto che guardando al futuro un circolo sportivo di canottaggio dovrà cambiare pelle, i consigli dovranno essere strutture di gestione che oltre alle scontate competenze, tecnico sportive, dovranno contenere anche competenze giuridico–economiche. Ad oggi è già difficile gestire senza consulenze dirette nei campi della sicurezza, privacy, legali e sui bilanci o conti economici. Il problema è che tutto questo ha un costo che pesa enormemente sui magri bilanci societari. Forse sarebbe utile un canale nazionale di consulenze e sostegno a cui soprattutto i Circoli sportivi minori possano rivolgersi, per soluzioni applicative per il rispetto delle norme, magari anche con un pagamento di una quota annuale”.


Nel concludere, Presidente Di Patrizi, le diamo la possibilità di poter sottolineare altri aspetti non espressi in queste domande: “La ringrazio molto per questa opportunità anche se lei ha toccato con le domande tutti i punti cardine che stanno a cuore ai responsabili dei sodalizi sportivi del canottaggio. Posso sottolineare però un aspetto che è a me particolarmente caro riallacciandomi alla situazione del canottaggio in Umbria. Credo che sia molto importante portare il canottaggio a contatto con la vasta platea dei giovani a partire dall’interno delle scuole. Mi spiego meglio: nella nostra regione c’è una reale difficoltà ad avvicinare i ragazzi alla pratica del canottaggio perché sport poco conosciuto e veicolato anche dai media locali. Sarebbe necessario un progetto che coinvolga gli insegnanti, anche quelli di educazione fisica e motoria, trasformandolo da sport di margine, o in alcuni casi di nicchia, in sport di base, soprattutto in quelle realtà che ospitano importanti impianti per il canottaggio. Spesso le persone si appassionano e scoprono tardi il canottaggio (vedi fenomeno master). Da sole le società non riescono a raggiungere la giusta platea per sollecitare l’interesse verso il canottaggio, come attività sportiva”.

Speciale “Focus sulle Società Remiere”