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Franco Parnigotto: le grandi opportunità del Para-Rowing FISA  Training Camp

sabato 23 Aprile 2016

Franco Parnigotto: le grandi opportunità del Para-Rowing FISA  Training Camp

GAVIRATE, 23 aprile 2016 Anche quest’anno le gare internazionali di Para-Rowing sono state precedute dal FISA Training Camp. Una grande occasione di contatto culturale che, molto spesso, esula dal mero contesto sportivo. Un interscambio a trecentosessanta gradi che tocca molteplici aspetti emotivi e culturali. Col tecnico Franco Parnigotto, uno degli allenatori che hanno seguito il Training Camp, abbiamo voluto fare un punto sull’esperienza di quest’anno: “L’impressione è stata più che positiva, considerando che il livello dei partecipanti che abbiamo avuto era estremamente eterogeneo. C’erano anche persone che non erano ancora riuscite a salire in barca oppure utilizzavano imbarcazioni completamente diverse da quelle previste per il canottaggio, quindi proprio al primo approccio. Quello che va sottolineato però è che queste persone sono dotate di una forza di volontà e di una determinazione straordinari. Stare a contatto con questi atleti è sicuramente un’occasione per imparare anche per noi. E dispiace sapere che ci sono alcune Federazioni che preferiscono non considerare l’attività parasportiva o considerarla di secondo piano. A mio avviso si può parlare, in tal senso, di un’occasione persa, soprattutto sotto il profilo umano e culturale”.

Andando più nello specifico, Parnigotto afferma: “L’idea che si esprimeva quando si definivano questi atleti diversamente abili era a mio avviso molto azzeccata. Vale a dire che, ad esempio, in relazione al canottaggio, stiamo parlando di atleti a tutti gli effetti, che però hanno un approccio alla tecnica di voga diversamente da coloro che possono essere definiti normodotati. Loro sono chiamati a creare circuiti motori per far fronte alla pratica sportiva, circuiti che devono essere conformi alla loro condizione fisica. Devono, in altre parole, inventarsi di sana pianta i movimenti per poter remare”. E aggiunge il Tecnico: “La mia esperienza mi ha portato a lavorare con molte persone disabili. Ad esempio nelle scuole elementari abbiamo organizzato corsi di attività motoria, alla fine dei quali c’era una fase di gioco che coinvolgeva ragazzini con diverse disabilità che riuscivano a risolvere certi esercizi motori in modo incredibile. E cosa molto bella, si creava un rapporto di sinergia che coinvolgeva tutto il gruppo. Il ragazzino disabile veniva aiutato dai compagni a fare quanto non riusciva a fare. A mio avviso, in questo senso, la diversa abilità può diventare un’occasione di crescita per tutta la società”.

Lo scambio culturale ovviamente è bidirezionale e anche le realtà da cui provengono i partecipanti al Training Camp potrebbero avvantaggiarsi di quest’opportunità: “Non dobbiamo dimenticare che molti di loro provengono da realtà terribili, dove la disabilità è vista come qualcosa incompatibile con l’esistenza – dice ancora Parnigotto – basti pensare che ci sono tribù che abbandonano i bambini affetti da albinismo. Da parte nostra, in questo senso, offriamo la possibilità a queste culture di comprendere che ci sono possibilità differenti per le persone disabili e che la stessa disabilità non dovrebbe essere considerata un impedimento ma una differente possibilità di esprimersi”. Parnigotto ragiona anche in prospettiva: “Da parte nostra dobbiamo lavorare per poter mettere in condizione questi atleti di esprimersi al meglio. L’obiettivo è sviluppare al massimo le potenzialità a loro disposizione e, da parte nostra, a tal proposito, abbiamo discusso molto su come fosse meglio adoperarsi. Sicuramente la difficoltà maggiore si riscontra nell’allenamento a terra perché comunque in barca, una volta avviato l’atleta in barca non sottopone particolari difficoltà ai preparatori. Da quanto ho potuto ascoltare comunque sembrerebbe che la FISA abbia intenzione di proseguire quest’esperienza, quindi avremo modo di continuare a lavorare per ottimizzare anche il nostro contributo”.