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Michele Puccini: dalla canoa al canottaggio passando per il dragon boat

lunedì 4 Maggio 2015

Michele Puccini: dalla canoa al canottaggio passando per il dragon boat

ROMA, 04 maggio 2015 – In occasione del secondo Meeting Nazionale a Piediluco, abbiamo avuto l’occasione di incontrare un atleta con un background molto particolare. Si tratta di Michele Puccini, dell’Accademia Navale Livornese, che in occasione del secondo Meeting Nazionale di Piediluco ha gareggiato nella categoria Esordienti, conseguendo un discreto secondo posto. La particolarità della sua storia sta nel fatto che Michele non incomincia nel canottaggio la sua attività remiera bensì nella canoa: “Ho iniziato verso i 12 anni. Mi avvicinai attraverso la scuola, grazie al mio professore di ginnastica che era istruttore della Canottieri Arno di Pisa. Sapeva che facevo diversi sport, nessuno dei quali mi aveva coinvolto profondamente. Con la canoa sentii subito una particolare affinità. Ho portato avanti il discorso fino all’attività agonistica”. Perché hai smesso? “Ho smesso perché comunque l’attività agonistica, man mano che salivo di categoria, diventava incompatibile con gli studi. Soprattutto dopo che sono entrato nella facoltà di medicina”.

Subito dopo la canoa però hai conosciuto una parentesi in dragon boat, giusto? “Sì, nell’estate del 2011, ho fatto una parentesi in dragon boat dove ho iniziato perché il team dei fiorentini aveva bisogno di costituire un equipaggio per partecipare ai mondiali di Miami. Fu un debutto straordinario perché conquistammo un terzo posto. Da lì nasce la storia col dragon boat perché fui ufficialmente ingaggiato dai fiorentini. Facemmo anche altre gare, tra cui gli Europei nel 2012 a Nottingham, dove prendemmo anche un oro. E’ stata una parentesi di un paio d’anni, molto piacevole, fatto più che altro per il piacere della trasferta”.

Quando sei passato al canottaggio? “A settembre scorso, quando sono entrato in Accademia Navale. Lì è prevista la pratica di uno sport. Io ho semplicemente scelto quello che più si avvicinava alla canoa. Sono molto soddisfatto della scelta anche perché il canottaggio in Accademia è fatto molto bene. Si tratta di una delle rappresentative meglio curate. Abbiamo due istruttori a seguirci, Ceccarini e Agrillo, che oltre ad avere un invidiabile curriculum atletico, sono delle persone molto appassionate. Si porta avanti un discorso sportivo molto serio, quasi agonistico. Quindi comunque, conciliare l’attività con lo studio è, anche lì, molto difficile. Però lo sport in quel contesto è fondamentale perché è una valvola di sfogo e perché permette di curare la parte fisica”.

Canoa contro canottaggio: ti senti di fare un paragone? “Sono passato dal guardare l’arrivo sempre più vicino al guardare la partenza che si allontana. Non saprei cosa scegliere. A livello tecnico la differenza l’ho sentita tantissimo, sopratutto come coordinazione motoria”. E’ stato un vantaggio o uno svantaggio aver fatto anni di canoa? “Tutt’e due. Da una parte aver fatto canoa mi avvantaggia perché comunque avevo la conoscenza di cosa fosse una palata in acqua o di com’è una passata. Dall’altra partire da zero, senza essersi adattati ad un certo tipo di movimento, può offrire dei vantaggi”. Com’è tornare sui campi di regata da canottiere? “E’ un’esperienza piacevole. Nonostante si tratti di sport diversi, le facce sono sempre le stesse, l’atmosfera è quella: il casino coi carrelli, il motoscafo che ti fa le onde. Diciamo che alla fine per me è una specie di rewind. Quindi sono contento di intraprendere questa attività”.