Khadija Alajdi El Idrissi, la più giovane azzurra alla Coupe de la Jeunesse
Khadija Alajdi El Idrissi, la più giovane azzurra alla Coupe de la Jeunesse
SZEGED, 01 agosto 2015 – Primo anno Ragazzi femminile, e per poco: nata a Torino il 6 novembre 2000 da papà marocchino e madre italiana, Khadija Alajdi El Idrissi (CUS Torino) con i suoi 14 anni e 9 mesi è la più giovane del gruppo femminile azzurro, e della squadra in assoluto, in gara a Szeged nella Coupe de la Jeunesse. Campionessa italiana Ragazzi in carica nella specialità dell’otto femminile, titolo conquistato a giugno sul Lago Patria, Khadija in Ungheria fa parte del quattro senza femminile, formato con le compagne del CUS Torino, tra cui quella Diletta Diverio che lo scorso anno a Libourne, come Khadi oggi a Szeged, era la più giovane del gruppo.
Khadija, come ti sei avvicinata al canottaggio? “Grazie alla scuola, in prima media feci un corso e iniziai a frequentare il CUS Torino una volta alla settimana, e così ho proseguito anche per gran parte della seconda media, quando però già da Allieva C iniziai a fare gare nazionali. Dalla terza poi, quando entrai a far parte della categoria Cadetti, ho iniziato a praticare il canottaggio più seriamente entrando a tempo pieno ed iniziando ad allenarmi tutti i giorni”.
Che effetto ti fa, così giovane vestire già la divisa azzurra? “E’ una sensazione bella, ma strana allo stesso tempo. Non credevo all’inizio dell’anno di poter arrivare fino a qui, anche perché alcune gare nella prima parte della stagione non erano andate benissimo. Poi la situazione è migliorata, è arrivato il titolo italiano in otto a Napoli, è nato questo quattro senza e ci abbiamo creduto, in appena due settimane abbiamo costruito una buona barca e ora siamo qui. Mi trovo bene, la squadra nazionale è unita, ci stiamo divertendo molto”.
Percepisci delle differenze, alla prima esperienza internazionale, tra il canottaggio nazionale e quello per cui qui a Szeged vesti l’azzurro? “Qui oggi il livello è alto, e perciò è maggiore anche l’ansia prima di una gara, perché ti aspetti di gareggiare con le più forti delle altre nazioni nella tua specialità. Poi c’è il body dell’Italia, vestirlo di fa sentire una certa responsabilità”.
Questa mattina siete entrate in finale per poco più di un secondo, cosa ti aspetti di fare nel prosieguo di questa Coupe? “Mi aspetto di dare il massimo, come stamattina. Gareggiamo contro equipaggi in qualche caso più grandi e con più esperienza di noi, ci sono nazioni che qui sono con la squadra A perché non hanno le risorse per andare ai Mondiali di Rio de Janeiro, perciò è ancora più dura, ma sono soddisfatta di quanto dimostrato stamani, e daremo tutto anche oggi pomeriggio e domani”.
Per un traguardo così importante già raggiunto, ci deve essere qualcuno da ringraziare… “Ringrazio Massimo Archimede, con cui ho iniziato a praticare il canottaggio e che oggi non allena più perché il lavoro lo ha portato in Francia, e poi Giovanni Boldrino, che ci accompagna qui, e naturalmente Mauro Tontodonati, il responsabile delle squadre agonistiche del CUS Torino. E poi ringrazio la squadra, le mie compagne, perché se siamo qui, in una stagione di alti e bassi, è perché ci sappiamo fare forza”.
Khadija, cosa c’è nel tuo futuro remiero dopo questa maglia azzurra? “Voglio continuare su questi livelli, sogno di partecipare a un Mondiale e ci proverò subito l’anno prossimo, seguendo l’esempio di Ottavia Ravoni, che ha iniziato con la Coupe e poi da secondo anno Ragazzi quest’anno farà il Mondiale. Ovvio se non riuscissi a farcela, una seconda Coupe andrebbe benissimo, ma il sogno è il Mondiale. E poi dopo lavorerò per arrivare ai massimi livelli, in società abbiamo il nostro esempio principale da seguire, Greta Masserano, che quest’anno ha vinto i Mondiali Under 23 sul quattro di coppia Pesi Leggeri femminile”.