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La piena del Tevere a Roma: il peggio sembra passato

domenica 2 Febbraio 2014

La piena del Tevere a Roma: il peggio sembra passato

ROMA, 02 febbraio 2014 – La notizia è che non smetterà di piovere nei prossimi giorni, ma la portata del fiume Tevere non è destinata ad aumentare sensibilmente. Tutto è accaduto improvvisamente e, a quanto pare, imprevedibilmente. Si è passati da una altezza di 7,32 metri sullo zero di Ripetta delle ore 00,00 del 31 gennaio a 11,63 metri delle ore 12,00 dello stesso giorno. Vale a dire che l’altezza del fiume è aumentata di 4,31 metri nel giro di dodici ore. E’ una cosa molto preoccupante soprattutto se si considera che alle 14,00 del giorno successivo il fiume ha raggiunto una altezza massima, fino a questo momento, di 12,79 metri sempre sullo zero di Ripetta. In altri termini la portata del Tevere è passata da 280 metri cubi al secondo a 1.500 metri cubi al secondo  in poco più di 36 ore. Attualmente, rilievo delle ore 20,00 del 2 febbraio, il valori dopo una confortante discesa, sono saliti a 12,35 metri.

Le aride cifre per addetti ai lavori (Regione Lazio, Ufficio Idrografico e Mareografico di Roma, www.idrografico.roma.it) ci dicono in altri termini che il fiume in poco più di 12 ore è passato da una stato normale a quello di piena ordinaria ed ha sfiorato successivamente quello di piena straordinaria. La prima considerazione da fare è che i dati fanno emergere una situazione che si è evoluta velocemente fuori di ogni previsione. Finora i Circoli romani hanno subito danni “circoscritti”: allagamenti, accumuli di detriti e fango, ma nulla rispetto a quello che avvenne nell’ultima piena con i galleggianti pieni di imbarcazioni alla deriva. L’abitudine di misurare l’altezza del fiume in base all’idrometro collocato nell’antico porto fluviale di Ripetta e di metterlo a confronto con l’effettiva quantità di acqua misurata dalla portata, ci dà l’idea esatta della forza distruttrice del Tevere quando va in piena. Per secoli le sue acque hanno scandito la vita di Roma creando quel sentimento di odio ed amore verso il fiume che ancora alberga nel cuore dei romani.

Questi hanno vissuto sempre con il timore sacro verso questa forza della natura capricciosa e terribile. Ma oggi viviamo un’altra situazione. Giustamente i Circoli capitolini lamentano di non essere stati avvertiti in tempo. Le previsioni meteo hanno raggiunto una notevole precisione che mal si concilia con le variazioni di portata di un corso d’acqua regolato da sbarramenti coordinati dalle aziende che producono energia elettrica. Le dighe non esistevano nel mondo antico, ma neanche nei periodi storici successivi, esse sono divenute operative negli ultimi decenni ed hanno assicurato un flusso costante in situazioni meteo prevedibili. Cosa è cambiato negli ultimissimi anni? L’imprevedibilità delle cosiddette bombe d’acqua? Di certo si è di fronte ad un fenomeno nuovo in cui il dissesto idrogeologico e l’abusivismo edilizio, poi condonato, hanno avuto il loro peso. I canottieri di tutta Italia sono sensibili a questi fenomeni poiché vivono giornalmente i corsi d’acqua della penisola. Essi sono degli esperti spesso inascoltati.

Chi pratica il remo a Roma conosce perfettamente ogni gorgo, ogni anfratto dell’alveo fluviale, ma anche le storture di chi abita in umili tuguri le sponde degradate. Piccoli e grandi abusi, da anni i sodalizi capitolini si sono fatti carico del mantenimento delle sponde di cui hanno la concessione, della denuncia delle situazioni di rischio, ma sono rimasti inascoltati. I canottieri romani con il loro bagaglio di esperienza sarebbero utilissimi nelle emergenze, ma nessuno li considera. Essi si sono fatti carico di iniziative lodevoli come quelle di pulire le sponde in prossimità dei ponti storici, ma la loro voce è risultata vana. Il canottaggio per essere praticato ha bisogno di una barca spinta dalla forza sapiente dei remi, non inquina, è rispettoso dell’ambiente e chiede di essere coinvolto nelle iniziative per la tutela dei fiumi e dei laghi. Solo così potrà portare a termine la sua missione che è agonistica, ma rispettosa dei luoghi.