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Gaetano Iannuzzi e la sua prima volta come tecnico azzurro

venerdì 26 Luglio 2013

Gaetano Iannuzzi e la sua prima volta come tecnico azzurro

LINZ, 26 luglio 2013 – Lo abbiamo visto al timone di quattro con, di due con e, soprattutto, dell’ammiraglia azzurra. Un uomo che ha trascorso la sua giovinezza, non che ora sia anziano anzi è un arzillo quarantunenne, seduto o sdraiato a bordo di barche a urlare per farsi ascoltare dagli atleti che ha avuto in barca. “Fare il timoniere è una passione – ci dice subito Gaetano – sentire il gorgoglio dell’acqua sempre più veloce sotto lo scafo ti fa capire quando è forte l’equipaggio che stai timonando. Vedere la tua barca che sfila le altre è impagabile poiché ti fa sentire potente. Io al timone mi sento come un pilota di Formula Uno ma al posto di cavalli vapore ho uomini che sbuffano, tirano, imprecano e alla fine vincono”.

È un piacere sentirlo parlare. Quando Gaetano racconta il suo lavoro di timoniere è come essere in barca con lui: riesci a comprendere con lui il momento in cui il capovoga deve cambiare ritmo e andare a vincere senza “perdere nessun uomo per strada” facendolo andare fuori ritmo – se fosse a bordo di una Formula Uno forse direbbe fuori giri –. Ecco questo è Iannuzzi, timoniere partenopeo di Portici, che ha alle spalle la partecipazione a due Olimpiadi in otto (Sydney 2000 e Atene 2004), 17 partecipazioni mondiali (1 junior, 6 pesi leggeri, 10 assoluti) che gli hanno fruttato un oro, quattro argenti e tre bronzi, un europeo, oltre alla vittoria di 28 titoli di campione d’Italia con i colori del Posillipo, prima, e dell’Aniene poi.

Ora sta vivendo una nuova giovinezza come tecnico al seguito della squadra azzurra under 23. Una prima esperienza che lo ha letteralmente stregato: “Mi piace insegnare quello che ho imparato in tanti anni di allenamenti. Al timone ero, di fatto, l’allenatore in barca ora, invece, sono l’allenatore a terra con l’esperienza maturata in barca – dice ancora Gaetano – ed è per me un vantaggio poiché non essendo stato vogatore ho visto sempre il gesto tecnico nella sua plasticità, nella sua interezza e, soprattutto, nella sua efficacia”.

Gaetano Iannuzzi di questa esperienza ne parla quasi estasiato: “Ho vissuto tanti anni come atleta delle squadre azzurre ed avevo le mie esigenze, oggi mi trovo dalla parte di chi deve sanare queste esigenze, dare risposte, aiutare a comprendere meglio il lavoro da fare. Ebbene posso dire che sono felice di essere qui poiché è un’esperienza elettrizzante che spero di ripetere se ce ne sarà la possibilità. Mi piace molto dare suggerimenti e indicazioni sia al timoniere che al vogatore: insomma, per entrare nel mondo del pallone, mi sento sia come il tecnico del portiere e sia come quello dell’attaccante”.