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Alessandro Zago e il body ufficiale della nazionale

martedì 1 Ottobre 2013

Alessandro Zago e il body ufficiale della nazionale

ROMA, 01 ottobre 2013 – La passione per il canottaggio, e per il body azzurro, raccontata da Alessandro Zago, un 27enne classe 1986 nato a Livorno, attualmente studente di Informatica presso l’Università di Pisa. Tempo fa, colpito dalla risonanza che il canottaggio stava riscuotendo sui media e spinto dalla curiosità, ha inviato la richiesta di un body da indossare durante le sue attività sportive e nelle uscite col gozzo. Alessandro, ancora incredulo, ha ricevuto il body azzurro e per ringraziare la Federazione ci ha inviato un suo scritto – che proponiamo ai lettori di canottaggio.org, nel quale ci racconta chi è e la motivazione che lo ha spinto a fare la richiesta del body.

“La mia passione sono i motori, ho lavorato per qualche anno presso un’autofficina, e la fotografia sportiva! Fin da piccolo ho praticato sport; ho fatto quattro anni di nuoto, successivamente ho praticato tre anni di pallacanestro per poi passare all’atletica fino ad uno stop forzato a causa di un infortunio al ginocchio. Dopo un paio di anni di stop ho ripreso l’attività sportiva puntando sulla pallavolo (a livello amatoriale) affiancandoci una delle mie passioni, la break dance. Dopo l’ennesimo infortunio, stavolta ad entrambi i polsi, mi sono dato alla pesistica praticando in simultanea hip hop. Dopo due anni di pesi però dentro di me sentivo la mancanza della competizione, dell’agonismo, di pormi davanti un obiettivo da raggiungere, ma soprattutto dell’adrenalina che ti trasmette una gara! Dopo aver riflettuto se tornare su uno degli sport già praticati in passato, parlandone una sera con il mio amico Manuel Carocci, che più volte aveva tentato di portarmi verso il mondo della voga, mi sono lasciato convincere e a settembre del 2012 mi sono presentato in “cantina” presso la sede della Sezione Nautica Ardenza (attualmente riunita insieme ad altre cantine sotto un’unica sezione nautica Livorno Sud); già, perché se Livorno è una città famosa per la sua storia canottiera, citando le origini con i famosi “Scarronzoni”, pluri-medagliati a livello olimpionico ed europeo, arrivando fino ai più recenti olimpionici Marconcini, Mannucci ed Agamennoni, è altrettanto famosa per le gare remiere cittadine.

Di queste gare ne avevo solo sentito parlare, difatti il mondo del remo non mi aveva mai affascinato più di tanto, mi ero sempre limitato a guardare in tv alle Olimpiadi le gesta di Rossi e Bonomi nel K2 o a documentarmi sui successi dei fratelli Abbagnale. Ma è proprio guardando e riguardando i video delle varie gare, caricate con enfasi dalle telecronache di Galeazzi, che dentro di me aleggiava il solito pensiero “Rappresentare la propria nazione, scelto tra centinaia di atleti, una preparazione lunga anni con l’obiettivo di giocarsi in una manciata di minuti un oro e il titolo di numero uno!! Chissà che immensa soddisfazione deve essere!!”. Già, la preparazione atletica! Essendo completamente a digiuno di tecnica e dell’adeguata preparazione fisica ho dovuto rincorrere i miei compagni di cantina, dato che tutti vogavano da almeno un paio di anni, ed è proprio durante la preparazione invernale, dove, a causa del tempo, era proibitivo uscire per mare col gozzo, ci siamo allenati in cantina alternando il remoergometro  alla “vasca”, che i miei nuovi compagni di voga mi hanno raccontato delle loro esperienze passate, dalle difficoltà incontrate durante l’anno, dagli infortuni, ai litigi coi compagni e con l’allenatore, ma su una cosa li ho trovati tutti d’accordo: sulle emozioni e sull’adrenalina che ogni singola gara sa trasmetterti! Avendo praticato molti sport, ed essendomi esibito più volte da solo sul palcoscenico di fronte da una folta platea, dicevo loro che oramai a 26 anni sapevo tranquillamente gestire la tensione e le emozioni, ma anche in questo caso li ho trovati tutto sullo stesso filone di pensiero “le emozioni che sa trasmetterti la voga non le provi da nessun’altra parte”.

Detto fatto, riuscito a conquistarmi la fiducia dell’allenatore (Marino Casprini, ex canottiere della nazionale) e di conseguenza un posto in barca, il giorno della mia prima gara non lo dimenticherò mai, il silenzio e la concentrazione di ognuno di noi durante la fase di riscaldamento, gli ultimi consigli del mio compagno di seggiolino, il  portarsi in partenza e nel giro di pochi secondi, senza neanche rendersene conto, immediatamente dopo lo sparo dello starter, ci siamo, sono in gara! Dopo le prime palate nella mia mente si sono sovrapposti un sacco di pensieri “ce la farò ad arrivare fino al traguardo?” “speriamo di non sbagliare” “riuscirò a mantenere la concentrazione?” “ripagherò la fiducia dell’allenatore?” “quanto manca alla fine?” “riuscirò a seguire il ritmo del capovoga?” “e se dovessi non farcela?” ma ad un tratto.. eccole..le grida e gli urli delle persone che ti fanno il tifo e ti incitano, ti spronano a dare il massimo; anche se la prima regola è di rimanere con la testa in barca qualsiasi cosa succeda intorno a te, non puoi far a meno di venir investito dalle grida e dalla carica che ti trasmettono. E’ stato in quel momento che tutti i miei dubbi e pensieri sono spariti, ed ho capito che tutta la fatica che stavo impiegando non era solo per me, i miei compagni di squadra e l’allenatore, era anche per loro!! A partire dai genitori, passando per gli amici e per gente che nemmeno conosci, persone che quella mattina potevano starsene tranquillamente a casa a letto ed invece si sono alzate in barba al meteo per essere li a tifarti con tutte le loro energie! Per non parlare dei complimenti, i baci e gli abbracci ricevuti pur essendo arrivati ad un soffio dal podio!! Come non dimenticherò mai le parole del mio compagno di seggiolino Giacomo Bagnoli, che nonostante la concentrazione in gara, accortosi di un mio momento di difficoltà mi ha urlato “Dai ciccio non mi abbandonare!” aiutandomi a reagire e a tornare concentrato.

Dopo la prima gara è stato amore per sempre! Ho sentito dentro di me che non sarei riuscito più a separarmi da questo mondo! Un mondo fatto di fatica e di sacrifici, di delusioni e di momenti difficili, ripagati poi da soddisfazioni ed emozioni indescrivibili!! Uno sport che ti insegna che la forza del singolo non serve a niente se prima non c’è la forza del gruppo; uno sport che ti porta a stringere dei legami con i tuoi compagni che quando monti in barca, di undici atleti che siamo ne diventiamo uno solo; compagni grazie ai quali riesci a venir fuori dai momenti difficili, ma soprattutto con cui condividere la gioia del risultato ottenuto insieme!!! Compagni, che dopo una stagione passata insieme, arrivi a definirli come fratelli e sorelle! Anche quando ho dovuto fare da spettatore, alla Barontini, non mi sono accontentato di stare all’arrivo ad attendere i miei compagni di squadra, ma li ho seguiti a corsa per tutti i 3200 metri di percorso urlando ed incitandoli, e può sembrar strano, ma mentre correvo ho provato emozioni che da spettatore di partite di pallacanestro e pallavolo (senza nulla togliere a questi due bellissimi sport) non avevo mai provato, ed anche se verso l’arrivo ero a corto di fiato e mi sarei potuto tranquillamente fermare, ho continuato fino alla fine, perché sapevo che i miei compagni avevano bisogno di sostegno e di carica!! Durante il prosieguo della stagione e della preparazione non sono mancati momenti di difficoltà e sconforto, ma grazie alla forza del gruppo sono riuscito a superarli! In particolar modo ricordo una sera, mentre mi allenavo in vasca col mio amico di sempre Davide Del Tongo, anche lui al primo anno di voga ed ex canoista, eravamo  un po’ demotivati e quindi per caricarci un po’ ho iniziato a rievocare le storiche telecronache di Galeazzi usando i nostri nomi e urlando “forza Davide che l’oro di Rio 2016 è li che ci attende!!”.

Subito ci è tornato il sorriso, la carica e la voglia di finire la stagione al top della forma! Tornando a casa da quell’allenamento non potevo far a meno di sorridere ripensando all’accaduto, e più ci pensavo più si materializzava dentro di me l’immagine di noi sul gradino più alto del podio alle olimpiadi, con l’oro al collo, la mano sul petto a cantare l’inno e l’esser fieri di essere riusciti a rappresentare la propria nazione nel migliore dei modi! Già, la nazionale!! Il sogno di indossare un giorno il tricolore, il massimo obiettivo a cui uno sportivo possa ambire, gareggiare coi colori della propria nazione!! Con il continuo susseguirsi di questi pensieri, non appena conclusa la stagione remiera, sono andato a provare canottaggio, presso l’Unione Canottieri Livornesi, la solita di cui facevano parte gli “Scarronzoni”!! Forse è stato un semplice caso, ma quando mi hanno indicato la barca da prendere e preparare per l’uscita mi è balzato subito all’occhio il tricolore; ebbene si, era una barca usata dalla nazionale italiana!! Da li ho trovato il coraggio di contattare la F.I.C. e in poche righe di raccontare la mia storia e il mio sogno di poter indossare un body con il tricolore sul petto. Dopo aver scambiato un paio di e-mail, un giorno in cui oramai le mie speranze si erano un po’ affievolite, mi son visto recapitare a casa un pacco contenente il body ufficiale della nazionale!! Un  piccolo grande sogno che si avvera alla soglia dei 27 anni…”.