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Il volo del quattro senza leggero

martedì 20 Settembre 2011

Il volo del quattro senza leggero

ROMA, 20 settembre 2011 – Certe cose non sfuggono agli occhi degli esperti, meno che mai a Ferruccio Calegari, ribollente penne meneghina che trae spunto dall’approfondimento dei suoi studi sulla storia della Moto Guzzi (è l’autore di “E l’Aquila continua a volare – Ottant’anni di storia della Canottieri Moto Guzzi”) per analizzare la  barca degli equilibristi Martino, Marcello, Andrea e Daniele a partire dall’impostazione Carcano-Moto Guzzi. Buona lettura. (MC)


Effemeridi

Il “quattro senza” leggero vola sul tetto d’Europa.
UN RITORNO AL PASSATO NELLA “IMPOSTAZIONE CARCANO”
CHE RICARICA L’EQUIPAGGIO AZZURRO SULLA VIA DI LONDRA

La allegra brigata del quattro senza pesi leggeri che a Plovdiv ha conquistato il titolo europeo, immortalata dal bravo Detlev Seyb in un simpatico gioco di equilibrio sulla imbarcazione, dopo la premiazione, riporta alla memoria altri momenti della storia remiera azzurra. Martino Goretti, origini remiere alla Moto Guzzi ed ora alfiere delle Fiamme Oro, con Marcello Miani, una vita alla Ravenna ed ora Forestale, Andrea Caianello dal glorioso Posillipo anche lui bandiera delle Fiamme Oro e Daniele Danesin dalla Sportiva di Lezzeno andato ad arricchire la bacheca della Forestale, hanno dato prova di eccezionale impegno dominando una delle gare più difficili su una delle più belle barche del canottaggio. Ma la visione del momento eccezionale di questi quattro ragazzi che volano sul tetto d’Europa riporta alla memoria altri periodi, quando 55 anni fa dopo gli “europei” di Bled (oro per il 4 senza Moto Guzzi e bronzo per il 4 con), a Mandello ci si interrogava perché mai il quattro con che sul lago sloveno aveva avuto un ottimo inizio poi in finale avesse avuto un parziale cedimento. E l’ing. Giulio Carcano geniale progettista della Moto Guzzi, esperto di cose di mare (era un appassionato velista) osservava che l’avanzare della barca (il 4 con) avveniva ad ogni colpo di remo tra piccole, quasi impercettibili, oscillazioni, percependo uno sbilanciamento tra i vogatori della bordata pari e della dispari (*).  Gli sembrava che il prodiere, il vogatore al quarto carrello, prevalesse nell’azione di forza sul n. 3, come il due verso il capovoga. In pratica data la forma della barca i “pari” erano “avvantaggiati sui dispari”, determinando poi il leggero zig-zag, che secondo l’ing. Carcano faceva perdere alcuni secondi. E quindi suggeriva l’inversione delle posizioni tra la voga n. 3 e la 4, risultandone l’allontanamento, sullo stesso bordo del capovoga, del vogatore n. 3, con avvicinamento sull’altro bordo dell’ex n. 4.

La barca, dopo le prime sperimentazioni, risultava più equilibrata e stabile e le mini oscillazioni erano scomparse. Alle Olimpiadi di Melbourne la nuova impostazione, apparsa in gara sul piccolo specchio d’acqua che bagna la cittadina di Ballarat, destò molta curiosità: l’Italia vinse la batteria e così anche la semifinale, dando la sensazione che ormai la strada del successo fosse segnata. Un successo, un trionfo, che la Svezia nella seconda parte del percorso finale ha tentato di inficiare, con ripetuti attacchi ai quali il timoniere Ivo Stefanoni rispondeva con reiterate chiamate “dei 10 colpi” stroncandone le velleità, tanto da sembrare nel finale che la barca italiana scivolasse sull’acqua senza problemi.

E alla fine, tirando un grosso sospiro di sollievo, il capovoga Franco Trincavelli commentava: “Quando entrammo in acqua per la finale olimpica eravamo consapevoli della nostra forza e ai 1.600 metri non avevamo più avversari”. E dalla relazione del vice presidente federale Pierino De Gregori responsabile della squadra si rilevava “   …. I vincitori olimpici non han lasciato dubbi, le vittorie sono state evidenti e schiaccianti, a cominciare dai nostri, che presa la testa hanno condotto da giganti una regata meravigliosa, sbalordendo la critica e gli speakers, che facevano rilevare la strapotenza della palata, in relazione al basso numero di colpi e mettevano in rilievo il potente gioco di gambe ed il pendolo, dote peculiare degli equipaggi Guzzini.”

L’impostazione Carcano, o Moto Guzzi, che certamente si addiceva di più alle barche senza timoniere, in seguito e con alterne fortune fu ripresa da tantissimi equipaggi, anche nell’otto con timoniere. Nel gioco degli equilibri evidentemente ai tecnici è sembrato importante riadattarla al quattro senza azzurro che con la nuova impostazione dell’equipaggio esordì a Lucerna col secondo posto in Coppa del Mondo, per proseguire con l’argento ai Mondiali di Bled e salire all’oro agli Europei di Plovdiv.

Qualcuno osservava che tutto sommato erano piccoli arrangiamenti, degli aiutini psicologici più che differenze concrete nella gara, cosa forse anche reale ma comunque assai importante quando aiuta a realizzare un risultato in cui anche “il poco” può essere determinante. Come quando durante il raduno pre-mondiale Eros Goretti, il papà di Martino, suggerì una variante nella quotidiana routine del “collegiale” a Verceia, proponendo una veloce trasferta a Mandello così da far “respirare” agli atleti l’antico clima nel “nido delle aquile”.

Ferruccio Calegari

(*) Rif. “E l’Aquila continua a volare – Ottant’anni di storia della Canottieri Moto Guzzi