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Giuseppe Vicino e il quattro senza under 23

sabato 13 Agosto 2011

Giuseppe Vicino e il quattro senza under 23

ROMA, 13 agosto 2011 Peppe Vicino parte seconda. Dopo il racconto del Mondiale Junior, il vogatore napoletano del Circolo Remo e Vela Italia parla della sua prima esperienza iridata under 23. “Il quattro senza? Da gennaio lo preparavamo io e Marco Di Costanzo assieme a Giuseppe Minichini e Roberto Bianco. Il nostro primo test è stato il Meeting Nazionale di aprile e la barca ha risposto molto bene. Era la strada giusta su cui lavorare. Poi c’è stato il Memorial in cui ci siamo confrontati per la prima volta con altre nazioni e abbiamo capito che dovevamo impegnarci ancora di più per raggiungere il loro livello. Poi, a maggio, ancora a Piediluco siamo arrivati terzi dietro i PL ed i Senior”.

Arriva giugno, arriva il raduno premondiale. “In raduno, gli allenatori hanno pensato che la barca si potesse migliorare ed hanno deciso di cambiare formazione introducendo Simone Ponti al posto di Roberto, diventato capovoga del 4 con, mentre Mario Paonessa, rientrato da Lucerna, è stato subito inserito nella nostra barca al posto di Giuseppe.  Si sono subito sentiti i suoi watt e la sua esperienza,  eravamo pronti per partire alla volta di Amsterdam”.

Passo dopo passo, la barca azzurra arriva in finale che Vicino ricorda benissimo in tutti i suoi dettagli. “Due giorni prima, avevamo vinto la batteria e realizzato il record del mondo contro la Germania che sapevamo ci avrebbe dato un gran filo da torcere. In partenza avevo la giusta tensione addosso grazie ai miei compagni e al mio allenatore Antonio Colamonici che mi hanno aiutato a controllare lo stress di questa gara e a trasformarlo in energia positiva. Siamo partiti molto cattivi perché sapevamo di dover restare in contatto con la velocissima partenza della Germania. Siamo riusciti ad avviare bene la barca e ad essere una punta avanti dopo la partenza. Una gara piena di attacchi, da parte nostra e dei tedeschi. Sapevamo che mollare un solo colpo voleva dire trovarsi indietro visto che siamo stati tutto il tempo punta a punta. Verso i 1200 metri la Germania ci ha attaccati in modo intenso ed è riuscita a guadagnare mezza barca. Avevamo solo 500 metri per prenderli e passarli e quindi, poco dopo i 1500, abbiamo capito che bisognava anticipare la chiusura. Perciò abbiamo iniziato a salire sia di intensità in acqua sia di colpi. Ai 1750 Mario ha chiamato un ultimo via che ci ha portati a fare una fortissima chiusura che ha sorpreso i tedeschi. Purtroppo non è bastato e abbiamo tagliato il traguardo con 25 centesimi di ritardo rispetto agli avversari”.

Giuseppe deve molto al suo tecnico. “Sicuramente il primo ringraziamento e riconoscimento lo devo ad Antonio Colamonici, mio allenatore societario e collaboratore della nazionale. Già dall’inizio dell’anno era convinto che potessi gareggiare anche da under 23, pur essendo junior. Mi ha aiutato molto per quanto riguarda il lato sportivo e il modo in cui affrontare la gara mentalmente”. 

Ecco, infine, il ritratto dei suoi tre compagni d’avventura.

SIMONE PONTI. “Grande atleta. Anche se eccessivamente potente dal punto di vista fisico, compensa con una buonissima tecnica. Essendo al due dietro di me, mi aiutava a migliorarmi ogni giorno e a evitare errori banali che possono capitare a chi non è molto esperto. Il nostro rapporto non è solo da compagni di barca ma anche fuori ci siamo divertiti e siamo molto amici”.

MARIO PAONESSA: “Con lui mi sono trovato molto bene, abbiamo avuto modo di conoscerci meglio al Mondiale dove eravamo in stanza insieme. Anche lui mi ha aiutato a preparami psicologicamente alla gara per poter rendere al massimo, è un ragazzo a cui piace scherzare e divertirsi ma sa quali sono i momenti in cui invece bisogna essere seri e concentrati”.

MARCO DI COSTANZO: “E’ un compagno di mille battaglie sia insieme che contro. Per due anni di seguito ci siamo dati battaglia nel due senza e possiamo dire che siamo alla pari in quanto per un anno sono riuscito a tenerlo dietro, mentre l’anno dopo si è preso la rivincita. Due Mondiali insieme nell’otto e ci siamo portati a casa due medaglie di bronzo. La prima, inaspettata, ci ha riempito di gioia e soddisfazione. La seconda, invece, piena di amarezza perché pensavamo di poter fare di più e migliorare. Siamo sulla stessa lunghezza d’onda per quanto riguarda ciò che ci piace. E’ un grande atleta che lavora molto di testa e che sa come sfruttare al meglio le proprie potenzialità”.