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Ai fratelli Abbagnale il XXIV Premio “Emilio e Aldo De Martino  Amore per lo Sport e per la Vita”

martedì 3 Maggio 2011

Ai fratelli Abbagnale il XXIV Premio “Emilio e Aldo De Martino  Amore per lo Sport e per la Vita”

MILANO, 03 maggio 2011 – I più bei nomi dello sport milanese sono intervenuti lunedì 2 maggio nella prestigiosa “Sala delle Colonne” alla sede centrale della Banca Popolare di Milano per applaudire la “Famiglia Abbagnale” alla quale quest’anno è stato assegnato il prestigioso Premio “Emilio e Aldo De Martino – Amore per lo Sport e per la Vita”, alla 24.a edizione, ma da quattro anni trasformato da individuale a gruppo familiare. E nel 2008 fui assegnato alla Famiglia Mangiarotti, nel 2009 alla Famiglia Moser, nel 2010 alla Famiglia Simeoni/Azaro e quest’anno agli Abbagnale. La manifestazione è stata condotta impareggiabilmente da Bruno Pizzul, storica voce della televisione italiana che ne aveva seguito le iniziali vicende prima che entrasse in campo con le sue irruente cronache Giampiero Galeazzi, che tra l’altro aveva inviato un simpatico messaggio che è stato letto da Pizzul.

Al tavolone presidenziale del salone c’erano, oltre ai premiati ed a Bruno Pizzul, Giovanni Pipi, dirigente della Banca Popolare, Claudio Gregori della Gazzetta dello Sport, il prof. Robertino Ghiringhelli dell’Università Cattolica con dichiarato lontano amore per il canottaggio varesino, Mario Resca, dirigente del Ministero dei Beni Culturali e Andrea Vaccani, presidente del Premio.

Claudio Gregori, tra l’altro anche lui con un passato nel canottaggio all’Università di Pavia, ha illustrato in maniera impareggiabile l’alata genesi della grande famiglia di campioni del remo, ricordandone la “nascita” nel piccolo club di Castellamare di Stabia dove “si aprì il capitolo più bello, unico e indimenticabile della storia del canottaggio italiano”. E dove – sottolineava ancora Claudio Gregori – “in quella palazzina in legno e muratura adagiata sulla banchina del porto nasceva il mito sportivo di Giuseppe e Carmine Abbagnale. E nel loro destino di campioni c’era il due con timoniere, la barca che evoca più delle altre lo sforzo, la fatica e il sudore, come la cultura contadina di cui gli Abbagnale sono figli. E come per incanto quella barca dura si trasforma, diventa suntuosamente elegante e attraverso tredici anni consecutivi (dal 1981 al 1993) ci fa attraversare momenti emozionanti nella storia del canottaggio”. “Momenti – grazie anche alla passione e intuizione del loro zio-allenatore Giuseppe La Mura, prosegue Gregori – che saranno traino per il canottaggio italiano dopo la stasi sopravvenuta al periodo di Baran e Sambo”. Giuseppe e Carmine entrano da protagonisti nella storia del canottaggio e nel libro d’oro dello sport e con loro al timone della barca, che con ardita visione Gregori fa nascere da una immaginaria conchiglia dal mare, il timoniere Peppiniello Di Capua.

Poi ne ha ricordato i momenti magici del percorso vittorioso, le sette medaglie d’oro, una d’argento e una di bronzo ai mondiali e i due ori e l’argento nelle tre edizioni consecutive dei Giochi Olimpici. Accostandone i nomi ai gradi campioni, ai grandi singolisti del passato e ricordando anche le gesta del comasco Giuseppe Sinigaglia trionfatore a Henley nel 1914, e associandogli anche l’altro campione stabiese Ciccio Esposito, sino ad arrivare alla continuità familiare con il successo in tre Olimpiadi successive del terzo fratello, Agostino, oro a Seul nel quattro di coppia, ad Atlanta nel doppio e a Sydney ancora nel quattro di coppia, “una impresa esclusiva per chi ha le stimmate del fuoriclasse”. Agostino non era presente, impegnato a Piediluco per le sue funzioni di tecnico federale, ma è stato ugualmente applaudito. Come in futuro, riteniamo, si aggiungerà l’applauso degli sportivi milanesi quando con padre e zii approderà a Milano anche Vincenzino, il figlio di Giuseppe Abbagnale che tanto sta crescendo nella loro scia.

“Questo riconoscimento – ha spiegato il presidente del Premio, Andrea Vaccani – ripropone il senso della vita e dello sport vissuti con amore, passione e impegno, come è stato per Emilio e il figlio Aldo, epigoni del giornalismo italiano”. Riconoscimento culminato con l’assegnazione alla “famiglia Abbagnale” de l’Albero d’Europa, originale multiplo dell’opera del maestro Mario Rossello realizzato in esclusiva per l’Associazione che promuove il premio, mentre a Peppiniello Di Capua è stato consegnato il riconoscimento speciale il “Cuore d’Argento”, in parallelo ad analogo riconoscimento a Mario Resca, dirigente del Ministero dei Beni Culturali impegnato nella promozione sportiva.

E tra i tantissimi presenti ricordiamo la signora Carla, vedova di Aldo De Martino ed anima della manifestazione, Edoardo Mangiarotti, Carlo Monti, Pilade Del Buono, Sante Gaiardoni, Sergio Meda, Alcide Cerato ed anche un cugino dei fratelloni, Carmine Abagnale (ma con una sola B, puntualizza) attivo nella vita politica e civile di Milano. E validissima memoria dello sport italiano Vito Liverani, l’eccezionale fotografo fondatore di Omega Fotocronache, che pur essendo andato ufficialmente in pensione lo scorso anno, è sempre attivamente presente ai grandi avvenimenti dello sport e dal suo archivio ha fornito le preziose immagini per la brochure dell’avvenimento ed anche a noi per la circostanza le foto per questo servizio.

Ferruccio Calegari