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Dal ghiaccio al lago di Piediluco: ecco la Svezia

venerdì 15 Aprile 2011

Dal ghiaccio al lago di Piediluco: ecco la Svezia

Dal ghiaccio al lago di Piediluco: ecco la Svezia


di Enrico Porfido

PIEDILUCO, 15 aprile 2011 – La Svezia coglie l’occasione del FISA Camp per scendere in acqua per la prima volta nell’anno. I campi di regata svedesi sono tutti completamente ghiacciati e per questo la Federazione ha chiesto alla FISA di essere inserita nel programma di quest’appuntamento formativo.
Due gli equipaggi qui al Memorial d’Aloja: il doppio pesi leggeri di Oscar Russberg e Dennis Bernhardsson e il doppio senior di Oscar Claesson e Dennis Gustavsson.
Parliamo un po’ con l’allenatore Johan Lidberg di questa esperienza e del canottaggio svedese.

Svezia al FISA Camp per paesi in via di sviluppo, suona un po’ strano no?
“E’ vero. Quando si pensa ai paesi in via di sviluppo, non si pensa certo alla Svezia. Noi non rientriamo a pieno nella categoria “paesi in via di sviluppo” perché siamo una nazione ricca, abbiamo le strutture e i mezzi, ma abbiamo un grande limite: il clima. Per tutta la stagione invernale non ci è possibile uscire in barca perché è tutto ghiacciato ed è per questo che abbiamo insistito per venire qui a Piediluco in questi giorni. La FISA ha accettato la nostra richiesta in cambio di aiuto nell’organizzazione di questo training Camp”.
Ora è tutto più chiaro. Allora parliamo un po’ di questo doppio evento, FISA Camp e Memorial d’Aloja.
“Il Camp è una bellissima esperienza e offre tantissimi spunti per la crescita di allenatori e atleti. Organizzazione ottima. Abbiamo fatto molti test fisiologici e ho avuto l’opportunità di parlare con altri allenatori e confrontarmi. Sono venuto qui principalmente per questo. Col confronto diretto si cresce in modo sano. I ragazzi sono stati felicissimi di fare un’esperienza del genere”.

Quanto è conosciuto il canottaggio in Svezia?
“Il canottaggio in Svezia è abbastanza diffuso, ma dobbiamo crescere ancora tanto. Negli ultimi anni il nostro sport ha avuto una grande visibilità, soprattutto grazie alla vittoria di Frida Svensson, campionessa mondiale in singolo. I circoli tesserati per la Federazione sono una sessantina, ma realmente attivi sono solo venti. Quindi tirando le somme, sono solo un centinaio gli atleti che gareggiano”.

Avviamento allo sport. Come entrano in contatto i ragazzi più giovani con il mondo del remo? Esistono progetti particolari, magari organizzati in collaborazione con le scuole?
“La nostra fortuna è che in Svezia lo sport si fa a scuola. È obbligatorio e costa poco, una decina di euro all’anno per l’iscrizione ad un club. Lo stato sovvenziona molto le società sportive e promuove le collaborazioni con la scuola pubblica. Al liceo tutti gli studenti praticano una disciplina sportiva ed è una grande opportunità. In questo modo lo sport entra nella vita di tutti i giorni e si fa conoscere. Abbiamo le stesse possibilità di tutti gli altri sport di farci conoscere, se non fosse così il canottaggio rimarrebbe interno al circolo e non conoscerebbe mai una grande diffusione”.