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Ingegner Luca Martin, Che bel progetto a Szeged

martedì 17 Agosto 2010

Ingegner Luca Martin, Che bel progetto a Szeged

ROMA, 17 agosto 2010 – Certe emozioni si vivono una volta nella vita oppure, per chi la bravura nel saperle stanare e rincorrerle, anche a distanza di sette anni. Prendete Luca Martin, 24 anni in forza alla Canottieri Gavirate e studente di Ingegneria Gestionale  (vicina la Laurea Specialistica) al Politecnico di Milano.

Campione mondiale Junior nel quattro senza ad Atene 2003, campione mondiale universitario nel quattro senza pesi leggeri a Szeged 2010: sette anni e cinque giorni tra i due titoli, sicuramente diversi a cominciare da partner ma ugualmente frutto dell’amore verso le disciplina sportiva della propria vita, scoperta nel 2001.

“Ero stufo di assistere alle partite di basket dei mie compagni dalla panchina, volevo cambiare e mio padre mi diede il giusto suggerimento”. Papà era un canottiere, la sorella Silvia (classe 1987)  ha centrato la medaglia d’argento ai Mondiali Under 23 di Racice 2009.

Per Luca Schinias è il ricordo migliore. “Ho remato e vinto insieme a Marco Cecchin, Martino Goretti e Riccardo Fasoli (foto a lato). Quell’esperienza non la dimenticherò mai anche perché prima e durante il Mondiale sono nate amicizie molto importanti”. Su Facebook impazza il fenomeno dell’Hummer Crew, è addirittura stato creato un gruppo ed è quindi logico cercare di capirne l’origine proprio dal neocampione del mondo universitario. “E’ appunto un ‘crew’ che abbiamo fondato tra amici che condividono l’amore per la sfida e per la ricerca del limite di sopportazione della fatica. In pratica ci piace svolgere prove fisiche lunghe e faticose. Gli sport solitamente sono bici, corsa, canottaggio, nuoto, sci di fondo e in genere tutto ciò che permette di raggiungere stati psicofisici estremi. Inoltre tutti i membri sono accomunati dall’amore per la birra”.

A Szeged passando per Ferrara insieme a Matteo Pinca, Marcello Nicoletti e Tommaso Balboni. “Il raduno è stata una vera a propria vacanza: 10 giorni davvero piacevoli, in cui potermi dedicare esclusivamente al canottaggio sono stati davvero piacevoli. La barca è sempre andata bene in allenamento, il gruppo era ottimo, gli allenatori Paolo e Bebe ci hanno seguito con vera professionalità lasciandoci però molta libertà. Il mio equipaggio era formato da persone che già conoscevo e con cui in un passato più o meno recente avevo già remato. Caratterialmente molto eterogenei, in barca ci siamo trovati a pensarla allo stesso modo e tutto ciò ci ha permesso di lavorare al meglio”.

Una finale più dura del previsto, dopo i buoni riscontri in batteria. “Il forte vento contrario favoriva non di poco le acque 1 e 2. Temevamo la Gran Bretagna,  anche se per tutta la gara sono stati i francesi i più pericolosi e, dopo una forte partenza, ci hanno dato filo da torcere. Sul passo però ci siamo allungati bene e con una progressione ai 1000 e una poco prima dei 500 siamo riusciti a metterci davanti e conservare la posizione fino alla fine.Il successo lo dedico a Giovanni Calabrese che, al di là delle sue eccellenti qualità di allenatore, ha davvero saputo trasmettermi la passione per uno sport. E alla mia ragazza Ileana, la persona con cui condivido maggiormente l’alternarsi delle gioie e dei dispiaceri che inevitabilmente scandiscono la vita di ognuno di noi”.