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Alluvione alla Canottieri Padova: parla Rossano Galtarossa

domenica 21 Novembre 2010

Alluvione alla Canottieri Padova: parla Rossano Galtarossa

ROMA, 21 novembre 2010 – La storia del dramma della Canottieri Padova raccontata dal numero uno del canottaggio italiano. Un numero uno senza piedistallo. Da queste righe traspare tutta l’umiltà che caratterizza 20 anni di carriera e 38 anni di vita. Ascolta sempre la voce del cuore, Rossano Galtarossa, e mette sempre a disposizione tutto sé stesso per il bene collettivo. E’ il direttore degli impianti, quegli impianti devastati dall’alluvione e dalla conseguente piena ed esondazione del fiume Bacchiglione. In questa lettera, Rossano ci trasmette tutte le sensazioni provate negli ultimi 20 giorni.

I danni sono incalcolabili, uno staff di puri amanti dello sport si tira su le maniche e lavora alacremente e senza sosta per salvare il salvabile, ripristinare il ripristinabile. Il fango e la fatica non frenano la volontà di chi si sente ingiustamente privato di uno dei suoi punti fermi: una struttura invidiabile e indispensabile per avviare i giovani allo sport padovano, la culla e la casa di canottieri e sportivi di livello nazionale e internazionale.  

Esser solidali è il minimo, unirsi all’appello verso le istituzioni è un dovere. Ripercorrendo i fatti, vien da pensare a Ungaretti, alla “pietra totalmente disanimata” della poesia “Sono una creatura” che tristemente si concludeva con il verso “La morte si sconta vivendo”. In realtà, proprio l’attivismo dei soci di ogni età della Canottieri Padova ci porta alla chiusura di “Veglia”: nei momenti di estrema difficoltà, nei momenti in cui sembra impossibile rialzarsi “Non sono mai stato tanto attaccato alla vita”. (MC)

Dopo 3 settimane di lavoro ininterrotto tra fango e detriti ho pensato di fermarmi un attimo per far sapere agli amici del mondo remiero italiano (dato che i media nazionali non sembra si siano sprecati nel seguire i danni provocati dall’alluvione che ha colpito il Veneto all’inizio del mese) cosa sia successo alla Canottieri Padova: già dal mattino di quel maledetto lunedì Massimo Furlan, amico e DS delle sezioni canottaggio e canoa della nostra società, essendo di turno presso il comando di Padova dei VVF mi ha allertato anticipandomi che era prevista una grossa piena per il finire della giornata; come responsabile degli impianti ho provveduto subito a coordinare il personale per issare le paratie che chiudono il nostro argine verso il pontile di imbarco e ad attuare tutti quegli accorgimenti che  consideriamo indispensabili in situazioni di questo tipo.

Verso il tardo pomeriggio il livello del fiume si è fatto più impegnativo ma solo dopo cena la forza dell’acqua ha cominciato a far capire che sarebbe stata una  notte di apprensione; poco prima di mezzanotte la città era in allarme tanto che sindaco, vice sindaco, prefetto e comandante dei carabinieri a turno sono passati presso i nostri impianti per sincerarsi della situazione; le informazioni preoccupanti si susseguivano, Vicenza già inondata, comuni a nord con ordini di evacuazione…poi verso le 2 di notte l’illusione che,  con l’acqua ormai a 30 cm dalla sommità del nostro argine, forse il peggio stesse passando; invece poco più di un’ora dopo ecco il disastro: il fiume Bacchiglione ha tracimato, scavalcando letteralmente il nostro argine e invadendo, sommergendola con oltre 2 metri d’acqua e fango, tutta la sede. Non è stato risparmiato nulla di quello che non si trovasse al primo piano: campi da tennis con palloni pressostatici abbattuti, ristorante con l’acqua fino al soffitto, palestre, uffici, officina, spogliatoi, sala vasche, hangar imbarcazioni, piscina, campo da calcio, locali tecnici, centrali termiche ed impianti elettrici….insomma oltre 100.000 metri cubi d’acqua marrone si sono riversati all’interno della Canottieri. Quando abbiamo deciso di tornarcene a casa per un paio d’ore di sonno erano ormai le 5 passate del mattino e il livello dell’acqua che entrava ormai dappertutto superava già il metro, arrivando alla quota massima – da li ad un paio d’ore -  di 2,30 nella struttura principale e oltre 2,70 metri nella zona della Club House/ campi da tennis. Grande scoramento da parte di tutti; la piena del 2 novembre 2010 ha superato di circa 25 cm il livello raggiunto con l’alluvione del 5 novembre 1966….

Ma già dal secondo giorno abbiamo deciso che si doveva cominciare con i primi interventi, così assieme ad un consigliere (Pietro, ex canottiere) abbiamo indossato la muta e ci siamo addentrati in quello sfacelo bagnato per recuperare il recuperabile (…poco); devo ammettere che entrare negli uffici, in palestra, e negli spazi che abitualmente sono la nostra seconda casa spostando oggetti galleggianti e cercando di non inciampare nei detriti che, nascosti da quel fango calpestavamo, è stato “doloroso”. Una delle prime operazioni che abbiamo pensato di dover fare è stata quella di aprire gli hangar e cercar di liberare le barche ancora integre dal groviglio di tutta l’attrezzatura danneggiata prima che il calar dell’acqua creasse altri danni.

Pian piano il fiume ha cominciato a scendere di livello permettendoci così di far defluire gradatamente parte dell’acqua che rimaneva intrappolata nei nostri spazi; in un paio di giorni più persone tra dipendenti, allenatori, atleti, soci e amici si sono potuti addentrare in quel caos per contribuire a spalar fango, accatastare materiale irrecuperabile (abbiamo fatto portar via almeno 8 container tra arredi, attrezzi e tant’altro). Dopo lo sconforto il morale ha cominciato a rialzarsi nell’incontrare sempre più volontari pronti ad indossare stivali e guanti di gomma per dare una mano, ricevendo “appena” qualche ringraziamento ed un piatto di pasta fatto con una cucina da campo posizionata sul primo posto asciutto.

Dopo una settimana gli agonisti delle sezioni nautiche hanno ripreso gli allenamenti a terra con quella parte di macchinari recuperati, puliti, e ripristinati alla meglio, ma senza contare sulla luce artificiale e tanto meno su una doccia calda.

Oggi, sabato 20, dopo aver passato un’altra notte di ansia per un altro rischio esondazione,  siamo riusciti a mettere a disposizione dei soci l’uso della palestra con le sole macchine meccaniche (ovviamente quelle elettroniche sono da buttare) e ripristinato l’uso degli spogliatoi al piano superiore con luce, riscaldamento ed acqua calda. Rimane però tantissimo ancora da fare, ma abbiamo voluto dare un segno tangibile della nostra voglia di rinascere.

Più di qualcuno si è accorto della mia assenza (spero comprensibile) alla Silverskiff, ma non è solo Rossano che si è fermato: tutte le sezioni agonistiche, pur riprendendo gli allenamenti, sono a rischio per la regolare disputa della prossima stagione in quanto il danno economico patito obbliga il direttivo a cautelarsi verso tutte le spese e così la trasferta a Varese di tutta la nostra squadra è stata immediatamente annullata. Gli atleti per ora non si perdono d’animo, anzi quando c’è bisogno si fanno trovar pronti, come l’altro pomeriggio quando in mezz’oretta abbiamo scaricato a mano da un tir 2000 sacchi di sabbia per rinforzare parte dell’argine attualmente in sofferenza.

Ora dovremo continuare a darci da fare sperando però che arrivino anche degli aiuti tangibili dalle amministrazioni  perché da soli non saremo in grado di fronteggiare tutto questo. Nel frattempo però voglio ringraziare quanti ci hanno fatto sentire il loro sostegno ed il loro affetto in questi momenti così difficili”.