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La comunicazione sportiva nei giornali locali: l’esempio del canottaggio

giovedì 21 Ottobre 2010

La comunicazione sportiva nei giornali locali: l’esempio del canottaggio

La comunicazione sportiva nei giornali locali: l’esempio del canottaggio

Pubblichiamo questa relazione inviata dal giornalista Michele Mondoni in merito a un suo intervento al Panathlon Cremona sul tema sport e comunicazione. Mondoni ha portato la sua personale esperienza, ovvero la realtà del canottaggio cremonese.

 

La comunicazione sportiva nei giornali locali:
l’esempio del canottaggio

di Michele Mondoni

CREMONA, 22 ottobre 2010 – Potrebbe sembrare un’anomalia la mia presenza come relatore a questo convegno del Panathlon, incentrato sul rapporto tra sport e comunicazione.  Francamente all’inizio lo pensavo anche io.

Che peso potrebbe avere, mi chiedevo, un quotidiano di una piccola realtà della Lombardia come “La Provincia di Cremona” nel mare magnum della comunicazione sportiva nazionale che viene chiamata in causa in questo incontro? Quale testimonianze avrei potuto portare come giornalista sportivo di una realtà marcatamente locale? Quali spunti avrei potuto aggiungere a questo dibattito?

Poi ho cambiato prospettiva.

Nel confronto che si vuole innescare in questo convegno tra sport e comunicazione è necessario considerare anche un soggetto per lo più trascurato, ma forse decisivo nel veicolare in modo più diretto ed efficace i valori e i modelli positivi che lo sport  propone: la stampa sportiva locale e i suoi numerosi redattori, giornalisti, collaboratori e free-lance.

Questa mia affermazione viene confermata dai numeri.

Nella sola Lombardia, sommando i dati Audipress 2010 riferiti alla media dei lettori al giorno dei quotidiani certificati (L’Eco di Bergamo, la Provincia di Como, il Giornale di Brescia, la Gazzetta di Mantova, la Provincia Pavese e la Provincia di Cremona) si arriva ad un totale di 1.654.000 lettori al giorno.

Un numero di lettori decisamente importante se confrontanti con lo stesso dato riguardante  quotidiani e riviste sportive su scala nazionale come ad esempio il Corriere dello Sport Stadio (1.677.000), Tutto Sport (950.000), Sport Week (1.524.000) e la Gazzetta dello Sport (3.995.000).

E parliamo della sola Lombardia, anzi dei soli quotidiani certificati da Audipress, perché i numeri di lettori sono sicuramente superiori se consideriamo  la Prealpina di Varese e gli altri giornali lombardi (il Cittadino di Lodi, la Cronaca di Cremona, la Voce di Mantova, Brescia Oggi, il Corriere di Como, il Nuovo Giornale di Bergamo). 

Una forza imponente che non può essere trascurata e che condiziona l’opinione pubblica sportiva anche se con altri modalità e altre prospettive rispetto ai mass media sportivi nazionali.

In che modo?

Innanzitutto, proprio per il loro forte radicamento sul territorio, le testate locali non hanno alcun problema di conflittualità tra i condizionamenti economici  e le esigenze di spazi da dedicare allo sport. Anzi, proprio gli obiettivi editoriali di vendita portano a seguire con dovizia di particolari tutti gli sport evitando di porre l’infelice dicotomia tra sport “maggiori” e “minori”. Lo sport diventa importante per legare il giornale al territorio e per spingere il lettore all’acquisto.

Non mi allontano dal vero se dico che quasi sempre lo sport è il vero traino del giornale locale e molti lettori saltano le altre pagine dedicate alla cronaca, ai paesi e alla cultura per arrivare subito alle pagine dedicate allo sport, molte volte solo al loro sport.

In questi anni, per esempio, ho scritto, dedicando non solo articoli ma anche pagine intere, di canottaggio, ma anche di basket, canoa, nuoto, calcio giovanile e …pesca sportiva, disciplina molto seguita in provincia di Cremona dove due anni si sono svolti i campionati del mondo con 38 nazioni e oltre 15.000 spettatori.

Come detto prima, ogni quotidiano locale tratta argomenti che interessano la comunità in cui scrive.

Sulle pagine del quotidiano “La Provincia di Cremona”, giornale locale con oltre 138 mila lettori di media al giorno (dati Audipress 2010) diffuso anche nelle province limitrofe a quella cremonese, il canottaggio è uno degli sport più seguiti, anche in virtù delle antiche e gloriose tradizioni remiere che Cremona vanta da oltre 50 anni.  Cremona remiera vanta 2 campioni olimpici (Gianluca Farina e Simone Raineri della Canottieri Eridanea Casalmaggiore), 1 campione paralimpico (Daniele Signore della Canottieri Flora), altre 3 medaglie olimpiche oltre a numerosi campioni mondiali, europei ed italiani.

Partendo da questo contesto, lo spazio che uno sport con poca visibilità come il canottaggio ha ottenuto su “La Provincia” di Cremona è dato da quattro fattori:

1) Le scelte editoriali a favore dello sport da parte della redazione giornalistica
Per poter raccontare lo sport, è necessario avere lo spazio per farlo: la “Provincia di Cremona” ogni giorno dedica allo sport ben 7 pagine (oltre 25 pagine nell’edizione del lunedì) raccogliendo tutte le notizie riguardanti squadre, società ed atleti del territorio cremonese. E’ uno spazio importante che coinvolge l’intera redazione sportiva, che a sua volta si avvale di un discreto numero di collaboratori che seguono tutte le attività sportive cremonesi. In questo momento il canottaggio ha ampio risalto sia per gli atleti cremonesi convocati in azzurro sia per i buoni risultati ottenuti dalle società canottieri cremonesi  nelle regate regionali e nazionali. 

2) L’efficienza e la puntualità dell’Ufficio stampa della Federazione Italiana Canottaggio
Da qualche anno la F.I.C. ha potenziato il proprio ufficio stampa fornendo ai noi giornalisti tutti gli strumenti utili per parlare e raccontare di canottaggio. Conferenza stampa, presentazioni delle gare, report quotidiani su risultati e interviste ai protagonisti in tempo reale sono gli elementi che fanno la differenza e semplificano il nostro lavoro di raccolta dati. I servizi fotografici offerto dalla Federazione in occasione degli eventi più importanti (campionati italiani, Europei e Mondiali) sono decisamente un elemento di eccellenza che permette di rafforzare l’impatto mediatico dell’evento remiero.

3) La disponibilità dei dirigenti e degli allenatori delle società remiere cremonesi
Per arricchire e personalizzare gli articoli e gli approfondimenti sul canottaggio, è necessario che i dirigenti sportivi siano collaborativi. Con gli allenatori delle società canottieri cremonesi ho costruito un ottimo rapporto che mi garantisce la tempestività e la correttezza delle informazioni, oltre alla disponibilità nel fornire al giornale servizi fotografici puntuali e precisi.

4) La passione per il canottaggio del giornalista
E qui entra in gioco la mia professionalità, unita alla passione e all’attenzione nel raccontare le gare, i protagonisti, le emozioni e le vicende del canottaggio cremonese. Anche per questo motivo nel 2007 la FIC mi ha nominato “Cavaliere delle Acque“, riconoscimento prestigioso che premia il giornalista dell’anno per il settore canottaggio.

E partendo proprio da questo premio che vado subito al nocciolo della questione dibattuta in questo convegno.
Leggo la motivazione per la quale la Federazione Italiana Canottaggio ha voluto premiarmi: “…va a lui il nostro riconoscimento come auspicio di una sempre più attiva presenza e nella speranza che tanti colleghi sappiano cogliere i grandi valori del canottaggio per trasmetterli ad un sempre maggior pubblico di appassionati”.

Sono queste parole che mi hanno acceso un dubbio, spingendomi ad interrogarmi sul modo in cui presento le notizie e sul grado di responsabilità che dovrei avere nei confronti dei lettori.

Per assurdo, è proprio la grande disponibilità di spazi e la conseguente cassa di risonanza offerta allo sport che deve spingere un quotidiano locale ad interrogarsi più di altri sulle proprie responsabilità di trasmissione dei valori dello sport che, volenti o nolenti, incidono sulla scelta dei modelli sportivi, ma non solo, che i lettori seguiranno.

Sicuramente è possibile una “… comunicazione di speranza, nel tentativo di raccontare le emozioni che lo sport è in grado di regalare”, su questo siamo tutti d’accordo, ma come si traduce questo desiderio, in che modo può diventare possibile senza cadere nel didascalico, nell’ovvio? E soprattutto quali valori possono essere raccontati? In che modo?

In questi cinque anni di articoli sul canottaggio sul mio quotidiano ho parlato di molti aspetti extra agonistici legati al canottaggio, insistendo su temi, esperienze e modelli poco pubblicizzati fino a pochi anni fa.

Un esempio è il mondo della scuola.
Ho sempre dato molto spazio, dedicando pagine intere accompagnate da numerose fotografie,  alle iniziative di indoor-rowing (remo ergometro) proposte dalle società  canottieri nelle scuole medie di Cremona e provincia. Grazie alla collaborazione della società e delle scuole, si è potuto realizzare il connubio fra le esigenze del giornale e la trasmissione dei messaggi positivi e formativi che lo sport detiene.

Un altro esempio, al quale sono molto legato, è il canottaggio per disabili, l’adaptive rowing.
A Cremona, infatti, la Canottieri Flora è una delle società più rappresentative in Italia in questa disciplina non solo per i risultati ottenuti (Daniele Signore è campione paralimpico – Pechino 2008) ma soprattutto per la passione e l’umanità che dirigenti e tecnici fantastici hanno nei confronti di questi ragazzi. Un aneddoto su tutti: l’atleta Efrem Morelli, tetraplegico costretto su sedia a rotelle a causa di una lesione alla colonna vertebrale, aveva ottenuto la qualificazione ai campionati mondiali nel singolo SA (Arms “braccia”). Per presentarsi nel migliore dei modi a questa competizione internazionale, era necessario raddoppiare il numero degli allenamenti quotidiani. Il suo allenatore Pierangelo Ariberti, tecnico della Canottieri Flora non professionista che svolge la sua attività ai llenaotre nel tempo libero dal lavoro, non ha avuto dubbi e ogni giorno alle 6 di mattina portava sulle proprie spalle Morelli fino alla banchina, poi lo metteva in barca e lo seguiva in motoscafo. Una sorta di leggenda di Enea e del padre Anchise al contrario.

Scrivere di sport in un quotidiano locale, quindi, significa provare a raccontare qualcosa che va oltre il mero risultato, che va oltre alla singola partecipazione ad un campionato mondiale, che va oltre alle medaglie conquistate o ai risultati ottenuti.

Una prospettiva diversa, che privilegi quell’aspetto etico che fonda lo sport e che considera la morale e i comportamenti come fatto fondamentale.

Mi spiego con un esempio: pochi mesi fa ho assistito a Crema alla finale di un torneo Futures di tennis. Sul match point per l’atleta argentino, il giudici di gara chiama out una palla dell’avversario italiano chiaramente buona. Il tennista argentino interviene immediatamente, corregge il giudice dichiarando buono il punto dell’avversario e di fatto annulla la propria vittoria. Il giorno dopo, sempre sulla Provincia di Cremona, non c’è traccia di questo gesto. Io, invece, nella stesura dell’articolo, sarei partito proprio da questo.

E’ proprio su questa nuova visione che si gioca il futuro della comunicazione sportiva. 

Nelle immagini: Simone Raineri; Gabriele Cagna con Federico Ustolin; Gianluca Farina; Daniele Signore