BRANDEBURGO, 19 luglio 2008 – Elvira de Blasiis è il medico della squadra nazionale under 23. Laureata in medicina e specializzata in Medicina dello Sport all’Università di Roma, si occupa di cardiologia e di nutrizione all’Istituto Nazionale di Medicina e Scienza dello Sport. Il tuo passato da atleta… “Ho praticato l’atletica leggera (velocità e salti), con dei discreti risultati.” Le tue precedenti esperienze in qualità di medico invece… “Ho lavorato con le squadre nazionali dell’hockey prato partecipando ai mondiali 2007 e con le squadre nazionali giovanili del basket. Con il canottaggio collaboro da due anni, lavorando un po’ con tutte le squadre nazionali.” Qual è il rapporto con gli atleti? “E’ buono. Si fidano del nostro staff che oltre a me comprende la fisioterapista ed il chiropratico. Oltre alla parte prettamente medica mi occupo anche della loro alimentazione. In questi giorni a Brandeburgo infatti, a pranzo sono con loro in mensa per accertarmi che il cibo proposto sia adatto ad un atleta che deve affrontare un mondiale. Poi il mio lavoro non si ferma a somministrare il farmaco, ma sto anche ad ascoltare i loro problemi inerenti l’aspetto fisico e di conseguenza la prestazione.” Il rapporto con i tecnici? “Buono. Abbiamo competenze diverse, formiamo, tecnici e staff medico, un gruppo molto affiatato, indispensabile per gestire una squadra nazionale. Ogni figura è utile ed indispensabile ed anche nel nostro caso, i ragazzi hanno capito i nostri diversi ruoli.” Come vedi l’ambiente canottaggio? “E’ un bell’ambiente, sereno, gli allenatori sono competenti, tranquilli e di conseguenza gli atleti vivono in maniera positiva le loro emozioni. I ragazzi ridono, scherzano, e questo dipende dalle persone che operano con loro, che li stanno attorno. E’ la stessa cultura del canottaggio che porta a questo. Già dagli junior, si vede il tipo diverso di cultura rispetto ad altre discipline sportive. Il ragazzo che va ad allenarsi al mattino prima di andare a scuola è diverso da quello che già chiedere di allenarsi alle 9 è un grosso sacrificio. Gli stessi atleti di alto livello nel canottaggio sono molto diversi, meno arroganti, dei colleghi di altri sport. E’ una questione di cultura e di mentalità.” Il tuo futuro con il canottaggio? “Sono molto impegnata con il mio lavoro all’Istituto Nazionale di Medicina e Scienza dello Sport; spero per il futuro di poter conciliare i due impegni perché mi dispiacerebbe molto lasciare il canottaggio.”