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Comunicato Stampa

giovedì 26 Giugno 2008

Comunicato Stampa

UN GIUDICE ARBITRO A PECHINO: IL DOTT: FABIO BOLCIC

Trieste, 25 giugno 2008 – Pechino chiama e la Trieste del remo risponde, non con un atleta, bensì con un giudice arbitro da anni il numero uno in Italia, ed uno dei migliori al mondo: Fabio Bolcic.
56 anni, laureato in giurisprudenza, funzionario di una Compagnia assicurativa, sposato con Cristina (nella foto sotto, i due insieme in barca), un figlio, Stefano, studente universitario (al V anno di medicina) e maestro di sci, Bolcic ama la montagna che l’impegno del canottaggio lo costringe a frequentare solo d’inverno: prediligendo l’Austria e le Dolomiti. Si reputa un discreto sciatore, e da qualche anno, ripresi i remi in mano grazie all’avvicinamento della moglie allo sport della voga, ha ripreso le uscite in doppio assieme Cristina. A parte il canottaggio e lo sci, i suoi interessi sono rivolti alla lettura in particolare di romanzi d’evasione (legal thriller) John Grisham su tutti: …quasi un suo coetaneo.
La sua attività alla Canottieri Nettuno?
Alla Nettuno sono socio (dal 1972), ed ho rivestito la carica di consigliere ed anche quella di Presidente (1984-85), attualmente ricopro quella di vicepresidente.
L’attività di giudice arbitro…una passione…
Da arbitro nazionale, nel 1988 sono stato promosso arbitro internazionale (quest’anno festeggia i 20 anni di attività sui campi di regata di tutto il mondo; n.d.r.). Dal 2003 sono membro della Commissione Arbitri in seno alla Fisa (Federation International Sport Aviron) che si riunisce nel Commission Meeting una volta all’anno il primo week end di marzo. Del gruppo fanno parte 8 persone di 8 diverse nazioni con il compito di selezionare le giurie degli eventi più importanti e la supervisione delle regate internazionali. Siamo solo 3 italiani a far parte della Federazione Internazionale.
Quali sono le precedenti esperienze internazionali come giudice arbitro?
Ho arbitrato ai Giochi Olimpici di Atlanta, mentre a Pechino sarò in veste di supervisor per la Fisa, stessa carica che domenica ha ricoperto a Poznan in Polonia per le qualificazioni olimpiche e la Coppa del Mondo. Ad ottobre sarò Presidente di giuria a Sanremo ai mondiali di Coastal Rowing. Sono stato giudice ai mondiali di Szeged (Ungheria), Montreal (Canada), Zagabria (Croazia), Hazewinkel (Belgio), mentre ai mondiali assoluti di Gifu (Giappone) e Pechino 2007 ai mondiali juniores, ero presente in qualità di supervisore.
Quale potrebbe essere la sua massima ambizione in seno alla Fisa?
Quella di responsabile di Commissione, ma la cosa implicherebbe maggior dispendio di tempo e forse la conoscenza di un numero maggiore di lingue (conosce bene l’inglese ed il francese; n.d.r.).
E quindi che cosa vorrebbe per il suo futuro di giudice arbitro?
Il mio incarico scade ogni 4 anni, e vorrei fosse rinnovato ed arrivare magari all’età limite prevista dalla Fisa, quella  dei 65 anni, oltre i quali un commissario decade dall’incarico.
E affinchè questo succeda?
La Federazione Italiana deve proporre il mio nominativo e la Fisa accettarlo.
Ci saranno altri arbitri italiani a Pechino?
Sì Villari alle Olimpiadi e Di Crescenzo alle Paralimpiadi.
I rapporti con i membri Fisa?
Amiamo riconoscerci come una Fisa Family. Visto il  numero di manifestazioni internazionali aumentato notevolmente, c’è più possibilità di incontrarci. La Commissione arbitri è quella che ha di più questa possibilità, e si intrecciano spesso rapporti di amicizia. Il mio collega polacco, ad esempio, che nelle manifestazioni è anche mio compagno di stanza, è Rettore all’Università in Polonia, è venuto a Trieste, e ci siamo incontrati. Tale famigliarità è estesa anche alle mogli, che si conoscono tra di loro e si frequentano in occasione delle manifestazioni internazionali.
Il suo programma per Pechino?
La partenza è prevista il 30 luglio ed i primi 5 o 6 giorni saranno dedicati al turismo assieme a mia moglie, con visita a Shangai, Guilin, Xi’an  (il sito dove è stato rinvenuto l’esercito di terracotta, celebrato dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità; n.d.r.), mentre al mattino del 6 agosto sarò sul campo di gara a Pechino.  Il 18 agosto è previsto il mio rientro in Italia
Lei era a Pechino lo scorso anno, che cosa ricorda?
Nonostante non fossero ancora in atto le norme anti-inquinamento, e trovandoci a 45 km dal centro, sul campo di gara non abbiamo rilevato grossi problemi di qualità dell’aria, mentre la cosa cambiava quando andavamo al centro, ad esempio verso piazza Tien A Men. L’organizzazione cinese in generale è buona anche se molto burocratica. Non dicono mai di no. Sorridono sempre. Ma devono chiedere sempre ad un diretto superiore rispettando una scala gerarchica che allunga i tempi di risposta.
E tra la gente comune?
Tra i volontari sul campo c’è grande disponibilità. Eravamo alloggiati in una città medio-piccola (come ad es. potrebbe essere  Monfalcone), e non c’era molta differenza con le città occidentali in quanto a negozi, un forte divario invece c’è con la campagna.
Quali sono allora i problemi che ha riscontrato?
La lingua. Pochi conoscono l’inglese. Dai 35, 40 anni in su quasi nessuno lo parla, mentre tra i giovani è più diffuso.
Gli spostamenti?
Ci si muove in taxi che costa abbastanza poco. Conviene però munirsi di biglietto da visita del posto dove si è diretti e consegnarlo all’autista. È un modo sicuro per farsi portare a destinazione.
Altri inconvenienti?
Negli alberghi, anche quelli a più stelle l’acqua non è potabile. In ogni stanza c’è il classico boccione di acqua potabile sia calda che fredda.
Il tifo sul campo di regata?
Le tribune lo scorso anno erano gremite di spettatori, ma visto che il canottaggio non è sport diffusissimo c’è da chiedersi se il tifo era organizzato o spontaneo.

Maurizio USTOLIN

   
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