Comunicato Stampa
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di Marco Nese PECHINO, 21 giugno 2008 – In mezzo a schiere di poliziotti, con la gente costretta a rimanere chiusa in casa, la fiaccola olimpica ha attraversato le vie di Lhasa, la capitale del Tibet, dove tre mesi fa esplosero violente proteste contro il regime cinese. Pechino non ha voluto rinunciare alla presenza del simbolo olimpico sul territorio del Tibet, era una questione d’onore. Tuttavia, per paura di una nuova rivolta, il programma iniziale, che prevedeva tre giorni di staffetta della torcia, è stato alla fine ridotto a una sola giornata. I tedofori si sono alternati lungo un percorso di 11 chilometri e nel giro di un’ora e mezza hanno concluso l’esibizione. Ma i tibetani non hanno visto nulla. Lungo le strade erano incolonnati ad applaudire i tedofori migliaia di studenti scelti ad uno ad uno dagli organizzatori, tutti vestiti con una tuta chiara e un badge ben visibile sul petto. Per timore di episodi di contestazione, agli abitanti di Lhasa non è stato permesso di scendere in strada, perfino ai clienti degli alberghi è stato impedito di uscire. Soltanto un piccolo gruppo di giornalisti, condotti sotto scorta, hanno avuto la possibilità di seguire la marcia della torcia e di diffondere nel mondo le immagini di una cerimonia tranquilla, fra giovani festanti. Così Pechino può dimostrare che a Lhasa tutto è calmo e il dominio della Cina sul Tibet è completo. Anche se la città era blindata, con camion carichi di soldati in assetto antisommossa. L’ultimo tedoforo ha portato la fiaccola davanti al Potala Palace, che è la sede dei governatori del Tibet. Tutta la manifestazione è stata definita “un grande successo” da Palma Trily, vicegovernatore filocinese del Tibet. FONTE: CORRIERE DELLA SERA |
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