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Comunicato Stampa

lunedì 16 Giugno 2008

Comunicato Stampa

PECHINO 2008: FIACCOLA IN REGIONI CALDE, SILENZI E TIMORI

(ANSA) PECHINO, 16 giugno 2008 – Con l’ arrivo della fiaccola olimpica nel Xinjiang e il passaggio subito dopo in Tibet, la staffetta voluta dalle autorità cinesi per celebrare le Olimpiadi di Pechino entra nel suo periodo più delicato. Il mistero circonda oggi la data del passaggio da Lhasa, la capitale del Tibet, mentre per quanto riguarda il Xinjiang la popolazione, in buona parte di etnia uighura e di religione musulmana, è stata invitata a seguire la fiaccola in televisione, evitando “pericolosi” assembramenti.

Il Comitato organizzatore dei Giochi olimpici di Pechino (Bocog) ha annunciato il rinvio del passaggio da Lhasa, che era previsto per il 19 e 20 giugno, ma non ha fissato una nuova data. Secondo alcuni organi di stampa la fiaccola potrebbe comparire a Lhasa senza preavviso sabato 21 giugno, in modo da evitare le proteste. L’ annullamento del passaggio della fiaccola dal Tibet era stato chiesto da alcuni gruppi di tibetani in esilio, che temono nuovi e violenti incidenti dopo la lunga serie di manifestazioni anticinesi iniziate il 10 marzo.

Le autorità cinesi, ed in particolare i dirigenti della Regione autonoma del Tibet, hanno respinto fino ad oggi l’ idea, facendo anzi del passaggio della fiaccola da Lhasa un punto d’ onore per dimostrare che la situazione è tornata alla normalità. La parte tibetana della staffetta – a parte il rapido passaggio per la vetta dell’ Everest l’ 8 maggio, avvenuta lontano dagli occhi del pubblico e dei media – era già stata accorciata dopo il terremoto che ha colpito il 12 maggio la provincia del Sichuan, che confina col Tibet e che ha una forte componente di popolazione tibetana. Manifestazioni anticinesi sfociate a volte in violenze si sono svolte nella Regione autonoma del Tibet e nelle zone a popolazione tibetana di altre tre province a partire dal 10 marzo.

Non si conosce il numero totale degli arrestati. Secondo fonti tibetane almeno 200 persone hanno perso la vita, mentre le vittime sono state poco più di venti per il governo cinese. Da marzo il Tibet e le zone a popolazione tibetana delle altre province sono chiuse ai giornalisti e agli altri osservatori indipendenti, inclusi i turisti non cinesi. Un alto dirigente del governo della Regione autonoma del Xinjiang, in una dichiarazione ad un quotidiano locale, ha “raccomandato a tutti” di seguire la staffetta in televisione, perché “troppa gente potrebbe significare mancanza di sicurezza”.

Nessun annuncio del genere era stato fatto nelle precedenti tappe, quando la partecipazione popolare in chiave “patriottica” era stata al contrario incoraggiata in risposta alle contestazioni organizzate all’ estero dai gruppi per i diritti umani. Nel Xinjiang, la fiaccola passerà a partire da domani per quattro città tra cui Kashgar, vicino al confine con il Pakistan e culla del movimento nazionalista uighuro.

Dopo la massiccia immigrazione cinese dei decenni passati gli uighuri, che sono di origine turcofona, sono oggi circa la metà degli abitanti della Regione autonoma (in tutto circa 20 milioni). Il Movimento islamico del Turkestan Orientale (Etim), un gruppo terrorista legato agli estremisti afghani ed arabi, non è attivo nella regione del 2001.

In marzo manifestazioni anticinesi si sono svolte nelle località di Qaraqash e di Khotan. Gli esiliati uighuri accusano Pechino di aver preso a pretesto le Olimpiadi per un forte giro di vite contro i nazionalisti e di esagerare ad arte il pericolo del terrorismo. Il Xinjiang Daily scrive che agli spettatori sarà vietato arrampicarsi sugli alberi e stazionare sui ponti sotto i quali passeranno i tedofori.


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