Comunicato Stampa
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ROMA, 11 giugno 2008 – Sì, no, forse, vediamo quello che fanno gli altri. L’Italia non ha ancora deciso se partecipare o meno alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino prevista il prossimo 8 agosto. Alla commissione Esteri della Camera il sottosegretario Alfredo Mantica aveva risposto a un’interrogazione: «La partecipazione delle autorità italiane alla cerimonia di apertura dei Giochi olimpici non è ancora stata decisa, ma al momento non vede favorevole il governo». In seguito il sottosegretario ha precisato che «il governo italiano si atterrà alle decisioni che si assumeranno in sede europea».
FRATTINI – Poi il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha dichiarato che «non è affatto esclusa» la partecipazione di una delegazione del governo italiano. «Se vi fosse un orientamento dell’Ue ci atterremmo, se non vi fosse deciderà il governo italiano», ha spiegato il titolare della Farnesina. INTERROGAZIONE – Nell’interrogazione, i deputati del Pd chiedevano all’esecutivo di chiarire la posizione italiana sulla partecipazione o meno all’inaugurazione dei Giochi, dopo la segnalazione venuta dall’ambasciatore cinese Sun Yuxi, che il 30 aprile aveva detto: «Abbiamo mandato inviti alle massime autorità italiane, ma finora non abbiamo ricevuto una risposta precisa». Matteo Mecacci (radicale eletto nel Pd) ha invitato il governo a rompere «finalmente il silenzio che lo ha contraddistinto in queste settimane sul rispetto dei diritti umani in Cina, come peraltro abbiamo verificato anche martedì nell’incontro tra il ministro Frattini e il ministro degli Esteri cinese, quando quest’ultimo è tornato ad accusare il Dalai Lama di sostenere attività di tipo secessionista e violento». SARKOZY – L’idea di boicottaggio della cerimonia inaugurale da parte delle autorità dei Paesi dell’Unione europea era stata lanciata lo scorso 25 marzo dal presidente francese Nicolas Sarkozy, nei giorni delle proteste in Tibet che causarono una sanguinosa repressione cinese. Successivamente (5 aprile), Sarkozy aveva precisato che il boicottaggio sarebbe stato evitato a tre condizioni: dialogo tra le autorità cinesi e il Dalai Lama, stop alle violenze contro la popolazione in Tibet e la liberazione dei prigionieri politici. Altre autorità europee (Cipro e Danimarca) però avevano detto che sarebbero andate comunque a Pechino (come il presidente americano Bush): mentre Estonia, Polonia e Rep. Ceca avevano annunciato la loro rinuncia, con il Belgio possibilista. Anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon aveva detto che non ci sarebbe andato. Il primo ministro britannico Gordon Brown ha detto che andrà a quella di chiusura per il passaggio delle consegne a Londra per i Giochi del 2012. FONTE: corriere.it |
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