CANTIERE FILIPPI, L’ITALIA DEL REMO TRIONFA ANCHE NEGLI SCAFI
di Franco Morabito
DONORATICO (Livorno), 18 aprile 2008 – C’e un’altra Italia che vince nel canottaggio agonistico. E’ quella legata al nome del Cantiere Filippi di Donoratico, uno dei maggiori produttori di barche nel mondo, che nel corso degli appuntamenti remieri iridati 2007 – Mondiali Juniores di Pechino, Under 23 di Strathclyde (Scozia), Assoluti e Pesi leggeri di Monaco di Baviera – ha incrementato ulteriormente la striscia dei suoi successi sportivi collezionando 20 ori, 30 argenti e 17 bronzi per un totale di 67 medaglie di cui 12 in specialità olimpiche. Da sottolineare anche che per la prima volta nella sua storia quasi trentennale il Cantiere Filippi ha vinto l’oro nella specialità del 4 senza senior con la Nuova Zelanda, con l’Italia medaglia d’argento come ai Giochi di Sydney 2000. Inoltre ai campionati Juniores di Pechino tutta la flotta della Federazione tedesca – 17 barche – era ‘targata’ Filippi. Il Cantiere nasce dall’esperienza personale di Lido Filippi, maestro d’ascia dello storico Cantiere Navale Donoratico, ed è cresciuto negli anni, grazie all’amore, all’impegno ed alla passione di maestranze che lui stesso ha reclutato e che sono composte quasi del tutto da gente del posto. All’inizio di una nuova stagione agonistica che avrà il suo clou a Pechino con i Giochi olimpici abbiamo intervistato Lido Filippi, ideatore e grande artefice del successo su scala mondiale dell’azienda toscana.
– Come e perché ha deciso di fondare un Cantiere per la costruzione di imbarcazioni di canottaggio? “Ho sempre avuto la passione per l’idrodinamica e avrei potuto decidere di costruire imbarcazioni a motore oppure a vela. Se ho scelto il canottaggio lo si deve essenzialmente a due fattori: 1) avevo familiarizzato con l’ambiente degli atleti e degli allenatori di quel periodo: ambiente che a tutt’oggi mi offre ancora stimoli per soddisfare i miei “pruriti” tecnologici; 2) l’investimento richiesto era alla portata delle mie possibilità economiche. Così ho cominciato da solo, acquistando un terreno di 3 mila metri quadrati con un piccolo capannone annesso e buttando giù i primi disegni e i primi prototipi…”. – Quante persone lavoravano nel Cantiere nel 1980 e quante vi lavorano oggi? “All’inizio degli anni ‘80 avevo 5 dipendenti, poi passo dopo passo, in base alle richieste di lavoro, siamo aumentati di numero e oggi siamo una cinquantina, indotto diretto escluso”. – Quanto tempo occorre per la costruzione di un’imbarcazione? “Al momento attuale si passa dal singolo per cui servono una sessantina di ore ad un otto che ne richiede oltre duecento; ma si sa, siamo legati alle evoluzioni tecnologiche e alla personalizzazione degli ordini e quindi può darsi che in futuro i tempi possano essere diversi”. – Perché ha scelto i colori bianco e azzurro per le sue barche? “Ho puntato sul bianco per una ragione essenzialmente tecnica: il bianco respinge i raggi ultravioletti e consente al carbonio impiegato nella costruzione della barca di non surriscaldarsi. L’azzurro, invece, è per la nazionalità essendo il colore che nello sport ci rappresenta all’estero”. – Quali sono le vittorie che le hanno dato più soddisfazione? “Toccai il cielo con un dito quando ai Giochi di Seul 1988 il nostro quattro di coppia con ai carrelli Agostino Abbagnale, Davide Tizzano, Gianluca Farina e Piero Poli conquistò la prima medaglia d’oro olimpica italiana nella specialità. Ma mi misi a piangere come un bambino alle Olimpiadi di Atene del 2004 quando dalle tribune vidi passarmi davanti sei scafi Filippi (su sei, ndr) nella finale del doppio senior. Mettetevi nei miei panni: li avevo progettati personalmente ed era la realizzazione di un sogno. Poi arrivò anche la ciliegina sulla torta della tripletta nel quattro di coppia con la vittoria dei russi a sorpresa. Non dimenticherò mai neppure il successo dei fratelli svizzeri Markus e Michael Gier nel doppio pesi leggeri ai Giochi di Atlanta ’96: un’affermazione, questa, che contribuì a spianarmi ulteriormente la strada in campo mondiale”. – Oltre a quelle già citate, quali altre medaglie d’oro ha vinto con le sue imbarcazioni ai Giochi olimpici di Atene 2004? “Quell’anno conquistammo l’oro con il doppio pesi leggeri femminile rumeno, il quattro di coppia senior russo e il doppio maschile senior della Francia. Ma soprattutto abbiamo riempito il podio (tutti i primi tre usavano una barca Filippi) del doppio senior maschile e del quattro di coppia maschile, oltre all’argento e al bronzo nel doppio pesi leggeri maschile”. – Qual è stato il bilancio del suo cantiere nella passata stagione agonistica 2007? “L’anno scorso abbiamo confermato di aver seminato bene negli anni precedenti come testimoniano i 20 ori vinti nei tre campionati mondiali (senior, juniores e under 23). Certamente la doppietta (primo e secondo) senza precedenti di Nuova Zelanda e Italia nel 4 senza senior maschile su due barche di concezione diversa, in una disciplina che in passato ci aveva al massimo regalato l’argento dell’Italia a Sydney, hanno avuto un’importanza e un prestigio particolare”. – Quali sono le sue previsioni per i prossimi Giochi olimpici? “Non è mio compito fare previsioni, mi auguro solo che cresca ancora il numero di imbarcazioni Filippi in gara. Tanto meglio se poi i risultati premieranno tutto il lavoro svolto per portarle ai massimi livelli”. – Ci sono novità (vernici o materiali speciali, scalmi, pale dei remi, eccetera) nel campo delle imbarcazioni in vista delle Olimpiadi? “Direi che è confermata la tendenza da parte di molte Federazioni di dotarsi di imbarcazioni provviste di bracci ad ala in alluminio soprattutto perché conferiscono più stabilità all’imbarcazione. Anche se noi da anni proponiamo la versione ad ala in carbonio e soprattutto i bracci monotubo in carbonio che, stando alle considerazioni degli atleti, sono i più reattivi. Però mi piace sottolineare che i nostri uffici tecnici stanno lavorando alacremente per ottimizzare il nostro prodotto e realizzare nuovi modelli che garantiscano la costanza della nostra evoluzione”. – Si aspetta novità eclatanti dalle Olimpiadi? “Se si riferisce ai risultati, per noi è difficile sbilanciarci. Diciamo però che non sarebbe male che la sorpresa la facessero gli italiani”. – Quante nazioni ormai si avvalgono della tecnologia Filippi? “Senza fare nomi e scendere nei dettagli diciamo che circa il 50 per cento della popolazione agonistica remiera utilizza una barca Filippi. Non mi pare poca cosa”. – All’estero sono più apprezzate le imbarcazioni Filippi corte o lunghe? “All’estero sino a qualche anno fa si pensava a un Filippi soprattutto per le barche corte. Oggi diciamo che siamo in “competizione” con gli altri costruttori anche in quelle lunghe”. – Come procede l’apertura del mercato verso l’Oriente? “E’ un mercato non facile che abbiamo iniziato a coltivare da qualche anno. Chiaro che in questa ottica Pechino e le Olimpiadi rappresentano un trampolino di lancio importante che speriamo di avere la capacità di saper cogliere. Soprattutto dovremo essere bravi a mettere in evidenza la nostra tecnologia applicata alle imbarcazioni. Poi, certo, servono dei partner sul posto che possano darci una mano. Ma questa è ormai una consuetudine della nostra politica commerciale”. – Come si sta organizzando per rendere maggiormente visibile la vostra presenza agli occhi degli addetti ai lavori in questa stagione che culminerà con i Giochi di Pechino? “Collaborando con la Federazione internazionale canottaggio (Fisa) e il Comitato olimpico cinese (Bocog) che ci ha scelto per trasportare con i container le imbarcazioni a Pechino. E poi sarà importante garantire un’assistenza tecnica adeguata sul campo di gara alle imbarcazioni e agli atleti in competizione; ma questo, senza presunzione, direi che è un nostro marchio di fabbrica”. – Ha un occhio di riguardo verso le esigenze della nazionale azzurra? “E’ normale che sia così: il cantiere è italiano e composto da italiani. E poi le prime vittorie le ho conseguite con la Nazionale azzurra…”.
Nelle foto: Una fase di realizzazione delle barche; Lido Filippi con un tecnico del cantiere; David Filippi; Un particolare dell’ala Filippi; Lido Filippi riceve da Federico Gelli, vicepresidente della Regione Toscana, il premio assegnatogli dall’AGICC, l’Associazione giornalisti italiani di canottaggio e canoa (cliccare sulle immagini per ingrandirle)