WASHINGTON, 10 aprile 2008 – Un simbolo di pace che non può essere esposto, altrimenti innesca violenze. E’ nel pieno di questa contraddizione che la fiaccola olimpica ha lasciato San Francisco per volare a Buenos Aires. Domani la sfilata nell’unica sua tappa sudamericana, poi il 13 aprile Dar Es Salam, in Tanzania, e quindi le tappe asiatiche. Ma dopo gli incidenti di Parigi e Londra, e dopo la surreale giornata di San Francisco, dove quel simbolo di pace è stato costretto ad attraversare la città quasi di nascosto, non solo il Cio ma anche le diplomazie di mezzo mondo sono alle prese con questa domanda: che succederà quando la fiaccola il 20 giugno arriverà in Tibet? Perché un dato appare certo, alla luce di quanto accaduto a Londra, Parigi, San Francisco: più la staffetta corre intorno al mondo, più cresce il sentimento anticinese. Così è successo anche negli Usa. San Francisco è stata costretta a uno spiegamento di polizia che la città non era abituata a mettere in campo neppure per un capo di Stato. Ma le autorità, per ammissione dello stesso sindaco, Gavin Newsom, sono state “costrette” a farlo, per evitare incidenti. Troppe le persone in piazza e troppo accesi gli animi ‘pro’ o ‘contro’ per sperare che il suo passaggio non venisse vissuto come una potenziale scintilla in una polveriera. Meglio evitare i rischi e nascondere la torcia proprio agli occhi di chi la sta aspettando. Come simbolo di pace è troppo ‘rischioso”. E’ anche alla luce di questa constatazione che l’ipotesi di un possibile boicottaggio della cerimonia inaugurale dei giochi olimpici ha cominciato a farsi strada anche tra coloro che finora erano stati prudenti. Come, per esempio, il candidato alla nomination democratica Barack Obama, che fino a ieri si era detto “perplesso” circa l’opportunità di utilizzare in termini politici un simbolo di pace. “Secondo me – ha detto ieri Obama, esprimendo così posizioni analoghe a quelle degli altri due candidati alle nomination, la democratica Hillary Clinton e il repubblicano John McCain, e alla Speaker della Camera, Nancy Pelosi – se la Cina non fa pressione sul Sudan per quanto sta avvenendo in Darfur, il presidente Bush dovrebbe boicottare l’apertura dei Giochi”. Ieri la Casa Bianca aveva reso noto che il presidente George W. Bush alle Olimpiadi ci andrà. Ma non ha precisato ‘quando’. E ha ribadito l’ invito a che la Cina avvii un dialogo con il Dalai Lama, che da domani è in visita negli Stati Uniti. Pechino minimizza e prosegue come da programma la staffetta della torcia. In cui brucia però, rilevano tutti i media d’America – una contraddizione intrinseca. La esprime bene il San Francisco Chronicle che nel riferire della tormentata giornata olimpica della sua città pubblica questa fotografia: due manifestanti – uno pro e uno contro – che attendono (invano) l’arrivo della torcia guardandosi rabbiosamente l’un l’altro. Ma la torcia non la vedranno. Titolo: “No torch, no problem” .