News

Comunicato Stampa

lunedì 24 Marzo 2008

Comunicato Stampa

 Ai Giochi vestiti da supereroi
Dal nuoto all’atletica, lo “stilista” dei campioni olimpici è lo scienziato


di GIULIA ZONCA

EINDHOVEN, 24 marzo 2008 – Più veloce non si può dire, sarebbe doping tecnologico quindi è sempre altro: più leggero, più aerodinamico, più ossigeno, meno cuciture, termosaldato, compatto, unico. Ogni atleta alle Olimpiadi vestirà il lavoro di ingegneri, ricercatori universitari, scienziati della Nasa, etologi, riuniti per cercare di rubare il tempo e potenziare.

Sportivi visti come supereroi, sempre più coperti, impacchettati per compattare i muscoli e contrastare l’attrito di aria e acqua, loro ci credono e non solo per sponsor, controllano i numeri, si interessano di biomeccanica per capire quanto quei centimetri di lycra che non pesano niente potranno influire sulla prestazione. E’ per questo che Superman si cambia nella cabina telefonica, non per sembrare un altro, ma per sentirsi più forte e i marchi arruolano esperti per supportare l’idea. Il nuovo costume della nazionale italiana nasce da 18 mesi di lavoro, Arena ha riunito il Mox, laboratorio di modellistica e calcolo scientifico del politecnico di Milano, maghi dei numeri, e l’università di Reims che ha passato giorni a immergere manichini. L’idea era produrre un costume con un solo pezzo di stoffa, niente cuciture, come la maglia della nazionale di calcio che ha vinto i Mondiali, lisci senza ostacoli, così si asseconda la nuotata. Per Filippo Magnini, campione del mondo, il solo problema è capire esattamente quale sia la taglia giusta «perché è così aderente che è difficile capirlo», per il ct della nazionale Castagnetti «sono solo sensazioni, se parli con i ragazzi si tratta di centesimi di secondo, di miglior galleggiamento, ma è suggestione».

Per impressionare i suoi atleti la Speedo ha usato il cervello di uno specialista in squali del Museo di storia naturale di Londra, Oliver Crimmen ha prodotto una muta che fa respirare meglio la pelle e giura che sotto sforzo si guadagna il 5 per cento di ossigeno in più. Il designer della Nike, Eddy Harber, ha passato due anni dentro e fuori dalla galleria del vento per l’ennesima evoluzione dello Swift Suit, la tuta integrale inaugurata nel 2000. L’ha indossata per prima Cathy Freeman alle Olimpiadi di Sydney e non è piaciuta a tutti. Michael Johnson, tutt’ora record del mondo sui 400 metri, si è rifiutato di imbustarsi dentro il poliestere e ha chiesto una versione a capo scoperto, Maurice Green, velocista Usa, ha posato per le foto commerciali e si è rifiutato di usare la divisa in gara. Gliene hanno progettata un’altra. Per le lunghe distanze c’è anche la maglia ambientalista fatta al 75 per cento con plastica riciclata, riduce la vibrazione dei muscoli che alla lunga spendono troppe energie ballonzolando a vuoto. Ecologiche anche le scarpe studiate apposta per la campionessa olimpica Mizuki Noguchi, sono fatte in riso «leggerissime, le stanno migliorando per Pechino. Le chiamo le scarpe magiche, durano una sola maratona».

Liu Xiang, l’ostacolista cinese, viaggia con l’ingegnere, italiano, e a ogni gara arrivano nuovi dati per registrare i tacchetti. La sua scarpa è cambiata quanto lui durante il quadriennio olimpico, modificata di dettaglio in dettaglio. In Olanda hanno inventato anche il costume per le atlete musulmane. Si chiama «burquini» e a guardarlo sembra esserci troppa stoffa, ma la Woortman, azienda basata a Meppel, giura che il materiale è idrorepellente e la sola differenza è la linea, non è aderente.

Di tutto questo arriva sul mercato una minima parte, il costume Speedo, versione olimpica, costa 456 euro, sarà disponibile da maggio e ovviamente in tiratura limitata, ne esiste un modello riveduto per gli umani (e tagliato al ginocchio) che si aggira sui 50 euro. L’Arena metterà in vendita il Powerskin solo dopo i Giochi, a settembre, servono 399 euro per il full body, identico a quello che metteranno dentro il Water Cube di Pechino. Gran parte dei lavori di alta ingegneria restano fuori dai negozi, al marchio basta l’impatto sui 3,5 miliardi di persone che seguiranno le Olimpiadi via tv. Gli sportivi vogliono quello che cercano i professionisti, l’idea. La sensazione che indossando le stesse Air Pegasus che usa Paula Radcliffe si possano correre 42 chilometri in scioltezza. O almeno con delle scarpe adatte. E poi i calzettoni alti, il cerotto sul naso, quello fosforescente sul bicipite, il supereroe è sempre accessoriato.

Scelgono anche nomi da fumetto: Powerskin, Lzr Racer, Swift suit, verso l’infinito e oltre perché tra marketing e tecnologia resta il fattore umano. Il giro dentro la cabina, è solo la carica, poi serve salvare il mondo, vincere medaglie e buttare giù record perché una tuta entri nella storia.
 

FONTE: LA STAMPA

Nella foto: Magnini userà costumi Arena creati con un solo pezzo di stoffa


FEDERAZIONE ITALIANA CANOTTAGGIO
www.canottaggio.org
Ufficio Stampa
Tel. +39.335.6360335 – Fax +39.06.3685.8148
E-mail:
comunicazione&[email protected]