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Comunicato Stampa

sabato 15 Marzo 2008

Comunicato Stampa

HEAD OF THE RIVER, UNO SPETTACOLO DA NON PERDERE
NON L’AVETE MAI VISTA? ANDATECI

di Franco Morabito

LONDRA, 15 marzo 2008 – Non è una regata di canottaggio. E’ la regata per antonomasia, unica e inimitabile per il sapore intenso di cui è impregnata e per le emozioni che riesce a diffondere. La Head of the River Race che si è corsa oggi a Londra è la gara a cronometro riservata agli otto più famosa al mondo e regala ogni anno uno spettacolo ricco di suggestione, difficile da capire da chi non vi abbia partecipato o non l’abbia mai vista da spettatore. Ma difficile anche solo da raccontare per la molteplicità di particolari di cui si compone e la straordinarietà del contesto nel quale si disputa, lungo le 4 miglia e mezzo del Tamigi da Mortlake al Putney Bridge: stessa distanza ma percorso inverso all’altrettanto leggendaria Oxford-Cambridge.
Quando nacque, nel 1926, ideata da Steve Fairbaim per spezzare la monotonia degli allenamenti invernali, vi parteciparono 21 equipaggi; numero, questo, che è aumentato di anno in anno fino ad arrivare ai 420 delle ultime edizioni e che costituisce il limite massimo stabilito per non ingigantire irrimediabilmente l’evento snaturandone i tratti.
Ad assistere alla regata ogni anno c’è una folla immensa. Quarantamila spettatori, dicono gli organizzatori. Ma è un calcolo fatto ad occhio, impossibile contarli, potrebbero essere anche molti, molti di più, disseminati lungo il Thames riverside walk, il percorso che costeggia il lato destro del Tamigi, asfaltato per circa un miglio e poi trasformato a sentiero all’interno del Beverley Brook walk, un parco riservato ai pedoni e ai ciclisti con l’obbligo per questi ultimi di tenere gli occhi ben aperti e di rispettare gli altri: Cyclists, please ride slowly and warn pedestrians as your approach.
E nella prima metà di quelle quattro miglia e mezzo, circa sei chilometri, del percorso c’è racchiusa tutta o quasi la storia del canottaggio inglese che ancora oggi è d’esempio nel mondo. Uno dietro l’altro si affacciano sul Tamigi i suoi club più prestigiosi: dal London Rowing Club con la sua sede imponente a 200 metri dal Putney Bridge, alla King’s College School; dal Dulwich College alla Westminster School Boat Club; e poi ancora tanti altri: il Vesta Rowing Club, il Thames Rowing Club, l’Imperial College London, il Wandsworth Youth River Club che si indirizza soprattutto ai giovani come recita la sua insegna: Nautics activities for young people 10-18 years old.
E mentre i circoli sono affollati di gente, di soci ed amici seduti sui terrazzi o affacciati alle ampie finestre, la strada è affollata di carrelli e di cavalletti porta imbarcazioni. Molti anche i punti di ristoro che offrono gratuitamente frutta, acqua, latte, birra e altri generi di conforto a chiunque faccia un semplice cenno con la testa. E poi ancora un altro serpentone di persone: bambini, anziani, uomini, donne che zigzagando fra un ostacolo e un altro seguono le regate facendo jogging in compagnia dei cani – mai visti così tanti, quasi tutti ben educati e senza guinzaglio – che festeggiano anch’essi l’evento insieme ai loro padroni.
A lato del vialetto, dalla parte opposta a quella del fiume, un’immensa distesa di campi da gioco, di calcio e rugby con migliaia di praticanti, quasi tutti giovanissimi.
Lo scenario cambia all’altezza di Hammersmith Bridge, un imponente ponte di ferro con le arcate più strette al centro, accalcato anche questo di gente a seguire la regata dall’alto nel tratto, peraltro, più strategico essendo quello in cui il Tamigi fa una decisa curva a destra. Da quel punto in avanti, infatti, poco dopo la St Paul’s School – un altro College di dimensioni gigantesche con campi di calcio, di rugby e una boathouse con oltre cento imbarcazioni – il sentiero si spopola. Ed il gruppo degli appassionati si ricompone sul lato sinistro del fiume dove hanno sede, tra l’altro, l’ARA (Amateur Rowing Association: la federazione britannica), l’Auriol Kensington Rowing Club e il Furnival Sculling Club. Poco oltre, accanto ad un raffinato Circolo nautico con decine di imbarcazioni miliardarie all’ormeggio, c’è anche una sede dislocata – una sorta di dependance – del Leander Club, il club londinese più famoso e plurivincitore (anche quella di quest’anno – foto a lato) della Head, il cui quartier generale è però ubicato altrove.
La regata? E’ fantastica. Immaginatevi 420 otto che partono a cronometro e si rincorrono per sei chilometri con un forsennato gioco di pale che entrano ed escono dall’acqua, immaginatevi anche una musica interminabile fatta di migliaia di voci e di grida che li sovrastano. E pensate alla gioia di chi arriva alla fine, stremato, forse deluso del risultato ma contento comunque di esserci e di aver partecipato.
Ultima nota, ma anch’essa utile per rendere al meglio l’idea: finita la gara, poco tempo dopo, era già tutto a posto, in perfetto ordine e senza neppure un foglio di carta od un mozzicone per terra.


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