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Comunicato Stampa

sabato 16 Febbraio 2008

Comunicato Stampa

ADDIO AL MITICO ORESTE GROSSI
L’ultimo degli “Scarronzoni” si è spento all’età di 96 anni per una crisi respiratoria. Partecipò alle Olimpiadi di Berlino del 1936 conquistando la medaglia d’argento

di Enrico Paradisi

Foto Corriere di Livorno ©LIVORNO, 16 Febbraio 2008 – Si è spento all’età di 96 anni l’ultimo grande anziano del remo livornese. Unico superstite dei mitici “Scarronzoni”, l’ equipaggio di canottieri tutto labronico che negli anni venti e trenta, nella specialità dell’otto, quella più prestigiosa nel canottaggio, conquistò due argenti olimpici (Los Angeles 1932 e Berlino 1936) e due ori agli europei del 1929 e del 1937. Oreste Grossi è mancato nella tarda mattinata di ieri all’ospedale di Livorno verso le 12. La vecchia gloria del canottaggio aveva accusato un malore che sembrava però aver superato dopo il ricovero d’urgenza. Poi improvvisamente una crisi respiratoria se l’è portato via. I funerali si celebreranno oggi pomeriggio alle 14 e 30 presso la cappella della camera mortuaria dell’ospedale. Grossi era nato a Livorno il 14 marzo del 1912 e considerata l’età, a parte qualche normale acciacco, come racconta suo nipote e qualche dolore alle gambe, godeva di buona salute. Viveva ancora nella sua casa ad Ardenza in via del Mare, accudito pazientemente dai suoi due figli gemelli Grazia e Glauco, circondato dall’affetto dei nipoti. Con lui insomma se ne va veramente un pezzo di storia remiera livornese. Grossi infatti era uno dei personaggi più conosciuti nel mondo del remo livornese e dello sport in generale. Qualche anno fa aveva addirittura scritto un bellissimo volume dal titolo “Canottaggio alla ribalta”, attraverso il quale si ripercorrevano con grande minuziosità le avvincenti e appassionanti vicende degli Scarronzoni. Il sottotitolo è eloquente: “Come nacque l’Otto più famoso del mondo, gli Scarronzoni dell’Unione canottieri livornesi”. E attraverso le sue stesse parole, si capisce bene quanta passione e dedizione avesse per il remo: “Con questo libro – racconta Grossi nella prefazione – ho voluto ricordare ed eternare la memoria di tutti i vogatori e dirigenti che con entusiasmo, passione e sacrificio contribuirono alla creazione e formazione degli Scarronzoni che tanto lustro portarono all’Italia e a Livorno”. Per questo motivo, in occasione delle celebrazioni per i 400 anni della città, Oreste Grossi fu premiato dal comune di Livorno con il ” Livornese di scoglio”, prestigiosa onoreficienza per meriti sportivi. Anche il sindaco Cosimi nella giornata di ieri ha espresso il più profondo cordoglio per la scomparsa del grande vogatore, “una leggenda – si legge nella nota diffusa dall’ufficio stampa del comune- per lo sport livornese le cui gesta, assieme a quelle dei suoi compagni di equipaggio, sono state e sicuramente lo saranno ancora, un esempio per le giovani leve del canottaggio livornese ad impegnarsi in questa dura disciplina sportiva avendo come obiettivo i successi dei mitici scarronzoni”. La sua testimonianza di vita rimarrà per sempre, come il suo ricordo di quell’impresa meravigliosa delle olimpiadi di Berlino, quando da esordiente Oreste Grossi remò al terzo carrello: “Eravamo molto uniti – era solito ripetere a chi gli chiedeva di quell’argento del ’36 -, ci volevamo bene quasi fossimo una famiglia. E’ stato grazie a ciò che siamo riusciti a vincere tutte quelle medaglie”.

FONTE: Corriere di Livorno

La Federazione Italiana Canottaggio tutta esprime il proprio cordoglio e si unisce al dolore dei famigliari nel momento della scomparsa del grande Oreste, personaggio che rimarrà per sempre nella storia del canottaggio italiano e internazionale.


GLI SCARRONZONI, CHI ERANO

Furono chiamati Scarronzoni perché la loro barca avanzava di forza, sbandando lateralmente, spinta dai muscoli di uomini poderosi ma dalla tecnica ancora rudimentale: scarrozzando o scarrocciando, appunto, come disse qualcuno che li osservò vincere la prima volta in otto yole ai campionati toscani disputati nel giugno 1928 sul lago di Massaciuccoli.
Continuarono a chiamarsi così e quel nome risuonò famoso in tutto il mondo. Erano tutti portuali di Livorno: scaricatori, operai, manovali. Gente abituata alle fatiche dei lavori pesanti, reclutata dal Presidente della “Unione Canottieri Livornesi” Gino Benini, già vogatore della gloriosa società “Alfredo Cappellini”, e dall’ex calciatore amaranto e poi vogatore Carlo Mazzanti.
Nel 1928 conquistarono anche il titolo italiano a Pallanza, sempre nell’otto yole. Sul finire dello stesso anno montano sul fuoriscalmo e nel 1929, di nuovo sulle acque fortunate di Pallanza, si aggiudicano il campionato assoluto.
Sostenuti da una tecnica via via sempre più raffinata e da un innato spirito agonistico gli Scarronzoni sono ormai pronti a confrontarsi con il meglio del remo internazionale.
Vincono a Bydgoszcz (Polonia) il campionato d’Europa e l’anno dopo, a Suresnes (Parigi), l’armo guidato da Vittorio Cioni fa suo il triangolare con Francia e Belgio ed è secondo agli Europei di Liegi dietro la barca statunitense di Filadelfia. Stesso piazzamento nel 1931 agli Europei di Parigi alle spalle della Francia.

La leggenda degli Scarronzoni varca l’Oceano approdando ai Giochi olimpici di Los Angeles 1932. L’otto dei livornesi è medaglia d’argento. La baia di Alamitos è teatro di una finale di incredibile intensità. Gli Scarronzoni comandano la gara fino a cento metri dal traguardo ma l’armo americano rimonta, gli è addosso, le due barche passano appaiate sul traguardo. L’impietoso fotofinish premia l’armo statunitense.
Quattro anni dopo, alle Olimpiadi di Berlino, i livornesi si presentano con una formazione in buona parte rinnovata. Della vecchia guardia sono rimasti Dino Barsotti, Enrico Garzelli, Guglielmo Del Bimbo ed il timoniere Cesare Milani. Ed è un’altra finale incandescente che si risolve nuovamente con la vittoria degli americani sull’armo italiano.
Nel 1937, sul Bosbaan di Amsterdam, l’ultimo successo internazionale degli Scarronzoni che si congedano da campioni d’Europa. Nel frattempo sono diventati per dodici volte anche campioni d’Italia.

GIOCHI OLIMPICI
LOS ANGELES 1932: 1. Stati Uniti 6’37”6, 2. ITALIA (Mario Balleri, Renato Barbieri, Dino Barsotti, Renato Bracci, Vittorio Cioni, Guglielmo Del Bimbo, Enrico Garzelli, Rberto Vestrini, tim. Cesare Milani) 6’37”8, 3. Canada 6’40”4

BERLINO 1936: 1. Stati Uniti 6’25”4, 2. ITALIA (Dino Barsotti, Oreste Grossi, Enzo Bartolini, Mario Checcacci, Guglielmo Del Bimbo, Enrico Garzelli, Ottorino Quaglierini, Dante Secchi, tim. Cesare Milani) 6’26”00, 3. Germania 6’26”4

CAMPIONATI EUROPEI
BYDGOSZCZ (POL) 1929: 1. ITALIA (Vittorio Cioni, Enrico Garzelli, Guglielmo Del Bimbo, Roberto Vestrini, Dino Barsotti, Eugenio Nenci, Mario Balleri, Renato Barbieri, tim. Cesare Milani) 5’54”8, 2. Jugoslavia 6’00”2, 3. Polonia 6’002”04

PARIGI (FRA) 1931: 1. Francia 5’59”4, 2. ITALIA (Vittorio Cioni, Guglielmo Del Bimbo, Enrico Garzelli, Dino Barsotti, Renato Bracci, Eugenio Nenci, Mario Balleri, Renato Barbieri, tim. Cesare Milani) 6’02”00, 3. Ungheria 6’45”06

BUDAPEST (HUN) 1933: 1. Ungheria 5’44”2, 2. ITALIA (Mario Balleri, Enrico Garzelli, Guglielmo Del Bimbo, Dante Secchi, Dino Barsotti, Renato Bracci, Ottorino Godini, Renato Barbieri, tim. Cesare Milani) 5’45”2, 3. Jugoslavia 5’48”4

AMSTERDAM (OLA) 1937: 1. ITALIA (Alberto Bonciani, Ottorino Quaglierini, Dante Secchi, Enzo Bartolini, Mario Checcacci, Giovanni Persico, Oreste Grossi, Enrico Garzelli, tim. Cesare Milani) 6’00”5, 2. Germania 6’01”05, 3. Danimarca 6’06”40


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