Comunicato Stampa
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![]() Non a caso Pahor parte da un suo ritorno su quei luoghi, a distanza di anni. Attento ai dettagli, davanti a due innamorati che si baciano vicino al reticolato, disturbato fortemente da un operaio che restaura le baracche, con assi sane e di legno nuovo innestate in ”un putridume morto” (”Ero per l’intangibilità’ della dannazione”, commenta), Pahor si rende conto che nessuno dei visitatori d’oggi potrà mai penetrare davvero nella realtà, nell’orrore che fu. Allo stesso modo capisce e indaga il senso di colpa del sopravvissuto (quello che ha schiacciato all fine anche Primo Levi?) e cerca con lucidità un rapporto ‘possibile’ col presente e chi e’ venuto dopo. Realisticamente rievoca la propria discesa agli inferi, ma assieme cerca di capire cosa si può, se si può, trasmettere a un visitatore, ”assumendo su di sé tale lacerazione”, come annota sempre Magris. |
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