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Comunicato Stampa

sabato 12 Gennaio 2008

Comunicato Stampa

IL DOTTOR POLI, L’APOSTOLO PIERO

di Enrico Tonali

ROMA, 14 gennaio 2008 – “E’ come nello sport, se inizi devi finire. Lasciare le cose a metà non serve né a te né agli altri”. Piero Poli è in partenza (domani via Parigi, poi sette ore per arrivare nell’Africa Equatoriale) destinazione Afagnan nel Togo, due ore e mezza d’auto dalla capitale Lomè. Col bisturi fra i denti (“vado per operare, quello che so fare meglio”) la medaglia d’oro olimpica – in quadruplo esatti vent’anni fa a Seul – approderà in un ospedale generico per sostituire un frate ortopedico spostatosi nel vicino Benin: “Inutile fare progetti in quelle zone, il futuro ha mille facce, sempre diverse. Parto con 5 mila euro, 73 kg di medicinali e ferri chirurgici (un extra-peso concessomi dal vettore aereo), una trentina di magliette rimediate sui campi di gara e la speranza di non beccarmi tifo, malaria ed un principio di aids come l’anno scorso nel Camerun. I soldi mi serviranno per comprare altri medicinali; alloggio e vitto (si fa per dire) li trovo lì. Tutto quello che porto rimarrà lì, sperando che faccia una buona fine”.
Piero – razza Moto Guzzi – non è un entusiasta bacchettone, ma un pragmatico tosto e un serio professionista (ortopedico al Fatebenefratelli di Erba e medico dello sport), quello che ci vuole per Paesi dove la sanità pubblica non esiste e se vai all’ospedale ti devi presentare coi soldi in mano: “Nel 2007 quando arrivai a quello di Nguti (150 posti letti) era completamente vuoto; come si seppe che c’era un dottore, venuto dall’Italia, il quale operava gratis, si riempì in pochi giorni. Rimarrò nel Togo un paio di mesi, poi rientrerò a casa, anche per seguire gli azzurri dell’adaptive-rowing. A fine anno vorrei di nuovo passare un periodo a Nguti”.
Vado, opero e torno: “L’importante è concludere quello che si comincia, impensabile di lasciare situazioni in sospeso, con l’Africa non bisogna illudersi. Certo, mi piacerebbe creare una catena di medici che si dessero il cambio ma non è semplice. In quelle regioni ci sono solo ospedali dimenticati dall’uomo, speriamo non da Dio”.
Che infatti ci ha inviato l’apostolo Piero.


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