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A tu per tu con Simone e Matteo

domenica 1 Luglio 2012

A tu per tu con Simone e Matteo

ROMA, 02 luglio  2012 Amici per la pelle. Sempre insieme, nei momenti di gioia e difficoltà. Sono i finanzieri Simone Raineri da Casalmaggiore e Matteo Stefanini da San Miniato. Il loro primo Mondiale assieme nel 2006: quarti a Eton, il campo di regata nel quale vorrebbero togliersi una grande soddisfazione tra un mese ancora nella specialità del quattro di coppia dopo lo splendido bronzo in Coppa del Mondo a Monaco di Baviera. Insieme ai Giochi del Mediterraneo del 2009 (terzi), insieme ai Mondiali di Poznan 2009 (sesti) e, dall’altra parte del mondo, il 5 novembre nel giorno del fantastico argento a Lake Karapiro con Simone Venier e Luca Agamennoni. Quarto gettone olimpico per Simone, oro a Sydney e argento a Pechino. Secondo, invece, per Matteo dopo l’esperienza di Atene 2004 in singolo. Conosciamoli meglio, a venticinque giorni dal fischio di inizio delle Olimpiadi.

Ricordi, in assoluto, il primo contatto con il canottaggio? Quando e come e’ avvenuto?
SR: “A 10 anni, con mio padre Pietro alla Canottieri Eridanea a Casalmaggiore. Allenava i ragazzi ed un giorno mi portò là. Ma io, in quel momento, praticavo già altri tre sport: basket, atletica leggera e orienteering, disciplina divertentissima che si pratica nei boschi
MS: “All’età di 12 anni sul lago di San Miniato quando fondammo, assieme a mia mamma Manola ed Enzo Ademollo, la Canottieri”.


Papà Pietro e mamma Manola vi hanno spinto a provare questo sport oppure la scelta di iniziare a remare e’ avvenuta a seguito di altri motivi?
SR: “Papà non mi ha obbligato. Ho iniziato di testa mia e nei primi mesi continuai a praticare anche atletica leggera. Poi, nell’estate del 1990, rinunciai alle fasi nazionali di mezzofondo per concentrarmi sul Festival dei Giovani di San Giorgio di Nogaro e sui Giochi della Gioventù di canottaggio in programma a Messina”.
MS: “Mamma Manola era ed è tutt’ora giudice arbitro di canottaggio, fu proprio lei a indirizzarmi verso questa disciplina attraverso la nuova società appena creata”.

Ci racconti la tua prima gara?
SR: “Nel canale di Cremona sui 500 metri in 7,20. Fase provinciale dei Giochi della Gioventù, arrivati dietro Mauro Morini che aveva un anno in più di me“.
MS: “La mia prima gara, se non ricordo male, la feci a Torre del Lago: per problemi di direzione, partii all’acqua uno e mi ritrovai, al traguardo all’acqua sei..“.

Simo, Eridanea e Fiamme Gialle: in che modo hanno influito sulla tua crescita da atleta?
SR: “La Canottieri Eridanea significa, anche oggi, un gruppo di amici che mi dà sicurezza e sostiene nei momenti delicati. Lo hanno dimostrato anche a Monaco di Baviera facendo un tifo da stadio. Sono legato ai canottieri della mia generazione ma anche a quelli più grandi di me, come ad esempio l’attuale presidente Marzio Azzoni. Alla Canottieri ho appreso molto da mio papà e da Umberto Viti, allenatore dei Senior. Garanzia di tranquillità l’ho avuta alle Fiamme Gialle che mi hanno permesso di allenarmi serenamente senza preoccupazioni per il lavoro, fondamentale soprattutto nel momento che l’Italia sta passando adesso. Alle Fiamme Gialle sono cresciuto moltissimo grazie anche alla possibilità di allenarmi con atleti d’altissimo livello”.
MS: “San Miniato ha rappresentato, per me, la mia alba remiera con successiva crescita agonistica. Alle Fiamme Gialle, qualche anno dopo, c’è stata la maturazione e consolidazione da atleta professionista”.

Quali personaggi sono stati importanti nella tua carriera e cosa ti hanno trasmesso?
SR: “Mio padre, in primis, che mi ha aiutato sempre. Poi ci metto tutti i tecnici della Nazionale: anche nelle difficoltà , mi hanno permesso di crescere come persona”.
MS: “Gli allenatori ed i compagni, con i quali ho condiviso tutto. Ognuno di loro, nel bene o nel male, mi ha fatto crescere”.

Chi ti ha trasmesso maggiormente la sua esperienza?
SR: “Agostino Abbagnale: uno dei più grandi atleti della storia del canottaggio azzurro. Mi ha insegnato molto nei due anni in cui ho remato fisso con lui”.
MS: “Con pazienza e attenzione, mi è sempre stato vicino Simone Raineri”.

I tuoi risultati. Quale ti ha dato maggior gioia e perché?
SR: “Metto in fila l’oro nel quattro di coppia a Sydney, per ovvi motivi, e poi l’argento di Pechino, che è stata la medaglia della riscossa dopo Atene deludente. Non dimentico la vittoria in singolo, nel 2005, ai Giochi del Mediterraneo, ed il secondo posto in Nuova Zelanda, raggiunto assieme a un gruppo di amici, soprattutto Matteo con cui ho centrato l’importantissimo bronzo in Coppa del Mondo a Monaco di Baviera due settimane fa”.
MS: “Il mio primo titolo italiano in singolo per la mia Canottieri San Miniato”.

Quale, invece, quello più deludente?
SR: “Sicuramente l’ultimo Mondiale in doppio a Bled”.
MS: “Le Olimpiadi di Atene: fino a 20 giorni prima di partire ero in quattro di coppia, poi mi ritrovai in singolo e non andò bene”.

Le tue Olimpiadi in un flash.
SR: “Sydney 2000: la palazzina del campo di regata, dove, tra un hangar e l’altro, c’era la TV. Atene 2004: un ruscello con dentro le tartarughe, dovevamo attraversarlo per raggiungere il campo di regata. Pechino 2008: il gigantesco albergo dove eravamo alloggiati”.
MS: “Partire in batteria collocato tra i due singolisti che poi avrebbero conquistato l’argento ed il bronzo. Comunque, quel che ricordo bene, a proposito anche di atmosfera olimpica, sono i miei compagni diretti sul podio dopo tutti i sacrifici e gli allenamenti svolti assieme”.

Hai notizie su come sarà Londra? Come la immagini?
SR: “Per ora niente, non ho ancora approfondito”.
MS: “Posso parlare di Eton, dove ho già disputato un Mondiale classificandomi quarto e, quindi, speriamo possa portare fortuna”.

Dammi le percentuali del successo nel canottaggio. Quanto conta l’allenamento, quanto la testa, quanto altri eventuali elementi?
SR: “50 testa, 50 allenamento: entrambe le componenti vanno di pari passo ed una, ovviamente, compromette l’altra”.
MS: “40 testa, 40 allenamento: il resto molta fortuna…”.

Pregio e difetto più grandi?
SR: “Pregio? Non credo di esser io a doverlo dire, non ne ho idea. Sarebbe un vanto. Dai, diciamo il difetto. A volte sono pessimista e non do il giusto valore alle cose o persone che mi stanno vicino.
MS: “Non posso descriverli ed identificarli come pregi e difetti perché possono avere, a seconda della situazione, lati positivi e negativi. Sicuramente sono testardaggine, non accontentarsi mai e pignoleria”.

Ti vedi, una volta appesi i remi al chiodo, ancora legato al mondo canottaggio? In quale veste?
SR: “Prima o poi arriverà quel giorno. Spero di continuare a far parte di questo mondo. Mi piacerebbe mettere la mia esperienza a disposizione della Federazione o di società. Vorrei allenare: spesso scambio molte opinioni con papà oppure Viti durante i loro allenamenti. Mi sono iscritto al corso di secondo livello, lo frequenterò dopo le Olimpiadi”.
MS: “Rimarrei in questo ambiente solo se vedessi cambiamenti in positivo e voglia di fare per il bene del canottaggio e non per questioni personali. Ultimamente, a me e non solo, questo ambiente incomincia a risultare molto pesante per molti aspetti”.

Ti piace viaggiare? Quale il posto più bello visto grazie al canottaggio?
SR: “Ne ho visti tanti. Il più bello? Sicuramente l’Australia, dopo Sydney 2000 l’ ho girata per un mese”.
MS: “Viaggiare è meraviglioso, anche se purtroppo, per le gare ed i ritmi stressanti, non vediamo molto. Sicuramente la nazione più interessante, fino adesso, è stata la Nuova Zelanda”.

Cosa è l’amore per te?
SR: “Io ho la fortuna di avere accanto a me una persona che mi ama e mi vuol bene. Si chiama Elena e mi ha aiutato molto nei momenti più difficili. E’ difficile stare lontani, soprattutto in periodi come questi in cui sei sempre in raduno”.
MS: “E’ sicuramente una cosa di cui non se ne può fare a meno e lo vorremmo sempre con noi”

Simone, quale canzone scegli per inquadrare la tua vita?
SR: “Beautiful Day degli U2, sentita la prima volta a Sydney dopo aver vinto l’oro. Ma non nascondo il piacere provato nel sentire Generale durante la mia gara a Monaco di Baviera grazie agli amici dell’Eridanea”.

Ed il film?
SR: “Pulp Fiction di Quentin Tarantino e La vita è bella di Benigni.
MS: “Blow”

Se non avessi conosciuto il canottaggio, in quale altro sport avresti fatto strada?
SR: “Di sicuro non nel calcio perché sono impedito… Forse in uno sport di fatica, perché ognuno di noi nasce con una predisposizione verso qualcosa”.
MS: “Difficile a dirsi…”.

Un personaggio positivo, per te, nel mondo dello sport.
SR: “Carl Lewis e Alberto Tomba“.
MS: ” Non ho ancora trovato un personaggio positivo da poter emulare ed ammirare a 360 gradi”.

E fuori dallo sport?
SR: “Dalai Lama: per la calma, la pacatezza e la serenità impiegate alla ricerca del lato buono delle cose”.
MS: “Ammiro tutte quelle persone che non si arrendono mai e che possono aiutare il prossimo perché, anche se possono essere parole scontate o retoriche, oggi di queste persone ne ho viste pochissime”.

Matteo, dove hai trovato gli stimoli per ripartire dopo il lungo stop del 2007?
“Ripartire è stato difficilissimo ma alle porte c’erano le Olimpiadi quindi come motivazione era più che sufficiente”.

Come sei entrato in contatto con la Fondazione Stella Maris?
MS: “Grazie ad Enzo Ademollo. Complimenti al presidente di questa fondazione che crede molto nel recupero di molti bambini affetti da diversi problemi”.

I figli di Simone Raineri faranno canottaggio?
“Prima fammeli avere e poi vediamo. Certo è uno sport bellissimo, ma la loro scelta sarà libera. A me interessa soprattutto che facciano sport per divertirsi. Il raggiungimento di risultati non mi interessa, l’importante è che frequentino un ambiente sano”.