Coastal Rowing / News

Il Coastal Rowing ai tempi del Covid-19

domenica 29 Marzo 2020

Il Coastal Rowing ai tempi del Covid-19


ROMA, 29 marzo 2020 – Se da un lato il rinvio Olimpico e Paraolimpico sono stati un duro colpo, dall’altro è stata una decisione che ha permesso di stabilire un punto dal quale ripartire. I nostri big possono permettersi di staccare un attimo la testa, continuando comunque ad allenarsi per ora al sicuro fra le mura di casa; ed avere un obiettivo con cui ripartire sapendo che con l’avvicinarsi del grande evento potranno poi tornare nuovamente in Raduno ed avere la giusta preparazione.


Mentre i vertici internazionali sono al lavoro per riprogrammare i calendari remieri 2020 e 2021, tutti quanti ci stiamo interrogando su quale preparazione dovrebbero mantenere le singole squadre. A livello nazionale è ad ora ufficiale la sospensione di regate ed allenamenti fino al 30 aprile, ma è probabile che non si riesca a ripartire fino a luglio-agosto.


L’Italia è stata la seconda nazione ad essere colpita ed ha velocemente adottato le misure di contenimento; essendo molte Nazioni invece ancora alle fasi iniziali, è probabile che la ripresa a livello internazionale – dipendente dalla liberalizzazione dei viaggi e l’apertura dei confini internazionali -venga ulteriormente dilatata.


In quest’ottica, se c’è un evento che ha possibilità di aver luogo quello è il mondiale di Coastal Rowing; anzi i mondiali di Coastal Rowing. Perché dallo scorso anno oltre alla classica distanza sui 6 km è stato istituito il mondiale di Beach Sprint. Ma diamoci un attimo di tempo per mettere il Coastal sotto la lente di ingrandimento.


Il Coastal Rowing è un tipo di canottaggio che si pratica prevalentemente lungo le coste su imbarcazioni adattate per sopportare le difficoltà che le condizioni meteo marine possono causare. La formula classica per le regate di Coastal è su una distanza fra i 6 km e gli 8 km, su percorsi di forme differenti, con partenza ed arrivo non ancorate – che possono essere dall’acqua o dalla spiaggia – e regole che ricalcano quelle delle regate veliche.


Nasce in Francia sul finire degli anni ’80, la diffusione avviene in un primo momento sulla costa meridionale della Francia: di qui, a macchia d’olio, sulla costa Atlantica e nelle colonie francesi d’oltreoceano. Nel 2006 viene svolto a Sanremo il primo Campionato Italiano e nel 2007 la Federazione Internazionale istituisce il primo Campionato Mondiale a Mandelieu (FRA).


Come si diceva, nel 2019 ha avuto luogo il primo mondiale di Beach Sprint a Shenzen (Cina); specialità già vista ai Mediterranean Beach Games (Pescara 2015 e Patrasso 2019) che prevede invece sempre partenza e arrivo con corsa in spiaggia ed un percorso in acqua di circa 500 metri fra andata e ritorno, a slalom fra le boe.


E’ uno sport nuovo, ancora in evoluzione, che sta prendendo sempre più piede per la sua accessibilità e economicità nella realizzazione dei campi di gara, oltre alla spettacolarità che regala al pubblico. Mentre si sta cercando la giusta formula per renderlo olimpico, il mondo si divide fra chi lo ama e chi pensa non si possa neanche definire “canottaggio”. Quasi ironico che questa specialità, tanto discussa, sia proprio quella che in questo momento dà una speranza allo scenario internazionale.


Abbiamo tutti bisogno di un obiettivo che ci dia la forza di andare avanti; occhi fissi quindi fra i due week end a cavallo fra settembre e ottobre, e la mente in Portogallo. In fondo questa è solo una “notte” più lunga delle altre. Ma, parafrasando Kahlil Gibran, nemmeno la notte più buia può impedire al sole di sorgere; e chi, meglio di noi canottieri, può apprezzare la bellezza dell’alba ?

Annalisa Cozzarini