News

Comunicato Stampa

giovedì 31 Gennaio 2008

Comunicato Stampa

Cina da incubo, gli atleti scappano
Meglio Giappone o Corea, le federazioni cercano ritiri alternativi. Sacrificano la comodità per avere cibo sicuro e aria più pulita

di GIULIA ZONCA

Saranno Giochi da pendolare, senza un centro e con un villaggio che ospiterà solo aspettative da vigilia. Gli atleti e le loro storie vivranno da un altra parte, sparsi e lontano dalla Cina: Giappone o Corea, ovunque si respiri e si mangi meglio. Persino Hiroshima si candida a ospitare federazioni, la città della bomba atomica oggi è certa di avere un’aria migliore di Pechino e la pubblicizza come fanno gli altri: è l’anno del dragone però è meglio stargli lontano. Dépliant da villaggio turistico per scegliere i ritiri durante Pechino 2008: i vicini di casa olimpici hanno fatto i conti e capito che ballano 200 milioni di dollari, da spartirsi o da contendersi. È un budget virtuale, uscito da un supercervello elettronico coreano che ha calcolato il livello di ansia delle Nazioni partecipanti: rischio cibo avariato, inquinamento in crescita e troppa gente in giro, quindi si scappa all’estero. Già 499 atleti, di 15 Paesi, hanno scelto una base in Corea del Sud, altre 20 squadre passeranno il mese di agosto in Giappone, solo la Svezia ha distaccato 150 sportivi di 19 discipline diverse a Fukuoka.

Bandierine di un Risiko che gli organizzatori fingono di non vedere. L’Irlanda ha scelto Matsue, i canoisti finlandesi Kagawa e il resto della squadra Hokkaido, il gruppo del judo francese si trasferirà a Nara e la Germania tornerà a Shibetsu, dove ha già soggiornato durante i Mondiali di atletica di Osaka. Olanda e Inghilterra hanno dichiarato che gran parte della delegazione starà in Giappone e si stanno facendo corteggiare. In Asia sfruttano le paure, spediscono alle federazioni gli indici di vivibilità, i test sulla qualità dell’aria e i menù in inglese. Macao e Hong Kong vendono pacchetti completi con hostess di accompagnamento nei giorni di trasferta cinese e Fukuoka promette spostamenti gratis fino a Pechino a chi sceglierà di stare da loro, ma chi prende queste decisioni ha già stanziato soldi per i viaggi aerei, non si lasciano spaventare dai costi. È spostare i campioni solo per le gare che lascia qualche dubbio, la squadra di nuoto britannica e quella di tuffi Usa dovrebbero accasarsi in Giappone, la trasferta al villaggio è prevista solo due o addirittura un giorno prima di batterie e qualificazioni e i preparatori non sono così convinti. Rischieranno, i test dicono che Pechino richiede troppo sforzo e ciò che si guadagna in comodità verrà perso in benessere. Gli inglesi hanno già studiato il piano di volo e Dave Richards, il responsabile degli sport acquatici giura che «non ci saranno perdite di tempo, volo diretto al mattino da Osaka a Pechino, c’è persino un rientro serale da sfruttare nei giorni in cui sarà possibile allenarsi nelle strutture olimpiche».

Non importa che il governo cinese abbia messo su una squadra narcotici per i trafficanti di polli: hanno già buttato 120 tonnellate di cibo, compreso del sale contaminato, 7335 chili. Hanno strappato 18 licenze a ditte import-export, eliminato 4000 chili di acqua impura e bandito 5860 pesticidi. Promettono pasti occidentali tradotti in tre lingue (inglese, francese e spagnolo) e solo il 15 per cento di cucina locale. Si impegnano e sbandierano numeri e statistiche anche se non sono riusciti ad abbassare il livello di anidride carbonica: giusto due giorni fa Gebrselassie, record del mondo nella maratona, ha fatto sapere che non pensa di correre i 42 chilometri olimpici «perché lì si respira troppo male».

Via, e chi resta cerca di ibernarsi. Jacque Hamilton si sta allenando più di Tyson Gay. È lo chef della squadra americana e ha un cronometro in cucina: si sottopone a due sessioni di spadellamento quotidiane dove alterna le 1500 ricette approvate. Era anche ad Atene, ma lì si occupava di cestini da portare sul campo, della frutta, panini, spuntini, un lavoro abbordabile anche con un esercito da sfamare. Stavolta non si usano prodotti cinesi, non si usano cuochi cinesi e la signora Hamilton deve servire colazione, pranzo e cena seguendo i consigli del nutrizionista e i ritmi del capodelegazione: «Non è solo questione di sfiducia, la loro cucina non è adatta per i nostri campioni». Quella americana si basa su un pasto fatto di interiora di vitello, broccoli e barbabietole, lo chiamano «piatto cuore» ed è il gioiello del programma «Performance Nutrition», quello che vieta gli involtini primavera. Il dietologo Adam Korzun ci ha studiato sopra dal 2004 a oggi: «Non è un problema con la Cina, fare da noi era il modo più pratico per controllare l’alimentazione, gli atleti sono i primi a farsi influenzare e pur di evitare il cibo di casa sarebbero andati avanti a soda e barrette per un mese intero».

L’Italia se ne infischia, ha stretto un patto di collaborazione con il comitato organizzatore e ha scelto come sede la Beijing Sport University, a 50 minuti dal villaggio olimpico. Anche gli azzurri si trasferiranno solo nei giorni di gara ma senza bisogno di check-in. Il villaggio olimpico diventa una fermata d’autobus, la sosta della vigilia e fine della retorica sul quartiere che ospita la meglio gioventù del mondo intero. I più contenti sono i campioni, gente come Paula Radcliffe che ha sempre snobbato i ritiri di massa e gli eventi casa e bottega. Ad Atene stava per conto suo ed è andata malissimo, ai Mondiali di Helsinki viveva in un’altra città e ha vinto.

È una delle più fissate con le condizioni ambientali e per ammortizzare l’inquinamento di Pechino ha iniziato a depurarsi da adesso. Tre periodi all’estero prima della gara, il primo a Potchefstroom, in Sudafrica: è partita il 4 gennaio e ci resterà fino al 10 febbraio, il clima dovrebbe essere simile a quello previsto per i Giochi e l’aria sana, il che permetterà alla serie di chimici al seguito di studiare i migliori integratori salini e il modo per reidratarsi più velocemente. È l’approccio scientifico che scherma i problemi politici ed evita alle federazioni di dare giudizi spiacevoli. Tutti felici di Pechino 2008 eppure alla larga. La Cina tace, aggiorna il sito ufficiale con la sfilate delle divise per i tedofori e i risultati dei guardiani del benessere: anche le farmacie sono state bonificate e chiede ai suoi campioni di evitare tisane speciali e agopuntura per dimostrare la giusta mentalità sportiva. I padroni di casa si stizziscono solo quando il Giappone sbandiera gli ospiti strappati. I dati li fornisce direttamente il comitato olimpico nipponico che è diventato un tour operator e illustra le «potenzialità di impianti in un contesto ideale». Cioè senza maiale tossico o smog, anche se l’uomo che dovrebbe vincere più medaglie a questa Olimpiade è indifferente alla psicosi purista. Michael Phelps, 6 ori e due bronzi nel 2004, a Pechino ci ha già passato dei mesi e non ha avuto alcun problema: «Un McDonald lo trovi sempre dovunque». Con buona pace del dietologo, delle interiora di vitello e della cuoca che si allena convinta di dovergli fare da mamma.

FONTE. LA STAMPA


FEDERAZIONE ITALIANA CANOTTAGGIO
www.canottaggio.org
Ufficio Stampa
Tel. +39.335.6360335 – Fax +39.06.3685.8148
E-mail:
comunicazione&[email protected]