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Gian Piero Galeazzi attraverso i ricordi del due con dei “Fratelli Abbagnale” e del dott. La Mura

venerdì 12 Novembre 2021

Gian Piero Galeazzi attraverso i ricordi del due con dei “Fratelli Abbagnale” e del dott. La Mura


ROMA, 12 novembre 2021

Giuseppe Abbagnale (medaglia d’oro a Los Angeles ’84, Seul ’88; medaglia d’argento a Barcellona ’92): “Apprendere della scomparsa dell’amico fraterno Gian Piero mi ha scosso profondamente. Per me, per i miei fratelli, per tutto il canottaggio, è stato una persona importante che ha dimostrato, con la sua passione e la sua grande competenza, come tutti gli sport, se saputi raccontare, possono essere seguiti e amati dal grande pubblico. Rammento tanti aneddoti e ricordi vissuti con lui poiché abbiamo condiviso per tanti anni il palcoscenico dello sport in genere e del canottaggio in particolare, ma la cosa che ci legava era la sua simpatia scanzonata e la sua incredibile e entusiasmante voce che rimarrà per sempre la voce storica dell’Italia del canottaggio. Oggi il mondo sportivo, e quello del giornalismo, è più povero perché senza Gian Piero, maestro di microfono e di penna, mancherà un punto di riferimento e una voce con la quale confrontarsi. Il canottaggio deve molto a lui per le telecronache appassionate e indimenticabili che hanno reso eterne le gesta di noi atleti, ma anche lo sport remiero ha dato a lui la possibilità di diventare l’iconica e inconfondibile voce che ha caratterizzato gli anni ’80, con la contrapposizione dei due grandi blocchi dell’est e dell’ovest che lui ha saputo raccontare attraverso il canottaggio, e gli anni ’90/2000 facendogli coniare, solo per il canottaggio, il ‘suo canottaggio’, l’appellativo di ‘cavalieri delle acque’. Grazie di tutto Gian Piero, il tuo ricordo rimarrà sempre vivido nei cuori di ogni canottiere”.


Carmine Abbagnale (medaglia d’oro a Los Angeles ’84, Seul ’88; medaglia d’argento a Barcellona ’92): “Oggi è giunta la triste notizia della scomparsa di Gian Piero Galeazzi, il grande oratore delle nostre imprese. Sono molto rattristato nell’animo perché abbiamo passato insieme a lui un periodo molto bello: noi a remare e lui a commentare. Mi dispiace veramente tanto per questa grave perdita perché abbiamo perso una grande persona e un grande professionista. Un uomo che amava fare il suo lavoro immedesimandosi sempre nello sport che in quel momento stava commentando. Ciao Gian Piero, fai buon viaggio, spero di incontrati nuovamente un giorno, magari ricordando i momenti vissuti intensamente insieme”.


Giuseppe “Peppiniello” Di Capua (medaglia d’oro a Los Angeles ’84, Seul ’88; medaglia d’argento a Barcellona ’92): “Come ti dicevo ogni volta che ti incontravo, con le tue frasi memorabili ci hai consegnati alla storia come Omero ha consegnato alla storia l’Iliade e l’Odissea. Di questo te ne sarò sempre grato e nessuno dimenticherà mai la tua inconfondibile voce. Le tue telecronache appassionate e la tua professionalità rimangono pietre miliari del giornalismo televisivo italiano. Ciao mitico Gian Piero, ci lasci sgomenti e pieni di ricordi indelebili”.


Dott. Giuseppe La Mura (allenatore del due con e direttore tecnico nazionale italiana dal 1993 al 2004 e dal 2013 al 2016): “Con Gian Piero Galeazzi se ne va un altro alfiere della rinascita dell’Italia del canottaggio, dopo il periodo buio degli anni ‘70. Tutti ricordano la passione, la straordinaria competenza e l’impegno dei presidenti Paolo d’Aloja, Gian Antonio Romanini, Renato Nicetto e dell’indimenticabile segretario generale Vittorio Caputo. Se fai un’impresa e nessuno ne parla dandole l’importanza che merita è come se tu non l’avessi fatta. Gianpiero Galeazzi esaltava i risultati dei personaggi testé citati, rendendoli eclatanti con le sue telecronache travolgenti e coinvolgenti. Gli atleti vincitori venivano osannati come grandi campioni. Essi diventavano gli eroi moderni, perché avevano in lui il loro cantore, che rendeva evidente la straordinarietà delle sfide che vincevano: e questo Gian Piero lo faceva da par suo! Da ex canottiere di ottimo livello sentiva empaticamente quello che vedeva e dopo gli anni delle amare sconfitte mostrava tutta la sua ammirazione per chi lo faceva sentire orgoglioso della tanto agognata riscossa. Con la stessa passione delle sue telecronache scrisse un libro dal titolo “E andiamo a vincere”, mescolando la sua carriera da giornalista con quella di atleti, dei suoi beniamini, dei fratelli Abbagnale. Forte come una quercia, irruento come un tornado si è dovuto arrendere a più di un malanno: ma la sua tonante voce e l’approccio rude nei commenti dei fatti erano restati gli stessi. Lo ricorderemo così”.