Remi di coppia e di punta come niente fosse e con risultati eccezionali. Come fai? «Vogo pari e di coppia provando sensazioni bellissime e molto simili: c’è grande affinità tra i due stili. Mi manca solo la voga a dispari per essere completo. C’è chi mi vorrebbe vedere vogare a destra alle Olimpiadi di Londra… Vedremo! Del resto mi hanno soprannominato anche “l’uomo culo”, cioè quello che va all’ultimo momento e prende la medaglia».
Sarà ! Ma nei tuoi risultati c’è poco “culo”… «Credo che ci sia solo tanto allenamento e voglia di fare. Per come sono fatto non esiste la fortuna, ma solo il risultato concepito come ovvia conseguenza di chi ha lavorato bene».
Essere un atleta come te vuol dire fare sacrifici immensi. Come vivi il rapporto con la tua famiglia? «Purtroppo, quando mi preparo per un obiettivo importante, la famiglia passa in secondo piano. È successo nel 2004 e nel 2008. E succederà anche nel 2012».
Restiamo in famiglia… Parlaci di questi due piccoli Agamennoni. «Si chiamano Achille e Aronne, due nomi particolari che abbiamo scelto legandoli al cognome. Non volevamo nomi comuni, dovevano essere diversi… come me: stravaganti, che tirano fuori la sorpresa dal cappello. Del resto, provo a farlo sempre in gara».
Hai un sogno nel cassetto? «Intanto non considero Londra l’ultimo obiettivo, non intendo fermarmi nel 2012. Il mio più grande obiettivo, oltre all’oro olimpico, è partecipare ai Giochi in singolo e vincere. Una volta scherzando Giuseppe La Mura (ex commissario tecnico della Nazionale, ndr) mi disse: “Forse un giorno vincerai le Olimpiadi del 2020 in singolo”. Le sue parole mi sono rimaste impresse e sono diventate il mio obiettivo. Mi manca solo qualcuno che mi insegni a far camminare il singolo: ho imparato a remare, a vincere, a essere pronto psicologicamente. Quindi, posso imparare a fare anche questo».
Nelle immagini: Luca Agamennoni; Luca con la medaglia di bronzo a Atene 2004; Luca argento a Pechino 2008; il 4 di coppia azzurro con Raineri, Stefanini, Venier e Agamennoni a Karapiro 2010.