Focus sulle Società Remiere: la Società Canottieri Menaggio
Focus sulle Società Remiere: la Società Canottieri Menaggio
ROMA, 13 novembre 2020 – Continuiamo il nostro percorso alla scoperta delle Società remiere sparse su tutto il territorio nazionale. Oggi, dopo la tappa umbra, torniamo in Lombardia spostandoci a Menaggio, località situata sulla sponda occidentale del lago di Como, per dialogare con Lorenzo Solarino, Presidente della Società Canottieri Menaggio. Un sodalizio nato nel 1959 con l’intento di contribuire alla diffusione del canottaggio, nella zona del lago di Como, tra la popolazione di Menaggio. Nel 1961 la prima affiliazione alla Federazione Italiana Canottaggio, continuando però a praticare la disciplina del sedile fisso. Nel 1970 fu introdotta la specialità del canottaggio olimpico che, dal 1973, divenne l’unica disciplina praticata in società. Negli anni la società del Presidente Solarino ha visto crescere e affermarsi numerosi campioni che hanno vestito la maglia azzurra, salendo più volte sui podi di mondiali ed europei delle diverse categorie come, per citarne alcuni, Danilo Fraquelli, Carlo Mondelli, Stefano Fraquelli (attuale capo allenatore del gruppo olimpico femminile azzurro), Bruno Cremona, Simone Molteni, Lorenzo Fontana e Pietro Willy Ruta. Una menzione particolare va proprio a Ruta, ancora oggi in piena attività e in preparazione per i Giochi di Tokyo 2020NE, tanto da essere considerato tra i pesi leggeri più forti al mondo, il quale nel 2007 si guadagnò la prima partecipazione ai mondiali Under 23.
Ma per Pietro fu solo l’inizio poiché nel 2008 vinse l’argento iridato nella categoria Pesi Leggeri, mentre nel 2009 si aggiudicò il titolo mondiale pielle. Con questi risultati Pietro Willy Ruta entrò a far parte nel 2012 prima della Marina Militare, partecipando alle Olimpiadi di Londra nella specialità del doppio pesi leggeri e poi, dopo aver vinto il concorso, con i colori delle Fiamme Oro partecipò alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 dove sfiorò il podio con il 4° posto a capovoga del quattro senza pesi leggeri. Ma torniamo ad oggi col Presidente Lorenzo Solarino, al quale chiediamo se questa nuova ondata d’infezione pandemica sta aggravando la situazione all’interno del sodalizio già provato dalla prima ondata: “Innanzitutto desidero ringraziare il mio staff fatto di allenatori, collaboratori, artigiani e professionisti che hanno coadiuvato, in modo straordinario, il Consiglio direttivo della Società Canottieri Menaggio nella gestione di questi mesi difficilissimi. Il canottaggio è uno sport appassionante, ma indubbiamente duro e difficilmente praticabile in solitaria, che ha già in situazioni ordinarie un’alta percentuale di abbandono a metà del percorso di preparazione. Come accaduto a molte società sportive, la prima ondata della pandemia ha fatto aumentare la percentuale relativa all’abbandono dell’attività sportiva.
La forza di questa disciplina è proprio il gruppo, la condivisione dei valori, del sacrificio, del sudore, della fatica che, privati dell’elemento motivazionale e relazionale, fanno desistere dal continuare. Abbiamo deciso di attivare subito lo Smart training per tutti quegli atleti a cui è stato possibile dare un remoergometro o degli strumenti d’allenamento. Gli allenatori Stefano Gandola, Samuele Corongiu e Giambattista Della Porta hanno fatto l’impossibile, riuscendo a seguire tutti a distanza e soprattutto hanno mantenuto un contatto il più umano possibile, cercando di attenuare la sensazione di isolamento delle nostre atlete ed atleti. La seconda ondata purtroppo arriva all’inizio di un lungo inverno il quale doveva essere di preparazione, ma che prevediamo ora debba essere di mantenimento della forma non solo fisica ma anche psicofisica. Siamo convinti, infatti, che tutto si sposterà, gare comprese, dalla metà del prossimo anno in poi, pertanto i nostri allenatori stanno riflettendo su come alleggerire e variare questa preparazione con l’obiettivo di contenere la dispersione”. Senta Presidente, cosa significa oggi, e con le normative attuali, essere a capo di un sodalizio sportivo e, nella fattispecie, di una società remiera? “Significa essere come in barca, un equilibrista, non in acqua ma tra le norme, i decreti, le direttive talvolta incomprensibili ed il buonsenso della realtà. Mi sono ripromesso di mantenere costantemente i nervi saldi per tenere alto il morale dello staff e dei ragazzi perché voglio essere una guida e un punto fermo in questo mare agitato”.
Come sta vivendo la sua squadra agonistica questa seconda ondata pandemica da covid-19? “Sia le atlete che gli atleti di tutte le categorie stanno attendendo in questi giorni il piano che gli allenatori, coadiuvati dalla nostra psicologa dello sport e dai nostri medici di riferimento, stanno approntando per loro. È evidente che la squadra agonistica, in particolare quegli atleti prossimi al passaggio nelle categorie superiori, saranno oggetto di un’attenzione particolare. Gli atleti della categoria ragazzi/e e junior saranno, infatti, i primi a rientrare non appena sarà possibile, per lo meno in barche singole. Le restrizioni pesano, e su di loro in modo particolare, pur essendo giovani è da qualche stagione che si preparano, sognano e scalpitano per arrivare a giocarsela nelle stagioni decisive. Questa incertezza getta ombre pesanti sulle loro e nostre prospettive, ma parliamo di canottieri e quindi di sportivi tosti e irriducibili, pertanto siamo fiduciosi che riescano a tenere e superare bene questa seconda ondata. Credo che coloro che resisteranno avranno dato prova in primis a sé stessi di grande forza d’animo e di tenuta a livello psicologico, e di questo ne potranno far tesoro nello sport così come nella vita in senso generale”.
Lei ritiene che questa infezione da covid-19 abbia generato un certo cambiamento nelle nostre abitudini, in genere, e nei canottieri in particolare? “Certamente sì. Ritengo che questa pandemia abbia cambiato gesti, abitudini e obbligato tutti a porre maggior attenzione a certi aspetti come il distanziamento, la coabitazione negli spazi e la gestione di piani e protocolli. Non siamo uno sport ‘di contatto’ ma ‘a contatto’, e mi scuso per il gioco di parole. Su una barca multipla l’equipaggio vive in scia, in palestra perennemente gomito a gomito, questo pur rispettando tutti i protocolli non potrà cambiare, diversamente dovremo far mutare il nostro sport e mettere in acqua decine di singoliste e singolisti, ma francamente vedo la cosa improbabile. In merito posso dire che nella nostra nuova sede per la quale, con l’interessamento dell’Amministrazione comunale di Menaggio e di Regione Lombardia, abbiamo ottenuto un finanziamento importante di 1,5 mln di euro e stiamo valutando il ripensamento degli spazi, delle distanze e dei sistemi di sanificazione permanenti”.
Senta Presidente Solarino, come vede il futuro del canottaggio nella sua Regione e a livello nazionale? “I risultati parlano chiaro, bene sotto il profilo dei risultati delle nostre rappresentanze nazionali e regionali. Ovviamente tutto è migliorabile. La Regione Lombardia conta non solo nei numeri delle società, ma anche nella qualità che esprime, stando ai nostri atleti azzurri. Questo credo sia il frutto di un sistema sanamente competitivo e di una serrata collaborazione tra società e per questo va dato il giusto merito al lavoro svolto dal nostro Comitato Regionale. È innegabile che il Centro Remiero di Eupilio possa essere preso, a mio giudizio, a modello quale vero e proprio laboratorio d’eccellenza con le sue strutture e la sua organizzazione innovativa. Ritengo che questo modello collaborativo e queste infrastrutture siano la chiave per vincere. Infine penso che il Comitato Regionale, così come la Federazione, alla fine di questa pandemia, avranno da lavorare molto sulla base. Andranno riattivati e potenziati tutti i programmi di reclutamento nelle scuole, nelle strutture che si occupano di persone con disabilità, perché ci troveremo di fronte ad un sistema da ricostruire, dalla base appunto”.
Tra indoor rowing, coastal rowing e beach rowing il canottaggio pare stia cambiando pelle, lei ritiene che queste discipline possano contribuire alla crescita del canottaggio nazionale? “Tutto aiuta, tutto è importante purché sia di qualità. Cambiare l’anima non credo, ma moltiplicarsi e declinarsi in altre forme assolutamente sì. Da imprenditore, quando mi trovo di fronte a nuovi progetti, chiedo sempre di sottopormi degli scenari, delle ipotesi sostenute da numeri e modelli di riferimento. L’indoor rowing è indubbiamente una porta d’accesso facile e utile ai nostri club per nuovi tesseramenti. In questo periodo di lockdown poi è di fatto diventata l’attività principale. In merito al coastal e beach rowing sono convinto che abbiano una grandissima valenza, se inseriti nell’offerta del turismo sportivo e se utili ad allargare il bacino di interessati al canottaggio. Dai feedback ricevuti si tratta di discipline sì faticose, ma comunque molto divertenti e facilmente praticabili anche da neofiti. In merito alle discipline affini, riterrei utile anche un maggiore coinvolgimento nella nostra Federazione anche di quelle cosiddette ‘storiche’ come il sedile fisso, i gozzi, le nostre ‘lucie’, le bisse del Garda o le gondole veneziane. Le gare con i galeoni, tra Repubbliche Marinare hanno un indiscusso appeal mediatico e soprattutto sui turisti. Non sono quindi un purista, non escludo a priori, ma il canottaggio olimpico è in maniera indiscussa la disciplina per eccellenza e pertanto gli sforzi devono principalmente mirare alla crescita di questa disciplina olimpica”.
Tra le categorie che vanno a formare i tesserati della Federazione, lei ritiene che la categoria master sia in continua crescita e se sì per quale motivo? “I master rappresentano lo sport per tutti, sono la spina dorsale spesso anche organizzativo-logistica oltre che economica, assolutamente necessaria a supporto dei nostri giovani agonisti. Rappresentano, di fatto, una risorsa in quanto sono un imprescindibile capitale umano di esperienza, capacità e saggezza che accompagna i nostri atleti, in particolare i più giovani, nel loro percorso. I nostri master poi sono i primi veri fan dei nostri atleti e i migliori ambasciatori del nostro club e credo che questo valga per tutte le società”. Siamo alle ultime battute di un anno davvero da dimenticare. Quale auspicio per il prossimo anno considerando tutto quello che è accaduto in questo 2020? “Il mio auspicio è quello di tornare, il prima possibile, a vivere la normalità delle nostre domeniche, di riuscire ad avere molti atleti nei nostri club vogliosi di ripartire bene e con grinta il prima possibile. Spero, infine, che si possano rivedere presto delle regate internazionali di alto livello e in primis le Olimpiadi e le Paralimpiadi di Tokyo”.
Nel concludere, Presidente Solarino, può illustrarci la sua visione sul mondo sportivo che ci circonda? “Assolutamente sì. Mi piace sottolineare subito che tutta questa situazione sanitaria ha dimostrato ancora una volta l’importanza dello sport per il benessere, non solo fisico, degli esseri umani. Lo sport allena alla vita e aiuta a sviluppare resilienza, uno strumento importantissimo per superare le difficoltà e i problemi sia quotidiani che meno comuni quali, appunto, quelli che stiamo vivendo. Pierre de Coubertin diceva che ‘lo sport deve essere patrimonio di tutti gli uomini e di tutte le classi sociali’ e affinché tutti i sacrifici che stiamo facendo non siano vani, ritengo sia fondamentale che allo sport venga riconosciuta l’importanza ed il ruolo sociale che ricopre a tutti i livelli. Lo sport è fatto di professionisti, e non sto solo parlando di atleti, ma anche di tutte quelle figure professionali che ruotano attorno a una realtà sportiva e che la fanno crescere arricchendo, contestualmente, anche il territorio che la circonda. Dobbiamo crescere culturalmente e renderci conto che lo sport non è solo un passatempo, ma una professione con una sua dignità al pari di altre categorie. Spero di poter riprendere, in futuro, questi concetti che, più di altri, mi stanno a cuore”.