Focus sulle Società Remiere: il Gruppo Sportivo Speranza
Focus sulle Società Remiere: il Gruppo Sportivo Speranza
ROMA, 23 agosto 2020 – Nel nostro girovagare in lungo e in largo per l’Italia, ovviamente virtuale, dal Lazio ci spostiamo in Liguria, a Genova, per conoscere il Gruppo Sportivo Speranza. Un sodalizio fondato nel 1953, da un gruppo di cittadini Praini che si erano posti l’obiettivo di promuovere il canottaggio nel territorio. Inizialmente la Società era molto attiva nel canottaggio a sedile fisso, ma a partire dal 2000 si è adattata alle trasformazioni territoriali cambiando la propria attività dal canottaggio a sedile fisso al canottaggio olimpico. Questa trasformazione, sia organizzativa che tecnica, è iniziata gradualmente dalle categorie giovanili e, grazie al campo di Pra’ che rappresenta una struttura unica in Liguria, il GS Speranza ha potuto svolgere un ruolo di rilievo per la diffusione della pratica del canottaggio fra i giovani atleti del ponente genovese.
Il sodalizio presieduto da Oscarre Capocci, negli anni ha raggiunto importanti traguardi conquistando, in ambito femminile, sei titoli italiani e tre finali ai mondiali di categoria, una finale agli europei di categoria, oltre a diversi successi in altre competizioni internazionali. Negli uomini, invece, il sodalizio vanta due titoli italiani, due vittorie alla Coupe de la Jeunesse, oltre a diverse partecipazioni ad altre gare internazionali. Ma entriamo nel novero della nostra intervista per chiedere al Presidente Capocci se il lockdown ha lasciato strascichi nella sua società: “Anche la nostra Società, come molte altre, ha subito disagi legati al periodo di stop imposto dalla pandemia da Covid-19. Il periodo di chiusura ha coinciso con il periodo in cui, statisticamente, abbiamo il numero maggiore di ragazzi che si avvicinano al canottaggio. Abbiamo, quindi, avuto un minor incasso ed un un minor numero di atleti neofiti.
Dopo la chiusura, abbiamo avuto anche alcuni casi di abbandono dell’attività. Dobbiamo anche registrare che i genitori dei nostri ragazzi non hanno voluto esercitare il diritto di rimborso della parte di quota annuale non fruita. Da un punto di vista sportivo, i nostri atleti di punta più grandi hanno potuto continuare la preparazione durante il lockdown con i remoergometri messi loro a disposizione dalla società. La ripresa, dopo un primo momento di difficoltà, dovuta all’applicazione delle nuove norme, è comunque tornata lentamente alla normalità anche grazie al supporto dei nostri atleti e delle loro famiglie che hanno fatto di tutto per permetterci di svolgere l’attività in sicurezza”. Una normalità auspicata ed arrivata e, anche se a fatica, si continua a lavorare e ad allenarsi attenendosi ai vari protocolli in vigore. Presidente lei ritiene che il cambiamento in atto possa sedimentarsi nello sport in genere e nel canottaggio in particolare? “La pandemia, probabilmente, ha accelerato un processo che comunque doveva essere avviato.
Intendo dire che il Covid-19 deve essere il punto di partenza per rivedere l’impiantistica nazionale, e quella del canottaggio in particolare. Già prima del Covid-19 si era palesato il problema relativo ai piani per la sicurezza che i COL devono redigere e mettere in pratica per poter organizzare le manifestazioni. Questi piani dovranno essere rivisti in base alle ultime norme anti Covid-19. Considerato che il nostro sport ha caratteristiche molto particolari (necessità di spazi molto grandi, elevato numero di partecipanti alle singole competizioni e staff organizzativo numeroso) auspico che la Federazione, in concerto con gli enti governativi competenti, sia in grado di fornire linee guida precise e, senza dubbio, sarebbe molto utile che venissero individuati, per chi ne facesse richiesta, dei consulenti a ‘prezzi concordati’ al fine di redigere i piani sicurezza in modo legislativamente corretto e professionale”.
Lei ritiene di poter ripristinare i programmi iniziali, bloccati dalla pandemia, e svilupparli ulteriormente? “Durante il periodo di chiusura ero ‘pessimista’, ma con la ripresa e con alcune iniziative di aiuto messe in pratica dalle istituzioni è ricomparso un po’ di ottimismo. Ci sono stati aiuti e, pian piano, i numeri stanno tornando quelli di un tempo. Ciò che in questo momento frena maggiormente i nostri progetti è lo stallo in cui ci troviamo per ciò che concerne il Centro Remiero di Genova Pra’. Da Settembre 2019 siamo i possessori dell’articolo 45 bis per tutta la struttura, ovvero ne siamo assegnatari, ma da Dicembre stiamo spettando, contrariamente alle altre società presenti sulla Fascia di Rispetto, di avere una convenzione con il Comune di Genova che, sebbene sollecitata diverse volte presso le autorità competenti, è sempre stata rimandata per ragioni che non dipendono da noi e per probabili interessi di terzi che nulla hanno a che vedere con il nostro sodalizio ed il territorio su cui esso risiede. Questo stato di incertezza sicuramente non aiuta”.
Presidente Capocci, durante il lockdown sono state organizzate dalla Federazione alcune gare virtuali. Ci può dare la sua valutazione su questo nuovo modo di fare canottaggio? “Gli eventi organizzati durante il periodo di chiusura sono stati molto importanti per tenere unito il movimento. Nel nostro piccolo abbiamo organizzato alcuni eventi societari che hanno coinvolto più di 100 persone e che hanno compattato molto il nostro ambiente. Nel futuro penso che gare su remergometro, in modalità remota, potranno essere comunque un ulteriore mezzo per tenere uniti i ragazzi, ma sono anche convinto che gli atleti amino maggiormente gareggiare in barca tutti insieme. Le gare virtuali potranno essere un elemento di competizione in più, ma non potranno sostituire gli eventi in acqua che sono i più graditi dai vogatori”.
In che maniera affronterà l’ultima parte della stagione remiera programmata da settembre a dicembre? “Dal punto di vista agonistico cercheremo di essere presenti a tutti gli impegni. I nostri atleti sono desiderosi di gareggiare e si stanno preparando seriamente. Il 2020 sarà, comunque, un anno anomalo per ciò che concerne la calendarizzazione degli eventi (eventi internazionali prima dei campionati italiani), ma penso che il valore delle competizioni non muterà. Coloro che hanno sofferto maggiormente questa situazione sono i giovani e giovanissimi atleti che, di fatto, faranno solo una competizione. Sarà comunque un tour de force, ma non si poteva fare altrimenti”.
Secondo lei come si potrebbero aumentare i tesserati nei vari sodalizi e, conseguentemente, anche nella Federazione? “Per ciò che riguarda la mia società, posso dire che ogni anno abbiamo un buon numero di nuovi atleti, soprattutto per ciò che concerne le categorie allievi e cadetti. Di contro però registriamo anche un certo numero di abbandoni che, parlando anche con il Comitato Regionale FIC Liguria che, in questi anni, ha condotto statistiche in merito, è in linea con il trend regionale. Un fattore che ci aiuta nel promuovere il nostro sport e la nostra società è quello che il nostro campo di regata/allenamento è all’interno del parco della Fascia di Rispetto ed è contornato dalla pista ciclo pedonale e quindi molti ragazzi, vedendo i loro coetanei fare canottaggio, sono invogliati a provare. A mio avviso occorrerebbe, per le categorie giovanili, riuscire a incrementare il numero di manifestazioni non necessariamente di livello nazionale, ma di livello regionale.
Si potrebbe pensare ad un campionato regionale a punti su più prove, anche su misure ridotte, che presupporrebbe meno sforzi organizzativi. Gli allievi e i cadetti, infatti, a fronte dell’impegno durante l’anno per gli allenamenti, svolgono poche competizioni rispetto ad altri sport”. Si parla sempre più insistentemente del coastal rowing da inserire nel programma olimpico e, quindi, di un suo sviluppo futuro. Lei ritiene che questo possa essere un volano per promuovere ulteriormente il canottaggio lungo lo Stivale? “Considerando il numero di coste presenti in Italia, e che il Coastal Rowing ha un approccio più ‘semplice’ per il neofita rispetto al canottaggio tradizionale, può essere un ottimo modo per avvicinare nuovi vogatori di ogni età al nostro sport. Si potrebbe sviluppare un turismo remiero con itinerari, ad esempio, di più giorni. Il problema sarà costituire la flotta barche societarie che comporta un esborso economico non da poco. In questo senso un grosso aiuto allo sviluppo di questa disciplina può essere dato dalla Federazione”.
Presidente la sua è una società che ha sede nel complesso di Genova Pra’ con annesso bacino remiero. Lei ritiene che quest’impianto possa tornare ad ospitare eventi internazionali come avvenuto all’inizio del duemila? “Come più volte discusso con il Presidente federale Giuseppe Abbagnale in questi ultimi mesi durante i quali abbiamo avuto modo di confrontarci, visto l’interessamento della Federazione a cogestire alcune parti del centro Remiero di Pra’ attualmente nelle nostre disponibilità, il campo di regata di Genova Pra’ in questo momento non è in grado di ospitare neanche manifestazioni nazionali quali ad esempio i Campionati Italiani. Limitandoci a progetti minimi e realizzabili, senza andare a scomodare ponti che uniscono le sponde del campo o foresterie di volta in volta in strutture sempre più fantasiose, per poter ospitare un Campionato Italiano occorrerebbe che fossero nuovamente presenti le spighe che delimitano le corsie.
Occorrerebbe che ci fossero i pontili con i barchini alla partenza e che i primi 500 metri di campo fossero in qualche modo protetti dal vento e dalle onde. Rispetto a quando fu ospitata la World Under 23 Regatta, nel 2002, è aumentato notevolmente il numero delle barche da diporto che sono state ormeggiate a pontili aggiunti negli anni successivi al 2002. Questo ha tolto spazio per la corsia di risalita rendendola, di fatto, molto più stretta. In definitiva, se si prendono i requisiti per questo tipo di gare, emanate dalla FISA, si può constatare, purtroppo, che gli eventi internazionali sono difficilmente organizzabili. A mio avviso, occorrerebbe concentrarsi su manifestazioni più adatte per il Campo di Pra’, ma egualmente importanti come, ad esempio, i meeting nazionali allievi e cadetti, Festival dei Giovani, campionati italiani master, campionati italiani in tipo regolamentare, ecc.”.
Presidente Capocci, nel concludere il nostro dialogo, le chiediamo quanto sia importante il bacino di Genova Pra’ per il canottaggio ligure, in generale, e per quello genovese, in particolare:: “Il bacino di Genova Pra’ è fondamentale per il canottaggio ligure, e per quello genovese in particolare. E’, infatti, una struttura unica in Liguria e ha consentito la nascita e la crescita di una prima generazione di vogatori che ha raccolto ottimi risultati a livello nazionale e internazionale come non si era mai visto prima. Il fatto che quotidianamente accedono all’impianto numerosi vogatori, di differenti società, consente di potersi allenare, confrontandosi quotidianamente, con gli ‘avversari’ in un continuo flusso di esperienze e idee che favoriscono la crescita di tutto il movimento remiero ligure”.