Giochi Olimpici Giovanili di Buenos Aires. Intervista ai protagonisti
Giochi Olimpici Giovanili di Buenos Aires. Intervista ai protagonisti
TORINO, 16 ottobre 2018 – Appena rientrati dalla coinvolgente esperienza ai Giochi Olimpici Giovanili di Buenos Aires, ancora provati dalle fatiche della gara e dal lungo viaggio, Alberto Zamariola (Cerea) e Khadija Alajdi El Idrissi (Cus) rispondono alle nostre domande.
Sono state rispettate le aspettative della partenza?
Alberto: Le mie aspettative sono state ampiamente superate. Mi aspettavo al massimo di finire in finale B e al “massimissimo” in finale A certamente non di vincere.
Khadija: Possiamo dire di si.
Prima volta che rappresenti l’Italia e il Piemonte in una competizione olimpica che differenza ha trovato dalle altre competizioni?
Alberto: Dal punto di vista della tensione nessuna differenza da un’altra gara internazionale anche se il contesto olimpico, per quanto giovanile, è un esperienza unica perché coinvolge tutti gli sport, c’è tutta l’Italia, tutti gli sport insieme: un esperienza “totale”!.
Khadija: Rispetto ad un mondiale le differenze sono abissali. L’olimpiade giovanile è gestita in maniera completamente diversa soprattutto per quanto riguarda l’organizzazione. In più ti fanno sentire un vero atleta olimpico: sensazione magica!
Una nuova tipologia di gara rispetto a quelle abituali, di fatto un incognita, come l’hai affrontata e come la valuti rispetto alle distanze tradizionali?
Alberto: Siamo partiti con i time trials con giro di boa nel quale non siamo andati bene e ho temuto di non raggiungere neanche l’aspettativa minimale. Tornando in albergo il nostro compagno di stanza del pattinaggio aveva già vinto una medaglia. E’ stato uno schiaffo per tornare alla realtà delle gare. In semifinale, dopo due batterie, abbiamo dovuto affrontare i campioni del mondo in carica e i terzi classificati ai mondiali. Sarebbero passati solo i primi due e quindi dovevamo almeno battere uno di questi equipaggi considerati irraggiungibili. Siamo partiti carichi e abbiamo vinto, e vinto con il miglior tempo delle semifinali. Solo venti minuti dopo la finale e tra le due gare Nicolas è stato male: l’ultima cosa che vorresti prima di una finale di tale valore. Dovevamo fare di nuovo il miglior tempo! Non potevamo non ripeterci. Sotto il ponte un tifo enorme assordante non sapevamo per chi era ma noi lo abbiamo preso per noi e ci ha dato la carica. In un secondo tutte e tre le barche ma noi primi. Sono stati i più bei cento metri della mia vita.
Khadija: Parlando sinceramente preferisco la distanza tradizionale dei 2000 metri, probabilmente per un fatto di abitudine, però ho fatto difficoltà a confrontarmi sui 500 metri.
Come vivono il canottaggio gli argentini?
Alberto: Gli argentini avevano tutto il tifo di casa e sono stati aiutati molto.
Khadija: Gli argentini sono veramente magici, rappresentano un grande tifo, soprattutto nelle gare di canottaggio. La competizione si svolgeva in un porto e durante la gara stessa si doveva passare sotto un ponte. Nel momento in cui gareggiavano equipaggi argentini si sentiva un tifo pazzesco quasi da brividi.
Il tuo risultato è anche un punto di partenza verso nuovi obiettivi. Cosa ti prefiggi?
Alberto: Non penso che andrò ad un’altra olimpiade anche perché i pesi leggeri verranno tolti. Ma nella categoria under 23 ho ancora tanto da dare e sarebbe proprio bello riuscire ad entrare nella squadra U23.
Khadija: L’obbiettivo che più desidero, in questo momento, è quello di vincere un mondiale, ma soprattutto di entrare nella squadra under 23.
Quale consiglio vuoi dare a chi inizia questo sport?
Alberto: Se ce l’ho fatta io possono farcela tutti. Bisogna crederci. E fare delle sconfitte e delle delusioni il motivo della tua rivalsa. Benzina per il tuo riscatto. Questa è stata la mia esperienza.
Khadija: per chiunque voglia uno sport che appassioni, il canottaggio è quello giusto.
Fai un saluto argentino olimpico
Alberto: Hola
Khadija: Ahaha, ciao a tutti
Complimenti da tutto il comitato regionale!
Riccardo Iuliani
Comitato regionale FIC Piemonte