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Il commento del Direttore Tecnico Giuseppe La Mura al termine  delle Paralimpiadi

lunedì 12 Settembre 2016

Il commento del Direttore Tecnico Giuseppe La Mura al termine  delle Paralimpiadi

RIO DE JANEIRO, 12 settembre 2016 – “La squadra del settore Para-Rowing è partita per Rio con la consapevolezza di tutti che non era favorita dal pronostico. Tuttavia si sperava che si potessero ribaltare le non ottimistiche previsioni e che si potesse raggiungere almeno l’obiettivo della finale. Tutti e tre gli equipaggi hanno tentato di riuscirci, battendosi con coraggio, determinazione e generosità. Hanno dimostrato di aver raggiunto una buona preparazione e di essere in grado di coprire la distanza di gara senza cedimenti ed in maniera ineccepibile. Il risultato non è stato in linea con questi aspetti positivi del loro comportamento perché la loro potenza fisica di base era inferiore a quella degli avversari. Tutti gli equipaggi, compreso il quattro con LTA, che dopo giugno pensavamo di non poter affatto schierare a Rio, hanno fatto enormi progressi tecnici e fisiologici. Progressi che non sono stati sufficienti ad ottenere piazzamenti migliori, probabilmente perché il punto di partenza era troppo più basso di quello degli altri concorrenti. Fermo restando che lo sport paralimpico ha finalità soprattutto inclusive, piuttosto che selettive, per dare maggiore entusiasmo al settore e per coinvolgere un numero maggiore di persone, sarà importante, per il futuro, migliorare gli aspetti attrattivi dell’attività paralimpica e, nello stesso tempo, coinvolgere in essa più ampi settori del mondo assistenziale e volontaristico. Un movimento allargato innescherà sinergie in grado di migliorare anche il vertice agonistico. De Coubertin, infatti, affermava che per avere cento persone che si dedicano alla cultura fisica è necessario che cinquanta facciano sport. Per avere questi cinquanta sportivi ce ne vogliono almeno venti che pratichino lo sport in maniera specializzata. E’ impossibile che si abbiano questi venti, se non vi sono almeno cinque che siano capaci di grandi prodezze (compiendo imprese sportive capaci di suscitare ammirazione e di spingere all’emulazione). I risultati dei nostri tre equipaggi a Rio, visti nel contesto in cui sono stati ottenuti, debbono essere considerati positivi, soprattutto perché i nostri atleti e le nostre atlete si sono battuti con la determinazione e la generosità di chi ha un cuore grande ed una mente eccezionale. Quindi degni di ammirazione e da portare ad esempio di impareggiabile comportamento: Essi non hanno esitato a dimenticare i loro limiti fisici per mettersi in gioco, accettando una sfida difficile che ha richiesto grande motivazione, spirito di sacrificio e l’ottimismo di chi insegue un sogno, con la consapevolezza che, anche se non realizzasse il sogno, avrebbe comunque raggiunto il grandissimo risultato di aver dimostrato a sé stessi ed agli altri che conta chi siamo e non in quale corpo siamo ospitati. Nei giorni che li ho seguiti il loro grande entusiasmo e la loro impareggiabile attenzione ai compiti mi ha fatto sempre sentire orgoglioso di averli nella Squadra Nazionale”.