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Da atleta a prima tifosa azzurra: il ritiro di Gaia Palma dall’agonismo

venerdì 26 Febbraio 2016

Da atleta a prima tifosa azzurra: il ritiro di Gaia Palma dall’agonismo

ROMA, 25 febbraio 2016 – Un fulmine a ciel sereno. “Mi allenavo e non mi sentivo bene, ma pensavamo tutti fossero solo delle aritmie da sovraccarico. Ho fatto un primo controllo a Roma in novembre e i medici mi hanno riscontrato uno scollamento del pericardio, per il quale mi hanno prescritto un mese di riposo. A dicembre sono scesa nuovamente a Roma, mi hanno fatto l’holter e una nuova ecografia, e la situazione non era migliorata. Altro mese di stop e si arriva a gennaio, dove trovano un inspessimento della parete cardiaca, una cicatrice. A quel punto si è resa necessaria la risonanza cardiaca, che ha evidenziato come questa cicatrice arrivava fino al muscolo del cuore, e non si ferma sulla parete esterna. Lì mi hanno dato sei mesi di stop, e sono stata io a quel punto a decidere di smettere”.

A raccontarci questa Odissea, agonisticamente non a lieto fine, è Gaia Palma, torinese che dopo anni di “servizio” al glorioso Sisport FIAT era approdata alla SC Lario. Classe 1990, figlia e sorella d’arte (il padre Marco è stato vicecampione mondiale Junior in due con negli anni ’70 e senza il boicottaggio avrebbe probabilmente preso parte ai Giochi Olimpici di Mosca 1980, il fratello Jacopo, tre anni più grande, fu campione mondiale Junior in quattro di coppia nel 2005), Gaia Palma era parte del Gruppo Olimpico femminile che si sta preparando per le qualificazioni a Rio 2016, in scena a maggio a Lucerna. Questo problema cardiaco ha mandato in fumo i suoi sogni a cinque cerchi e chiuso anticipatamente una carriera ricchissima: il suo palmares parla di 22 titoli italiani agguantati, undici Mondiali e cinque Europei conquistati con la vittoria di due argenti e un bronzo a livello iridato e di un argento e un bronzo a livello continentale.

Anticipatamente, poi, nemmeno più di tanto: “Avevo deciso che questo sarebbe stato, comunque, l’ultimo anno, indipendentemente dall’eventuale partecipazione o meno a Rio 2016. Mi manca un esame alla laurea, studio Beni Culturali Storico-Artistici a Torino, a luglio mi vorrei laureare” ci spiega Gaia. Parla tranquillamente, anche se il trauma del ritiro è stato forte. “Ho realizzato tardi ciò che stava accadendo, a dicembre e a gennaio aveva ancora qualche speranza, tant’è che quando ero a Roma per le visite sono andata anche a Sabaudia a seguire le mie compagne in raduno, salendo persino sul catamarano con i tecnici. Poi piano piano la dura realtà è venuta fuori, un cambio drastico nella mia vita. Addirittura quando sono tornata poi a trovare le ragazze ho fatto toccata e fuga, dalla sera che arrivavo venivo via al mattino prima dell’allenamento senza passare un po’ di tempo sul catamarano, perché era difficile. Mi sono stati però tutti vicinissimi, le ragazze, i tecnici. Anche la Federazione mi ha supportato tanto, devo ringraziarla perché non mi ha lasciato alla deriva, sostenendo anche economicamente gran parte delle spese per i miei spostamenti dovuti alle visite. Non sono stata sola”.

Gaia Palma definisce ciò che le è accaduto un “cambio drastico”, e non potrebbe essere altrimenti per una ragazza che era in lizza per una qualificazione olimpica: “Avevo iniziato il due senza con Laura Schiavone, a quest’ora dovevo essere alla TRio 0 per le prime selezioni del 2016. Sapevo che sarebbe stato difficilissimo raggiungere il pass olimpico, ma era ovvio che credevo in ciò che facevo. Ci credevo, ma ero realista allo stesso tempo”. L’eventuale partecipazione ai Giochi sarebbe stata la ciliegina sulla torta di una carriera della quale Gaia ha tantissimi bei ricordi: “Non è facile riassumere tutti questi anni in un ricordo simbolo per ogni bel momento trascorso nel canottaggio. Certo sono indelebili la medaglia d’argento vinta nel 2011 ai Mondiali Under 23 di Amsterdam in quattro di coppia e in barca, tra le altre, con Valentina Calabrese con la quale conquistai anche l’argento Junior nel 2008 sempre sul quadruplo, e poi non posso dimenticare l’argento europeo sull’otto a Varese nel 2012, per il grande ambiente che si era creato nella squadra azzurra, sia maschile che femminile”.

Questo però, purtroppo, è il passato. Adesso per Gaia si spalancano le porte di una vita normale: “Mi voglio laureare e trovarmi al più presto un lavoro per non pesare più sulle spalle dei miei. Una cosa normale, da ragazza qualunque, ma a me dà una strana sensazione, dopo anni passati a faticare ai remi”. Quei remi dove adesso sono rimaste le sue compagne di Nazionale, per le quali Gaia ha un dolce pensiero: “Ci sentiamo spesso, con Laura Schiavone soprattutto, mi ha persino mandato un video del raduno, ho dovuto insistere (ride, ndr) perché lei non voleva inviarmelo, pensava che dopo quanto sto passando avrebbe potuto farmi male. Alle ragazze, ma così come ai ragazzi che seguo tantissimo, voglio dire che qualsiasi cosa succeda, con chiunque si ritroveranno in barca, devono restare unite, perché è lo stare insieme che fa la forza. Da parte mia voglio esserci sia in Coppa del Mondo a Varese che a Lucerna per le qualificazioni olimpiche. Sarò la loro prima tifosa”. Gaia Palma, dalla barca alle tribune, con l’azzurro nel suo cuore matto.