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Castaldo Non voglio svegliarmi””

mercoledì 20 Gennaio 2016

Castaldo Non voglio svegliarmi””

ROMA, 20 gennaio 2016 – Il quotidiano sportivo Corriere dello Sport-Stadio, in vista dei Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, sta realizzando degli “Speciali Olimpiadi” e tra questi, a firma di Franco Morabito, oggi è uscito a pag. 20 un servizio riguardante il Campione del Mondo 2015 Matteo Castaldo (RYCC Savoia). Un’intervista nella quale Castaldo si racconta poiché, insieme a suoi compagni di barca, Marco Di Costanzo (Fiamme Oro) Giuseppe Vicino e Matteo Lodo (Fiamme Gialle), è tra i grandi protagonisti azzurri che stanno lavorando verso Rio 2016.

Pensieri e parole a sette mesi dai Giochi ben evidenziate da Morabito che scrive: “Il napoletano è il veterano di un ‘4 senza’ baby che ha regalato all’Italia l’oro iridato dopo 20 anni «Prima il mondo, ora Rio: il sogno di una vita». Un’intervista che Canottaggio.org, su gentile concessione del quotidiano sportivo, e del collega Franco Morabito, ripropone a tutti i lettori che, per qualche motivo, non abbiano letto il pezzo nelle colonne de Il Corriere dello Sport-Stadio ricordando anche che è possibile continuare a votare sul sito di Italian Sportrait Awards 2016 per vedere assegnato il premio “Rivelazione Uomini” a tutto il quattro senza.
Di seguito l’intervista:
 


Castaldo “Non voglio svegliarmi”

di Franco Morabito

Un’attesa durata vent’anni. Da quando nel 1995 a Tampere, in Finlandia, Valter Molea, Riccardo Dei Rossi, Raffaello Leonardo e Carlo Momati bissarono a bordo di un invincibile “4 senza” il trionfo iridato dell’anno prima. Un’attesa durata fino a settembre dell’anno scorso ad Aiguebelette, Francia, dove un altro sorprendente quartetto azzurro è balzato di nuovo ai vertici al termine di un Mondiale dominato dalle batterie alla finale, grazie a tre canottieri napoletani – Matteo Castaldo, 30 anni; Marco Di Costanzo, 23; Giuseppe Vicino, 22 – e al pontino Matteo Lodo, 21, di Terracina. Una barca di valore, espressione di classe e di potenza, di gioventù e di esperienza. Quella di Castaldo, il più “vecchio” del gruppo, laureato in scienze politiche e uomo di riferimento per tutti con 19 medaglie vinte a livello internazionale fra junior, under 23, senior e pesi leggeri. Nato e cresciuto, tra l’altro, in una famiglia di sportivi, con il padre Nino, anche lui ex canottiere e campione italiano sul “4 senza” e il nonno materno Carlo Rolandi, velista, 4° ai Giochi di Roma nella Star e ora presidente onorario della Federazione dopo esserne stato a lungo presidente.

Castaldo, l’Italia tornata regina nella specialità più classica ed elegante del canottaggio. Se lo sarebbe mai aspettato? “Speravamo di fare un buon Mondiale ma che potessimo vincere ci sembrava solo un sogno. A volte stentiamo ancora a crederci”. Quando ha iniziato a praticare canottaggio, e perché? “Seguivo sempre papà quando si allenava alla Canottieri Napoli e così, attorno agli 11 anni, volli provare anch’io, per gioco. Mi piacque e non ho più smesso». Fra padre canottiere e nonno velista com’è che la scelta è caduta sulla barca a remi? «Perché la vela la faceva già mia sorella Martina e così accontentammo entrambi”. Dopo la Canottieri Napoli ha vogato anche per lo Stabia e la Canottieri Firenze prima di tornare a Napoli e approdare al Savoia, per il quale è tesserato ancora oggi. Ne ha tratto giovamento in termini di esperienza? “Moltissimo, ho avuto modo di confrontarmi con allenatori diversi, che mi hanno insegnato tutti qualcosa di importante”. Qual è quello a cui si sente più legato? “Andrea Coppola, che trovai al Savoia nel 2011 quando ero in crisi e volevo smettere. Mi disse: “Prova per 2-3 anni con me e poi decidi’: Dopo un anno, all’Idroscalo di Milano, vinsi il titolo italiano nel singolo e cambiai idea”. E del d.t. Giuseppe La Mura cosa pensa? «Sono sempre stato in piena sintonia con lui, anche nella sua precedente esperienza alla guida della Nazionale”.

I ricordi finora più belli della sua carriera? “Oltre al trionfo iridato, il tricolore di Milano e l’argento vinto nel 2012 in Coppa del Mondo a Lucerna sul ‘2 senza’. Qual è la barca chete ha dato finora le maggiori soddisfazioni? “Il ‘2 senza’ sul quale ho gareggiato per quasi quattro anni. Ed è quella su cui lo scorso anno avevamo vinto le selezioni per andare al Mondiale. Poi, a fine maggio, La Mura mi fece salire sul ‘4 senza’,’ dimostrando ancora una volta che aveva ragione”. Subito dopo la vittoria affermò che quella era la più bella rivincita sulle delusioni passate. A che cosa si riferiva? “Al fatto che con la gestione tecnica precedente ero stato tenuto costantemente ai margini”. E’ superstizioso? “Per un buon napoletano un po’ di superstizione non guasta mai. Al Mondiale, quando parcheggiamo l’imbarcazione sulle impalcature che ospitano anche le barche delle altre Nazioni, la nostra deve stare sempre almeno qualche centimetro più avanti”.

Il punto forte del suo carattere? “La determinazione, l’impegno e la voglia di farcela. D’altra parte, non essendo un colosso, se non fossi stato così non sarei andato molto lontano”. Cosa significa per lei partecipare all’Olimpiade? “Coronare il sogno di una vita”. L’idea di partire su una barca campione del mondo la stimola o le pesa? “Ora non ci penso anche perché prima di Rio ci sono varie tappe che daranno un senso più compiuto alle nostre aspettative”. Quali saranno gli avversari più ostici? “Su tutti gli inglesi, che dominano i Giochi da ben quattro edizioni. E poi tanti altri, fra i quali anche qualcuno che meno ti aspetti”. Ci descriva i suoi compagni di barca. “Bravissimi. Vicino è uno straordinario capovoga, che dà una marcia in più all’intero equipaggio, Lodo è il più giovane ma sensibile e sempre disponibile, e Di Costanzo è molto tecnico e grintoso”.

E di se stesso che dice? “Che, essendo il più vecchio, quando gli altri sgarrano ho il dovere di metterli in riga. Ma nei momenti che contano non hanno mai deluso”. I suoi hobby? “La moto. Una passione che mi trasmise papà quando ero ancora piccolo. Ho una Ducati sportiva con la quale ho girato più volte anche in pista. Ma da un po’ di tempo non ci vado più e la custodisco gelosamente in garage”. Un mese fa la Federazione l’ha eletto “Atleta dell’anno 2015”: Una dedica? “A mia nonna Laura, scomparsa l’anno scorso il giorno dopo la Coppa del Mondo a Varese. Da allora, in ogni occasione importante, il mio primo pensiero è per lei”.

L’articolo del Corriere dello Sport – Stadio (PDF)