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Intervista “a ruota libera” a Rossano Galtarossa

lunedì 17 Agosto 2009

Intervista “a ruota libera” a Rossano Galtarossa

TRIESTE, 17 agosto 2009 Trieste, pochi istanti prima del via alla prima manche di Barcarola 2009, venerdì pomeriggio 14 agosto: Rossano Galtarossa è l’ospite d’onore della kermesse triestina.
Un atleta simbolo per tutto lo sport italiano ed internazionale, che non ha mai perso di vista il contatto con la vita d’ogni giorno, oggi più che mai.
Un Rossano sereno, che sa quello che vuole, con i suoi impegni, i suoi sogni, non ultimo quello che si avvererà tra pochi mesi con l’arrivo della figlia.
Un grande campione con la modestia e la determinazione dei forti, qualità che emergono da ogni sua affermazione.

Cosa stai facendo adesso di bello?
Di bello sto avvicinandomi alla carriera di papà.
A quando il lieto evento?
A metà novembre. Questa è una situazione che sta prendendo la priorità sulle varie altre scelte. Ed inoltre… diciamo che quest’anno mi sono dedicato un po’ al lavoro, alla Canottieri Padova.
Il tuo ruolo qual è?
Direttore dell’impianto.
Che consiste in che cosa?
Nel fare da tramite tra il Consiglio Direttivo e il Presidente, tra il Consiglio Direttivo e tutta la vita della società.
Che caratteristiche ha la Canottieri Padova?
Abbiamo 1250 soci compresi i 200 atleti. La società è una struttura di 50mila mq, 13 campi da tennis, 1 piscina estiva, campo di calcio a 8, percorso vita che occupa il perimetro della società.
Oltre al canottaggio…
Canottaggio, canoa e tennis. Poi abbiamo come attività ludiche la palestra per i soci, possibilità di fare voga veneta, sezione di dragon boat, d’estate ci sono i centri estivi. I corsi estivi sono quelli delle varie sezioni sportive, ai centri estivi i bambini anche molto piccoli stanno tutto il giorno alla Canottieri con gli animatori facendo attività di gioco e attività sportive.
Il tuo incarico…
Si tratta di una sorta di supervisione, mi relaziono con i fornitori, quando c’è da fare qualcosa, come quest’anno che abbiamo ristrutturato gli spogliatoi, rendendoli più fruibili ai disabili, in parte ho seguito i lavori. Sono a contatto con i direttori sportivi delle varie sezioni agonistiche, in base alle loro richieste do una mano, e mi relaziono con i soci tutti i giorni,
Com’è il rapporto con i soci?
Bisogna essere diplomatici e portare pazienza. Ci sono soci che hanno delle richieste giuste, altre un po’ particolari. C’è qualcuno che ha tanto tempo e che vede tante cose che effettivamente sono da fare, che deve però accettare che bisogna dare delle priorità all’interno della scaletta degli interventi. Il 2009 è l’anno del centenario della Canottieri Padova. Fino a fine maggio è stato molto impegnativo, nel cercare di organizzare i vari eventi in cartellone. A seguire nel mese di giugno abbiamo avuto la quinta edizione di un torneo internazionale di tennis, un 25.000 dollari come livello. Abbiamo deciso di fare anche contestualmente un 15.000 dollari maschile ed abbiamo avuto per una dozzina di giorni un bel movimento tennistico all’interno del Circolo. Ovviamente questo prevede un periodo di allestimento precedente e dopo a seguire ci sono da disallestire le strutture.
Attività extra canottaggio e extra Canottieri…
Sono stato coinvolto quest’anno in una iniziativa che mi è piaciuta molto: un percorso ciclistico. Io non avevo mai fatto la bici da strada, solo un po’ di mountain bike per sostituire qualche allenamento. La Campagnolo ha deciso quest’anno, anche per un discorso di marketing, di fare partecipare un dream team alla 23° edizione della Maratona dles Dolomites. Manifestazione bellissima che io non conoscevo, tant’è che quando me l’hanno proposto, avevo capito che era una sorta di sfilata all’interno della gara ciclistica vera e propria. Poi ho compreso che era una gara che poteva essere anche di 138 km, sulle Dolomiti, quindi non una passeggiata. Hanno coinvolto 11 atleti tutti non ciclisti, oltre a me Chechi, Rossi, Sensini, Kostner, Runngaldier, Zorzi, Granbassi, Quintavalle, Baldini, Bayliss e Facchin, bei nomi che non praticano il ciclismo. Ci hanno consegnato una bici montata con un cambio particolare a 11 velocità da cui la scelta delle 11 componenti. Hanno stimolato la mia curiosità: ho voluto capire di che cosa si trattasse e ho compreso che non era una passeggiata Non era sufficiente: partire…fare le foto… e finiva lì. Poi c’era di mezzo lo spirito sportivo… All’inizio avevo pensato di fare il percorso completo, quello più lungo, che oltre ad essere quasi 140 km, erano 4mila metri di dislivello. Considerando che peso più di un quintale, e visto quanto pesano gli scalatori, non proprio la metà…ma quasi, qualcuno che ha più esperienza mi ha detto: …fa’ attenzione che forse se punti all’intermedio che sono 106 km, è già un bel divertimento. C’era anche il circuito baby, ma l’ho escluso subito perché mi pareva proprio limitante, anche se atleti come Antonio Rossi e Stefano Baldini lo hanno fatto … Sono comunque 55 km con quattro bei passi da fare: insomma, c’è da spingere lo stesso… Ho avuto la bici due mesi e mezzo prima della gara e sono riuscito a fare 1200 km circa. Con questa scusa ho trovato la motivazione per imparare ad usare questo attrezzo. A Padova sfruttavo la zona dei Colli con uscite di due ore e mezza, tre ore, facendo 70/80 km, sono arrivato così alla gara minimamente preparato. Ho percorso 106 km con 3106 metri di dislivello, due volte Passo Campolongo, Pordoi, Sella Gardena e Falzarego. Ho impiegato 4 ore e 54 per farlo. Una bellissima esperienza, impegnativa. Intanto, qualche volta, superata questa manifestazione, uscivo in barca ed ho così ripreso ad allenarmi almeno una volta al giorno perché ho intenzione di disputare i Campionati Italiani in singolo. In questo momento il canottaggio per me è fatto nei ritagli di tempo. Sto valutando. Da una parte a me piacerebbe continuare, ma bisogna vedere la bimba quando nasce, trovare un equilibrio nella gestione famigliare. Poi con il lavoro devo organizzarmi, perché i ragazzi che sono in raduno appartengono ai corpi militari o sono in società che non hanno problemi: io devo lavorare. E’ un’età nella quale devo pensare anche al dopo. Ogni tanto faccio un pensiero al 2012, ma ci sono tante altre cose da considerare. Sto seguendo con un po’ più assiduità l’ambito della formazione manageriale, ho fatto degli interventi anche con altre società che non sono le solite due. Ci sono degli amici che mi han fatto conoscere questo mondo e quindi non soltanto quelle con le quali collaboro, ma anche altre aziende mi hanno incontrato in questo ambito e mi stanno coinvolgendo. Sono dei bei test per loro, e mi pare che siano contenti della mia partecipazione. E’ una cosa che mi piace. 
Il rapporto con i compagni di squadra…
Ci sentiamo sempre… è normale. C’è qualcuno a cui sei più affezionato… legato, e ti senti più spesso. L’altro giorno sono stato a Livigno a salutare la squadra. E’ un po’ duro stare lì in borghese e sapere che a loro mancano pochi giorni per partire per andare a fare un altro mondiale. E’ stata una mia libera scelta. Come lo è stata nel 2005 anche se quell’anno ero più vicino, anche se non ho avuto il coraggio di dirlo, a smettere. Ero un po’ più saturo, nauseato dai troppi anni di allenamenti, ininterrotti. Mi è servita come esperienza, e sto cercando di non fare l’errore che ho fatto quella volta, quando ho smesso proprio di allenarmi: mi sono perso la forma fisica. Quest’anno l’esperienza precedente e il fatto della bici è stato un modo per tenermi in allenamento.
In questo momento mi sto allenando in singolo, non ho le sensazioni dei tempi migliori, per forza di cose non puoi pensare che con due tre mesi sei in forma… sarebbe assurdo. Ma vedo che fisicamente sto bene.  Ho pedalato 5 ore e se vado a vedere il cardio ero di pochissimo sotto le 150 pulsazioni per tutto il tempo. Vuol dire che fisiologicamente mi sto mantenendo abbastanza bene, poi la specializzazione ce l’hai solo quando hai tutta la giornata da dedicare al tuo allenamento. Soffro un po’ nel vedere che i tempi di recupero cambiano col passare degli anni a sfavore, e quindi qualche giornata che spingo un po’ di più, il giorno dopo mi trovo un po’ affaticato. Devo accettare che qualche volta poi devo fare un’uscita di fondo, invece qualche anno fa ti potevi permettere di spingere tutti i santi giorni. E’ normale.
Due parole sulla partecipazione a questa gara sprint…visto che non è la prima volta…
Sono venuto in passato a Trieste alla Barcarola anche quando è stata fatta in notturna. Sono stato qui tre anni fa, ma causa un grosso incidente in autostrada sono arrivato tardi ed ho fatto lo spettatore. Sono manifestazioni che secondo me sono importanti anche se sottovalutate. In ambito generale sono piacevoli per la gente che assiste e un divertimento per chi le fa. L’ho fatta a Trieste, l’ho fatta a Firenze. In queste gare ci sono le cosiddette “sfiammate” (percorsi brevi ma molto intensi; n.d.r.) che l’atleta fa. Ne fai una…due…va tutto bene…quando cominci a farne tre o quattro, si fanno sentire e non puoi improvvisare. Però sono belle e divertenti, c’è un approccio diverso. E quando stai aspettando che il giudice ti dia il via, c’è sempre quella carica agonistica che anche se potrebbe sembrare un gioco, hai sempre la voglia di arrivare prima del tuo avversario. È un modo per fare vedere un po’ di canottaggio alla gente senza che debba essere per forza esperta e specializzata.

Maurizio Ustolin
CR FIC Friuli V.Giulia