CREMONA – Forse Daniele Signore si renderà conto di cosa è riuscito a fare solo tra qualche giorno, quando sarà accolto a braccia aperte dai numerosi tifosi e dalle autorità cittadine per la festa in suo onore che si svolgerà alla Canottieri Flora, sua società di appartenenza. Vincere la medaglia d’oro alle Paralimpiadi nel quattro con misto, la prima medaglia assoluta nella storia dell’adaptive rowing italiano, rappresenta il culmine di una vita di atleta, l’obiettivo massimo che ripaga di tutti i sacrifici e di tutte le rinunce affrontate nei quattro anni di preparazione.
Negli ultimi mesi Daniele, infatti, per prepararsi al meglio all’avventura olimpica, si è messo in aspettativa (lavora all’Amministrazione Provinciale di Cremona), scendendo in Po ogni giorno, seguito dai suoi tecnici Pierangelo Ariberto e Felice Ortelli. Affetto da una particolare forma di cecità, Daniele Signore non si è arreso alla sua menomazione e ha scelto di seguire un sogno, anzi il Sogno, impegnandosi in uno sport che da sempre ricambia con impagabili soddisfazioni i suoi atleti.
La sua vittoria è la vittoria della dedizione, del coraggio, della perseveranza di fronte alle avversità che non gli hanno impedito di diventare protagonista nello sport e nella vita di tutti i giorni. In soli quattro anni (nel 2003 Daniele non sapeva nemmeno cosa fosse il canottaggio) Signore ha imparato un nuovo sport, l’adaptive rowing, è cresciuto impegnandosi negli allenamenti, ha conquistato prima titoli italiani e poi la maglia azzurra, con la quale ha sfiorato il podio nel 2007 ai Campionati Mondiali di Monaco di Baviera, per poi culminare la sua folgorante carriera con la medaglia d’oro olimpica. Il suo successo, comunque, è anche il successo della Canottieri Flora, dell’Aics, dell’Associazione Unione Italiana Ciechi e DiDiApsi, che hanno ideato un progetto innovativo chiamato “Atletica-Mente” che permette ai ragazzi disabili di provare l’emozione di salire in barca e di cimentarsi con uno sport a stretto contatto con la natura.
L’associazione, ha aumentato nel corso degli anni il numero dei propri ragazzi e, dopo il grandissimo risultato raggiunto da Signore, spera di aumentarne il numero. Grazie anche al contributo della Provincia di Cremona e del Comune di Cremona, infatti, l’associazione ha potuto dotarsi di due imbarcazioni speciali: la prima, radiocomandata a distanza e già utilizzata da un bambino disabile di 12 anni, è una barca all’avanguardia per i portatori di handicap, mentre la seconda, rinforzata ai lati e utilizzata da un ragazzo down e un ragazzo non vedente, permette ai ragazzi di scendere sul fiume Po in tutta sicurezza.
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Abbiamo incontrato Signore in uno degli innumerevoli festeggiamenti che Cremona gli sta riservando in questi giorni (il Comune di Cremona ha già annunciato che sarà lui l’atleta dell’anno cremonese per il 2008) e gli abbiamo chiesto le sue prime impressioni. La prima domanda è d’obbligo: raccontaci la finale che ti ha portato alla medaglia d’oro. «Ancora adesso non riesco a descrivere la gioia che ho provato. Quando abbiamo tagliato il traguardo – continua Daniele – non mi sono accorto e continuavo a remare, ma quando Paola (Protopapa, sua compagna di barca, nrd) ha cominciato ad urlare come una forsennata “Oro, oro, vittoria” ho realizzato cosa era successo. Da quel momento il cuore ha cominciato a battere come un martello, non capivo più niente, il petto sembrava esplodere e per dieci minuti ho perso la cognizione del tempo e dello spazio. Abbiamo incominciato ad urlare all’impazzata, eravamo campioni olimpici e questa sensazione era indescrivibile». Dopo i complimenti del Presidente del Comitato Paralimpico Luca Pancalli e del Presidente della Federazione Italiana Canottaggio Renato Nicetto, siete finalmente saliti sul podio. Cosa si prova a sentire l’inno di Mameli dall’alto di un podio olimpico? «Sono orgoglioso di essere italiano, di vestire la maglia azzurra e di aver portato alla vittoria la mia squadra. Quando è partito l’inno di Mameli, ho messo la mano sul cuore e ho cantato a squarciagola, felice di aver vinto ma soprattutto felice di essere un atleta». Hai vissuto al Villaggio Olimpico. Cosa ti ricordi di questa esperienza? «Stare al Villaggio, insieme a migliaia di atleti provenienti da tutto il mondo, è un’esperienza incredibile. Posso dire di aver vissuto appieno lo spirito olimpico incontrando ogni giorno personaggi straordinari, atleti abili a loro modo e con abilità inaspettate. Pur parlando lingue diverse, riuscivamo a capirci anche perché il sorriso era il nostro comune denominatore». La tua vittoria può essere da stimolo per i ragazzi disabili che non fanno ancora sport? «Spero proprio di sì. Non devono abbattersi se hanno avuto e hanno tuttora problemi di ogni tipo, presenti dalla nascita o per circostanze sfortunate. A tutti loro e soprattutto ai loro genitori dico: venite fuori, non rimanete chiusi in casa, venite a giocare con noi perché lo sport è lo strumento che permette a chiunque di esprimersi secondo le proprie possibilità, senza limiti o distinzioni. Come ci sono riuscito io, anche voi un giorno potreste diventare olimpionici».
Nella foto: Daniele Signore; Paola Protopapa e Daniele Signore in barca – cliccare sulle immagini per ingrandirle