Comunicato Stampa
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NAGANO, 26 aprile 2008 – Si è conclusa dopo quattro ore segnate dal caos la staffetta della torcia olimpica in Giappone. Almeno tre persone sono state arrestate e quattro ferite tra la folla che, sventolando bandiere tibetane o cinesi, si è assiepata lungo il percorso della fiaccola per manifestare in modi che in alcuni momenti si sono fatti violenti. Sostenitori di Pechino e manifestanti filotibetani si sono picchiati mentre oppositori della repressione in Tibet lanciavano immondizia contro i tedofori lungo le strade di Nagano, invase da migliaia di studenti cinesi con bandiere rosse.
SPAZZATURA – Dopo una serie di tappe asiatiche relativamente tranquille, centinaia di monaci tibetani, attivisti filotibetani e nazionalisti anticinesi che sventolavano le bandiere imperiali giapponesi hanno lanciato pattume, uova e petardi contro la staffetta lungo un percorso vigilato da tremila agenti: un livello di sicurezza generalmente riservato al passaggio dell’imperatore Akihito. Tre manifestanti – due giapponesi e un taiwanese – sono stati arrestati per aver cercato di strappare la torcia dalle mani dei tedofori. La staffetta, che sarebbe dovuta partire dal tempio buddhista di Zenkoji, ha invece preso il via da un parcheggio per evitare che coincidesse con una celebrazione organizzata dai monaci per le vittime dei disordini di Lhasa. Circa 300 persone si sono raccolte in preghiera a Zenkoji mentre una ventina di monaci leggeva i nomi delle vittime scanditi dal suono del gong. PROSSIMA TAPPA – La torcia sarà Seul e poi Pyongyang, dove le autorità nordcoreane hanno assicurato una staffetta «sicura e che lascerà il mondo a bocca aperta». Le proteste di Nagano hanno coinciso con un’apertura di Pechino ai colloqui con i rappresentanti del Dalai Lama accolta con soddisfazione dagli Stati Uniti e dall’Unione europea. CIO – Il presidente del Comitato olimpico internazionale (Cio) Jacques Rogge in un’intervista al Financial Times: «Non otterrete nulla alzando la voce. Questo è il più grosso errore che la gente può fare in Occidente. Chi conosce la cultura cinese sa che solo una cosa può funzionare -- un fermo ma quieto e rispettoso dialogo. Altrimenti i cinesi si chiuderanno in loro stessi. Cosa che sta già accadendo oggi. Ci sono troppe proteste, troppa violenza verbale, e i cinesi si ritraggono», sostiene Rogge. DALAI LAMA – Intanto sul fronte politico c’è da segnalare un nuovo intervento del Dalai Lama che è tornato a chiedere «discussioni serie» con le autorità cinesi. (Foto Afp) FONTE: CORRIERE DELLA SERA |
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