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Il remo di Abbagnale

lunedì 3 Febbraio 2014

Il remo di Abbagnale

di Gianluca Atlante
(Latina Oggi)

LATINA – Una telefonata, dicono, allunghi la vita. A noi, ieri, ha aperto nel migliore dei modi la giornata. «Ci vediamo fra quaranta minuti, va bene?». Eccome se va bene. L’amico Tranquilli, Claudio all’anagrafe, responsabile della comunicazione della Federazione Italiana Canottaggio, è la voce, al di là del telefono, che volevamo sentire. Ieri, intorno alle 11. Detto, fatto. Preciso e puntuale, il grande Giuseppe Abbagnale, si è materializzato al primo piano di Corso della Repubblica, civico 200.
Presidente, vogliamo partire dal suo primo anno di presidenza?
«Era come me lo immaginavo»
In che senso?
«Difficile e stimolante al tempo stesso. Stiamo facendo un buon lavoro, ma siamo soltanto all’inizio. Il nostro obiettivo è Rio de Janeiro, senza però tralasciare il presente».
Lei, però, è partito dal nulla.
«Sì, ma è logico ed opportuno guardare all’immediato futuro, consapevoli di lavorare, tutti insieme, solo ed esclusivamente per il bene del canottaggio».
Al di là dei soliti nomi, l’impressione è che ci sia una base di partenza importante.
«Senza ombra di dubbio. Il primo raduno, in corso di svolgimento a Sabaudia, ne è una riprova».
Anche perché non è più un discorso legato ai Gruppi sportivi militari. Oggi, a Sabaudia, ci sono atleti in rappresentanza di 35 società.
«Se guardiamo al recente passato, questo è il risultato, a mio avviso, più importante. Va, però, mantenuto. Nel senso che la Federazione può essere d’aiuto, le singole società, e non parlo dei Gruppi militari, devono fare altrettanto. Affinché i giovani atleti, diventino potenziali campioni ed il passaggio da under a senior, sia meno traumatico».
Un uomo molto vicino al canottaggio come il capo dello sport italiano, Giovanni Malagò, può essere di aiuto al movimento del remo?
«C’è un ottimo rapporto con Giovanni. Un aiuto concreto al remo, però, può arrivare da noi che lo viviamo ogni giorno. E, sulla base di quanto detto dal capo dello sport italiano, anche noi ci stiamo guardando intorno per cercare di spendere il nostro ‘marchio’ nel migliore dei modi, al di là di quello che è il contributo economico che arriva dal Coni».
Una cosa è certa: la Federazione Italiana Canottaggio, dimostra di saper spendere bene e in maniera oculata i soldi dello sport italiano.
«Siamo un bell’esempio, non c’è dubbio. Ma, come in tutte le cose, si può fare meglio, senza rinunciare a cose che, poi, lasciano un po’ d’amaro in bocca».
Tipo?
«I raduni e le gare a livello Under. Rinunciare a fare qualcosa di più per i giovani, non è mai facile, ma la coperta se la tiri da una parte…».
I raduni di Sabaudia, però, sono la riprova di come questa Federazione usi la testa e il cuore allo stesso modo.
«Nel periodo invernale, Sabaudia è quanto di meglio si possa chiedere. Per noi, è un centro nevralgico, anche perché i tecnici e gran parte degli atleti, fanno parte dei Gruppi militari. Attenzione, però, non è soltanto un discorso economico e di attenzione alle spese. A Sabaudia si lavora bene, anche se la situazione logistica può e deve essere migliorata».
In che modo?
«Coinvolgendo il Comune, un po’ come avviene a Varese. Il canottaggio può essere un indotto non indifferente».
Diamo un voto al suo primo anno di mandato?
«Sono sempre molto severo con me stesso, anche perché penso che si potrebbe fare meglio».
Dal nulla, però, i risultati cominciano ad arrivare.
«Gli esami non finiscono mai. Ci siamo tuffati in una stagione dove siamo attesi da due mondiali ed un europeo».
E allora?
«In previsione del 2015, dove bisognerà qualificare più barche possibili alle Olimpiadi, sarà opportuno fare bene».
Per quello c’è La Mura e il suo staff.
«Ci siamo tutti. Il lavoro coinvolge ogni singola persona».

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