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Ugo Gerini, medico senza frontiere

mercoledì 6 Gennaio 2021

Ugo Gerini, medico senza frontiere


TRIESTE, 06 gennaio 2021 – Ugo Gerini, classe 1965, colonna portante del reparto Nefrologia e Dialisi dell’Ospedale di Cattinara a Trieste, non è soltanto un medico di indiscussa fama e simpatia, ma è ed è stato uno sportivo DOC, dapprima come atleta praticante il canottaggio, con dei risultati anche in campo nazionale, successivamente come giornalista sportivo dell’emittente Tele Quattro, oggi, Presidente del Lions Club Trieste Europa, ed ottimo appassionato scrittore di libri riguardanti la Marina Italiana.


Come nasce la tua carriera nel mondo dello sport?
Fin dall’età di sette anni i genitori mi indirizzarono allo sport scegliendo di avviarmi al nuoto. Ricordo che gli allenatori, uno dei quali era il prof. Franco Del Campo olimpionico a Città del Messico nel ’68, individuarono per me la specialità del dorso come quella più congeniale alla struttura fisica che avevo. Disputai anche qualche gara regionale ma, sportivamente parlando, il colpo di fulmine doveva ancora arrivare.


All’età di 12 anni, quando frequentavo la seconda media alla “Fonda Savio”, l’insegnante di Educazione Fisica, un colosso di due metri dagli altissimi trascorsi agonistici nel canottaggio, mi propose di avvicinarmi alla disciplina. Fu così che, accompagnato dai genitori, il 3 gennaio 1978, misi per la prima volta piede alla Sezione Nautica della Ginnastica Triestina Società nella quale il mio insegnante era all’epoca agonista. Ecco il colpo di fulmine sportivo! In quel momento il canottaggio entrò nel mio codice genetico per non abbandonarmi più. Disciplina ferrea basata su lacrime e sangue, motivazioni e valori umani altissimi. Complice anche qualche iniziale incoraggiante risultato agonistico, il remo fu il mio compagno fedele attraverso le scuole superiori e l’Università tanto che lo appesi al chiodo solo agli inizi degli anni ’90. Alle feste di classe e di ateneo rispondevo volentieri “no grazie”, il giorno dopo bisognava alzarsi alle 5 del mattino per andare ad allenarsi. In pochi capivano ma non mi interessava, la fidanzata fedele era la barca che ti accompagnava tutto l’anno.


Quale il ricordo indelebile del canottaggio?
Non ho dubbi. Il 21 settembre del 1986 sul lago umbro di Piediluco guadagnai la medaglia di bronzo ai Campionati Italiani Assoluti nella specialità del “quattro con” e, come accade sul podio delle manifestazioni importanti, è uso che i premiati reciprocamente si scambino le congratulazioni per il risultato ottenuto. Strinsi così le mani a Giuseppe e Carmine Abbagnale e al timoniere Peppiniello Di Capua autentici miti dello sport mondiale ed olimpico. Non potevo crederci, era avvenuto qualcosa di davvero straordinario trasmesso anche in diretta dalla Rai. La finale infatti era stata spostata dal mattino al pomeriggio proprio per la presenza dei fratelli Abbagnale. L’incredulità mi accompagna ancora oggi perché nella vita certe cose accadono una volta sola. Volendo una seconda laurea si può sempre ottenere. Ma affrontare campioni come Giuseppe e Carmine Abbagnale, Carando, Venier, Maurogiovanni, Bollati è impossibile da replicare. Ricordo la felicità anche negli occhi dei miei compagni di barca Andrea Mosetti, Spartaco Barbo, Stefano Pengue e del timoniere Luca Benvenuto. Qualche volta l’impossibile diventa realtà.


Da giornalista sportivo, che ricordi hai di Tele Quattro?
Ho iniziato a scrivere di canottaggio sulle colonne del settimanale Trieste Sport proprio nel 1986 e lo facevo parallelamente agli studi universitari che avevo intrapreso. A cavallo fra la fine degli ’80 ed il 1990 la grande occasione mi si presentò quando a Tele 4, anche in seguito al precedente passaggio in Rai di vere icone della più importante tivù cittadina come Marco Lucchetta e Giovanni Marzini, la redazione sportiva si era ristretta a Guerrino Bernardis, Roberto Danese, Angelo Baiguera ed Elisabetta Del Fabro. Serviva qualcuno che dietro le quinte raccogliesse le notizie che in seguito sarebbero state lette nel telegiornale da uno di loro. Accettai con entusiasmo. Un giorno il responsabile della pubblicità mi disse che aveva trovato uno sponsor per una trasmissione di approfondimento sul calcio dilettantistico da mandare in onda a metà settimana prima del telegiornale “Fatti e Commenti”. Mi chiese se me la sentivo di condurla. Avvenne così che da giornalista di redazione diventai giornalista televisivo. La trasmissione andò bene e nel volgere di poco tempo mi trovai a condurre, rigorosamente in diretta, trasmissioni come Anteprima Sport al sabato e, soprattutto, Telequattro Sport alla Domenica sponsorizzato dalla catena di Supermercati dell’attuale Sindaco di Trieste Roberto Dipiazza. Feci anche qualche apparizione con Angelo Baiguera e Roberto Danese nel Caffè dello Sport quando il main sponsor era la Illycaffè ma indubbiamente fu Tele4 Sport la trasmissione alla quale resto più legato. Ricordo che al tempo internet non era sviluppato e la gente aspettava la domenica sera per conoscere i risultati e vedere i servizi sulle principali manifestazioni sportive. Di conseguenza ero molto seguito. Nel 1997 dovetti scegliere se continuare a fare il giornalista o il medico. Il dubbio fu fugato quando un paziente in sala operatoria, riconoscendomi come giornalista di Tele 4 nonostante la divisa verde che indossavo, mi disse in dialetto: “non la taierà miga lei vero? Lei la xè quel che leggi i risultati..”


Sappiamo che sei un appassionato calciofilo: Milan o Triestina?
Il fil-rouge che lega Trieste al Milan è indissolubile. Nereo Rocco, Cesare Maldini, Fabio Cudicini sono nomi di triestini che hanno fatto grande la società rossonera. Mio Zio Ugo che lavorava a Milano al Corriere della Sera poi ha fatto il resto. Era amante del calcio e supertifoso del Milan. E’ stato lui a trasmettermi la passione per i colori del Milan fin da quando mi portò ad assistere nel 1975 a San Siro alla sfida con la Juventus. Ce l’ho ancora negli occhi. Poi nel 1976 vidi per la prima volta il Paròn dal vivo nel sotto tribuna dello stadio Grezar in una sua visita agli allenamenti della Triestina. Milan e Triestina, due squadre ma un’unica passione.


La persona nel mondo sportivo per la quale hai più ammirazione?
Quando facevo giornalismo sportivo mi ricordo al Trieste Sport la sezione dedicata agli “sport minori” per individuare quelle discipline che non erano calcio o basket. Era qualcosa che mi faceva davvero imbestialire conoscendo i sacrifici cui un atleta appartenente ad una disciplina cosiddetta “minore” andava incontro per poter emergere e mai poi tanto quanto i strapagati calciatori oppure i super sponsorizzati agonisti. Per cui se devo scegliere la persona per la quale ho più ammirazione guardo al passato e cito Pietro Mennea il cui record del mondo sui 200 metri ha resistito per molti anni anche ai più dopati e pagati muscoli degli atleti che hanno tentato di strapparglielo.


Che cosa ti ha spinto ad intraprendere la Facoltà di Medicina?
A dire il vero quello di fare il medico era un pallino che avevo fin da bambino. Non so perché francamente. Avevo in mente la figura del medico e quella del giornalista. Sono riuscito a raggiungere entrambi gli obiettivi anche se poi ho dovuto fare una scelta precisa.


Come vivi in corsia il Covid 19?
All’inizio con terrore proprio perché la pandemia ci ha colti di sorpresa con una forza devastante. Ricordo perfettamente l’8 marzo 2020 quando mi capitò di visitare un paziente affetto da Covid senza saperlo utilizzando una semplice mascherina chirurgica e senza conoscere esattamente il rischio che stavo correndo assieme agli infermieri che erano con me. In seguito a quell’episodio fummo messi in controllo serrato senza mai per fortuna diventare positivi. Il Covid 19 è una malattia che può decorrere completamente asintomatica oppure complicarsi maledettamente a più livelli di cui quello respiratorio è l’aspetto più evidente ma non certo unico. Bisogna sempre essere molto prudenti approcciando il malato con le dovute precauzioni nelle aree contumaciali dedicate. Ora si dispone del vaccino che ci riporterà ad una vita normale entro pochi mesi se tutti quanti accetteranno di farlo. E‘ molto più rischioso contrarre il Covid piuttosto che affrontare qualche eventuale modesto effetto collaterale legato all’inoculazione. Ho ricevuto la prima dose lo scorso 30 dicembre senza alcuna conseguenza. Non vedo l’ora di ricevere anche la seconda il prossimo 20 gennaio. Dopo 10 giorni da quel momento sarò immunizzato e la cosa mi rende più sereno.


Come è nata la tua passione per la Storia della Marina? Hai dei progetti per il futuro in questo campo?
La passione mi è stata trasmessa da mio papà ex ufficiale ed appassionato della storia della Marina Militare. Arruolato poi in Marina per i miei trascorsi sportivi ho conosciuto in prima persona le principali basi della nostra flotta di Taranto e di La Spezia. Da quelle basi sono partite innumerevoli missioni delle nostre navi nelle due Guerre Mondiali. Mi sono particolarmente dedicato alla storia della Corazzata Roma, triestina d’origine, affondata nel Golfo dell’Asinara nel 1943 in seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943. Mio papà me ne aveva sempre parlato. Cercato per 69 anni il relitto è stato scoperto nel 2012 dall’ingegner Guido Gay a 1200 metri di profondità. Grazie alla sua collaborazione ho potuto scrivere due libri sulla storia ed il ritrovamento della più potente nave da guerra della nostra Marina costruita al Cantiere San Marco di Trieste fra 18 settembre 1938 ed il 14 giugno del 1942. I libri li ho dedicati a papà che è purtroppo mancato nel frattempo. Ma mi sono occupato in altre pubblicazioni anche dell’impresa di Luigi Rizzo a Trieste nel 1917, dell’impresa di Pola in cui venne attaccata la corazzata Viribus Unitis, degli affondamenti del trasporto truppe Francesco Crispi, del sommergibile inglese Saracen, dei cacciatorpediniere Gioberti e Da Noli. E, per il futuro, ho quasi pronti altri due libri di storia navale. Nel 2021, Covid permettendo, li presenterò.


Un incarico prestigioso quello della Presidenza del Lions Club Trieste Europa. Quali in sintesi i tuoi obiettivi?
E’ un incarico che sono molto felice di ricoprire soprattutto perché il Lions Club è un ente che eroga beneficenza. Il mio programma è quello di essere vicino al mondo giovanile sia in ambito sportivo che scolastico. Riuscire a finanziare progetti virtuosi a favore di chi ha bisogno e merita di essere sostenuto rappresenta l’obiettivo principale.

Un tuo consiglio ai giovani, sia in ambito scolastico che sportivo, per superare questo momento impegnativo.
Ai giovani direi di non smettere mai di credere nelle proprie potenzialità, di perseguire con determinazione tutte le strade che portano alla realizzazione di ciò che si sogna di fare nella vita. Con la massima umiltà ed il rispetto del prossimo. Come dice un vecchio proverbio “volere è potere”. La mia esperienza dice che è proprio così.

Maurizio Ustolin