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Dall’Ospedale di Bergamo, reparto Covid, a tu per tu col Dottor Antonio Bellasi

martedì 14 Aprile 2020

Dall’Ospedale di Bergamo, reparto Covid, a tu per tu col Dottor Antonio Bellasi


MILANO, 14 aprile 2020 – In questo periodo storico dove l’incertezza prova a prendere il sopravvento sulle nostre vite c’è chi preferisce far rumore, e chi invece silenziosamente lavora per combattere la battaglia del Covid-19. Ci stiamo mettendo impegno, le società remiere sono chiuse da tempo e #noirestiamoacasa. La Lombardia è stata ed è tutt’ora la regione più colpita, stretta in una morsa invisibile con quasi undicimila vite spente dal virus. La lotta più dura la si sta combattendo in Ospedale, dove nell’isolamento più assoluto c’è chi vince e c’è chi perde. In prima linea a Bergamo, offertosi come volontario, un medico legato al canottaggio dal 1990. Antonio Bellasi, classe 1977, oggi Consigliere della Canottieri Lario, direttamente da Bergamo dove nella vita normale è Responsabile del ufficio ricerca, innovazione e brand reputation dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII.

Volontario contro il Covid, parallelamente al tuo lavoro. Partiamo da qui: “Ho deciso di mettermi in prima linea rispondendo a una chiamata. Mi sono offerto volontariamente, per senso di dovere, con l’unico obiettivo di dare un aiuto. Io nel mio lavoro attuale svolgo un’attività più amministrativa. In accordo con il Direttore Sanitario ho iniziato il mio percorso. Questa sarà la mia settima notte in un mese. Ci sono stati dei momenti veramente complicati, difficili da gestire, e il canottaggio mi ha aiutato. Voglio raccontarvelo con un esempio. Quando un membro dell’equipaggio chiama un attacco, ma tu sei già al massimo e non riesci a dare di più puoi anche vedere gli avversari che sfilano, ma se sei certo di aver dato il massimo al termine della gara sarai comunque sempre soddisfatto”.


Sei arrivato alla settima notte in un mese durissimo. La prima come è andata? “C’è una cosa che mi ha colpito: l’aver provato una sensazione di solidarietà, coesione, obiettivo comune. Li capisci che ce la farai davvero. L’ho provata solo altre due volte nella vita: in una gara ci canottaggio e a New Orleans quando è arrivato l’uragano Katrina”. Mi racconti quella famosa gara? “Gareggiavo in quattro di coppia e contro di noi avevamo un fortissimo equipaggio capitanato da Luca Ghezzi in maglia Lombardia. Mi ricordo che prima di partire io e i miei compagni eravamo molto convinti e questo ci ha portato a fare una gara perfetta. Alla fine hanno vinto i favoriti, ma la nostra soddisfazione è stata davvero alta”.

Ed ora come sta andando? “Queste misure di lock-down stanno funzionando bene. Durante l’ultimo turno avevo quattro posti liberi e, durante la notte, ne ho occupati solo tre. Uno mi è rimasto libero. Questo poche settimane fa era impensabile. Siamo arrivati al punto dove le ambulanze non riuscivano a scaricare perché non c’erano posti all’intero della struttura. Il consumo d’ossigeno era tele che ha messo in crisi il sistema. I numeri stanno rientrando, sono in linea con quello che viene pubblicato a livello nazionale. C’è un po’ più di equilibrio”. Che sensazione provi quando entri in reparto? “Ti sembra di andare in gara. Quando sei in ascensore per salire in reparto ti si stringono un po’ le chiappe e senti le gambe molli. La verità è che non muoiono solo anziani. Vedi anche giovani in grande difficoltà. Quanto inizi il turno cominci a battagliare e riesci pure a convincerti che i secondi mille metri sono più facili dei primi”.

Quali sono i ruoli di questa guerra invisibile? “C’è chi fa l’allenatore, ossia la regia. Ci sono i giudici, che ti dicono come puoi fare o non fare le cose. C’è il DT che detta la linea. Gli spettatori ossia i famigliari che stanno a casa. Io ho il privilegio di stare in barca, mi sento operativo e felice di contribuire in questa battaglia. In questa battaglia c’è un ruolo per tutto”. Quando finirà? “Voglio essere realista perché la sfera di cristallo non ce l’ho. Sarà molto lenta. Il vaccino sarà la svolta, permetterà di mettere sotto controllo la patologia”. Lancia un messaggio al canottaggio lombardo ed italiano”. “State tranquilli, sono assolutamente positivo che torneremo a remare tutti insieme. Dovremo fare i giusti passi, ma soprattutto senza avere fretta”.

Luca Broggini