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ROMA, 31 marzo 2020 - Sesta e ultima puntata del viaggio tra le impressioni azzurre sul posticipo al
2021 dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020. Il cerchio si chiude con le specialità
Senior femminili di coppia, doppio e quadruplo, artefici al Mondiale di
qualificazione olimpica in Austria lo scorso agosto dell’esplosione rosa dell’Italremo
del direttore tecnico Franco Cattaneo, che qualificò per il Giappone ben quattro
imbarcazioni femminili.
Stefania Gobbi (Carabinieri/SC Padova, doppio)
“In generale la notizia è stata presa come una batosta, e ha scompaginato i
piani perché ci stavamo allenando al massimo per un obiettivo che ormai era
molto vicino. Riprogrammeremo tutto, il rinvio al 2021 ci darà l’occasione per
staccare un po’ la spina e ricaricarci facendo qualcosa di alternativo in un
momento molto difficile per tutti. Coglieremo questa occasione per lavorare di
più, migliorarci ulteriormente ed essere ancora più pronte il prossimo anno. Non
abbiamo perso niente, sappiamo solo che ci vorrà più tempo ma alla fine vedo
questo posticipo come un’altra montagna da scalare, ma ne abbiamo già scalate
tante quindi non sarà questa a spaventarci e a fermarci”.
Stefania Buttignon (SC Timavo, doppio)
“E’ stato un colpo duro da incassare per tutte noi che stavamo preparando un
evento così importante come l’Olimpiade, ma reputo il posticipo della stessa una
decisione inevitabile da prendere vista la situazione attuale. Quest’anno
abbiamo fatto un bellissimo percorso con tutta la squadra, siamo cresciute
tantissimo e adesso non resta che rimboccarci le maniche e, sapendo dove siamo
arrivate, continuare a lavorare con la convinzione di avere davanti un altro
anno nel quale possiamo solo migliorare. Non perdiamo alcuna speranza né ci
buttiamo giù, ma lavoreremo ancora per arrivare a Tokyo più pronte e grintose
che mai. Il sogno olimpico non è svanito, ma è vivo dentro di noi, occorre solo
essere positive sperando che l’emergenza sanitaria finisca presto per poi
tornare a gareggiare con più voglia di prima”.
Chiara Ondoli (CC Aniene, quattro di coppia)
“E’ una notizia che aspettavamo un po’ tutti anche se poi, quando è arrivata mi
ha lasciata un po’ spiazzata. Tuttavia ritengo sia stata una decisione giusta
date le circostanze. Era necessario rimandare all’anno prossimo per garantire,
prima di tutto, la salute dei partecipanti, atleti e non. Sicuramente adesso, da
un punto di vista mentale, sarà complicato riaffrontare un anno preolimpico, con
tutto il carico di stress che comporta. Eravamo pronti all’impegno e adesso
siamo costretti a fare una specie di reset mentale e ripartire. Ovviamente il
tutto senza cancellare quanto fatto finora. Sarà ancora più impegnativo, ma quel
che conta è che il sogno olimpico è stato solo posticipato e non svanito.
Dobbiamo farci forza e continuare a credere in quel sogno. Personalmente non
vedo l’ora di tornare ad allenarmi in raduno coi miei compagni perché da soli è
molto più pesante”.
Clara Guerra (Fiamme Gialle/Pro Monopoli, quattro di coppia)
“Sinceramente non speravo nel rinvio di un anno ma solo di qualche mese, dato
il grosso impegno portato avanti fino ad ora. D’altro canto però, ragionando in
maniera obiettiva, è la cosa più giusta: il prossimo anno potremmo tutti
gareggiare ad armi pari con la presenza di un pubblico e forti di una
preparazione più adeguata. È brutto vedere raddoppiati i giorni del countdown,
ma questo non ci deve scoraggiare, dobbiamo impiegare tutte le nostre forze per
allenarci ancora meglio. Ci hanno dato più tempo per preparare questi Giochi e
alla fine la dobbiamo vedere come un’opportunità. Avremo più esperienza e più
voglia di metterci in gioco e sono sicura che saremo ancora più pronti!”.
Ludovica Serafini (CC Aniene, quattro di coppia)
“Penso che sia la scelta più saggia quella di rinviare i Giochi Olimpici, per
diverse ragioni. Prima di tutto perché ciò a cui dobbiamo pensare adesso è
combattere quest’emergenza e salvaguardare la salute. Sarebbe stato troppo
rischioso, viste le condizioni, affrontare l’impegno olimpico già a fine luglio
come inizialmente programmato. Inoltre, c’è una questione di preparazione che
non va tralasciata. Noi canottieri possiamo lavorare al chiuso coi remoergometri,
è vero, ma ad esempio non saremmo potuti uscire in barca insieme, e ritrovarsi
direttamente in Giappone, senza aver portato avanti l’allenamento con tutto
l’equipaggio non sarebbe stato il massimo. Per come la vedo io dobbiamo prendere
questa come un'occasione per migliorarci ancora. Siamo cresciuti tanto in questi
quattro anni, soprattutto il gruppo femminile, e se il trend continua ad essere
questo, credo che a Tokyo anche noi donne riusciremo a dire la nostra”.