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ROMA, 19 febbraio 2019 - Il Giudice Arbitro Internazionale, l’uomo
del canottaggio, l’Architetto dello Sport Maurizio Clerici, nato a Milano 90
anni fa, quest’oggi alle 11.40 è venuto a mancare all’affetto di quanti ne
hanno apprezzato le doti umane e professionali. Maurizio, dopo il liceo e il
biennio di architettura all’Università di Palermo, si è laureato in
architettura a Firenze nel 1955. Nel 1956, dopo aver partecipato come atleta
alle Olimpiadi di Melbourne, inizia la sua carriera professionale presso lo
studio dell’architetto Annibale Vitellozzi. Tante le sue collaborazioni
nella realizzazioni degli impianti sportivi, tra cui il Palazzetto dello
Sport e la Piscina Olimpica al Foro Italico. Nel 1957 è chiamato a
collaborare con il prof. Nervi ai particolari esecutivi architettonici del
Palazzo dello Sport di Roma, come coadiutore di Vitellozzi al C.S.I.S. –
Centro Studi Impianti Sportivi del CONI– di cui è stato anche vicepresidente
dal 1966 al 1980.
Maurizio Clerici è stato l’architetto dello sport più famoso al mondo per
aver immaginato e realizzato il centro sportivo e ricreativo di Riad (Arabia
Saudita); il velodromo olimpico e poligoni di tiro di Teheran (Iran); lo
stadio di Iloriu in Nigeria (50.000 posti) e la Città olimpica realizzata in
Tunisia per ospitare i Giochi del Mediterraneo. Si definiva “L’ultimo
sopravvissuto dell’equipe di architetti che lavorarono agli impianti e le
infrastrutture olimpiche di Roma” poiché, appena laureato, collaborò con
progettisti e ingegneri del calibro di Pier Luigi Nervi, Annibale Vitellozzi
ed Enrico Del Debbio, e all’interno del COR (Costruzioni Olimpiche Roma),
organismo che si occupò delle costruzioni olimpiche dove venne chiamato a
dirigere l’ufficio progetti nel 1958, fu responsabile degli impianti
cosiddetti “minori”: l’Esedre dell’Eur, i campi sportivi dell’Acqua Acetosa,
il campo di Atletica, prima sede dell’As Lazio a Tor di Quinto.
Ha inventato il Sistema Albano per i campi di regata poiché va ricordato che
fino al 1959 non esistevano le corsie del campo di gara e la direzione era
indicata ai concorrenti con il numero di corsia posto sui cartelloni
pubblicitari collegati a cavi trasversali ogni 250 m. Rimanere al centro
della corsia non delimitata in acqua, quindi, creava molte difficoltà ai
concorrenti e ai giudici. La comparsa di questo sistema risale proprio ai
Giochi Olimpici di Roma del 1960 per canottaggio e canoa-kayak che ebbero
luogo sul lago di Albano. Fu proprio l'architetto Maurizio Clerici, infatti,
a presentare un campo di gara che aveva corsie delimitate da boe in
polistirene (18 cm di diametro) collegato ai fili longitudinali mantenuti ad
una distanza di 9 m per la canoa e 12,50 per remi con il cavi croce.
L’impatto visivo presentato alla FISA e ICF, fu immediatamente reso
obbligatorio, difatti prese il nome del lago dove è stato installato per la
prima volta: Sistema di Albano, appunto.
Per quanto riguarda, invece, l’attività nella Federazione Italiana
Canottaggio, va ricordato che Maurizio Clerici ha svolto attività agonistica
presso il CC Roggero Di Lauria di Palermo, dal 1950 al 1952, la SC Firenze,
dal 1952 al 1956, divenendo Campione italiano, vincitore di numerose gare
nazionali, 4° al Campionato d’Europa in Belgio, 4° al campionato d’Europa a
Bled, Semifinalista alle Olimpiadi di Melbourne 1956, Aspirante Giudice
Arbitro nel 1968, Giudice Arbitro Effettivo dal 1970, Giudice Arbitro
Onorario, Presidente di Giuria Grandi Eventi, Giudice Arbitro FISA alle
Olimpiadi di Barcellona 1992, Formatore GG.AA. per coastal rowing. Ha
praticato in gioventù lotta greco-romana e pallacanestro. È stato Giudice
Arbitro nazionale ed internazionale della Federazione Italiana Vela, Socio
Onorario della SC Firenze, Socio Onorario CC Roggero Di Lauria, Socio
Benemerito del CC Aniene. Come Dirigente Nazionale è stato Consigliere
Federale dal 1960 al 1968, Presidente Comitato X Zona dal 1966 al 1968,
Accademico dell’Accademia Olimpica Italiana, Socio Onorario FIC e Medaglia
d’oro CONI.
Il Presidente Giuseppe Abbagnale, il Presidente del Collegio dei Giudici
Arbitri Giosuè Vitagliano, insieme al Consiglio federale, al Collegio dei
Giudici Arbitri e a nome di tutto il canottaggio nazionale, esprimono alla
Famiglia Clerici le più sentite condoglianze per la scomparsa di Maurizio.